La terza possibile crisi di governo in un anno mette la Francia a rischio per l'innalzamento dei costi del debito pubblico. Tra pochi giorni il premier Bayrou affronta la sfiducia in Parlamento su piano di risparmi ma la crisi del Paese potrebbe protrarsi fino alle presidenziali del 2027
La Francia si avvia verso il voto di sfiducia di lunedì in Assemblea nazionale che potrebbe portare alla caduta del terzo governo in poco più di un anno, alimentando i timori di recessione nella seconda economia europea.
Il Paese deve affrontare un deficit pari al 5,8 per cento e un debito pubblico al 113 per cento del Pil, ma la necessaria stretta di bilancio è politicamente divisiva e già lo scorso anno ha portato alla caduta del governo guidato da Michel Barnier.
L’8 settembre 2025 l’esecutivo di François Bayrou affronterà il voto di fiducia chiesto da lui stesso per ottenere il sostegno al suo piano di risparmi da 44 miliardi di euro. Ma l’opposizione, che è maggioranza in Parlamento date le difficoltà a formare una coalizione di governo dopo le elezioni del luglio 2024, ha già promesso di votare contro.
L'instabilità politica aumenta i costi del debito pubblico francese
L’economia francese non ha raggiunto l’1 per cento di crescita nel 2024 e nel secondo trimestre del 2025 ha segnato uno +0,3 per cento, con il settore manifatturiero che ha aumentato la produzione dopo due anni e mezzo nonostante i dazi commerciali Usa.
Per ora gli analisti di mercato tendono a escludere un vero tracollo.
Jérémie Peloso, capo stratega europeo di Bca Research, ha detto a Euronews Business che le istituzioni francesi restano solide e che un eventuale cambio politico sarebbe “agevole”. Secondo Peloso, l’impatto sull’economia reale sarebbe limitato, salvo un colpo temporaneo alla fiducia di famiglie e imprese.
La principale organizzazione imprenditoriale francese, Medef, tuttavia non è ottimista. Il suo presidente Patrick Martin, ha avvertito che l’incertezza politica produce “conseguenze immediate”, tra cui blocco degli investimenti, perdita di fiducia, rischio di fallimenti aziendali e distruzione di posti di lavoro.
Settori come edilizia, chimica, turismo e ristorazione sono già in difficoltà, e ulteriori aumenti delle tasse potrebbero aggravare la crisi.
Che opzioni ha la Francia per evitare crisi politica ed economica
Per il premier Bayrou, la strada sembra obbligata. Ridurre il deficit al 4,6 per cento del Pil dal 5,4 per cento previsto per quest’anno è l’unico modo per riportare i conti su un binario sostenibile.
Alla fine del primo trimestre 2025, il debito francese ha raggiunto i 3345 miliardi di euro, pari al 116 per cento del Pil, un livello raddoppiato rispetto ai primi anni Duemila, quando era intorno al 60 per cento.
La ministra del Bilancio, Amélie de Montchalin, ha persino avvertito che senza un’inversione di rotta la Francia potrebbe rischiare una supervisione da parte del Fondo monetario internazionale (Fmi) o delle istituzioni europee, come accadde a Portogallo e Grecia dopo la crisi del 2008.
Un’ipotesi però respinta con decisione da Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea (Bce) ed ex direttrice dell'Fmi, che ha ricordato come Parigi non presenti squilibri delle partite correnti tali da richiedere un intervento esterno.
"I Paesi si rivolgono all'Fmi quando devono affrontare un grave deficit delle partite correnti e non sono in grado di fare fronte ai loro obblighi. Questo non è il caso della Francia oggi", ha spiegato Lagarde lunedì alla francese Radio Classique.
Il nodo rimane la fiducia degli investitori. I rendimenti delle obbligazioni sovrane francesi sono aumentati, segnalando timori sui mercati. Secondo Peloso, la Francia resta in grado di accedere ai capitali e questo è “ciò che conta di più”.
La Francia non andrà sotto la supervisione del FMI. La Francia non è ancora l'Argentina o la Grecia", ha detto l'economista di Bca Research.
I costi di finanziamento equivalgono al 2 per cento del Pil, il livello più alto degli ultimi dieci anni che risultata ancora contenuto ma potrebbe pesare a lungo andare sul bilancio statale di Parigi.
Un altro rischio concreto è quello del declassamento del rating creditizio. Se la Francia dovesse essere retrocessa dal voto AA, i rendimenti obbligazionari crescerebbero ulteriormente, aumentando la spesa per interessi e limitando le risorse disponibili per crescita e welfare.
La prospettiva politica non aiuta. In caso di sfiducia all'esecutivo, il presidente Emmanuel Macron potrebbe nominare un nuovo primo ministro, ma la paralisi rimarrebbe. Finora, nessun governo centrista nominato da Macron è riuscito a presentare una legge di bilancio senza cadere.
Gli analisti prevedono che la situazione resterà congelata fino al 2027, anno delle prossime presidenziali. Secondo Oxford Economics, fino ad allora l’obiettivo principale dei governi francesi sarà semplicemente approvare una legge di bilancio senza essere rovesciati.
In un contesto del genere, la previsione è che il debito pubblico francese continuerà a crescere, superando probabilmente il 120 per cento del Pil entro il 2027.