La decisione arriva dopo che, a luglio, la Francia ha multato il rivenditore per 40 milioni di euro a causa di falsi sconti e dichiarazioni ambientali ingannevoli
L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha inflitto una multa da 1 milione di euro alla multinazionale del fast fashion Shein, accusandola di aver diffuso messaggi ambientali ingannevoli sul proprio sito e sulle piattaforme promozionali rivolte al pubblico europeo.
La sanzione colpisce Infinite Styles Services Co. Limited, la società con sede a Dublino che gestisce il sito it.shein.com e la presenza online del brand in Europa. Secondo quanto riportato dall’Agcm, le affermazioni pubblicate da Shein nelle sezioni "#SHEINTHEKNOW", "evoluSHEIN" e "Social Responsibility" sono risultate “vaghe, generiche e/o eccessivamente enfatiche”, quando non direttamente fuorvianti o omissive.
Nel mirino dell’autorità italiana sono finite, in particolare, le dichiarazioni sull’uso di materiali riciclati, sul cosiddetto “sistema circolare” per ridurre i rifiuti e sugli obiettivi climatici dell’azienda. La promessa di ridurre le emissioni del 25 per cento entro il 2030 è stata bollata come generica e contraddetta dai dati: secondo l’Agcm, le emissioni di gas serra di Shein sono cresciute nel 2023 e 2024.
Non si tratta della prima sanzione europea contro il colosso cinese della moda low-cost. Lo scorso luglio, l’autorità antitrust francese ha multato Shein per 40 milioni di euro, accusandola di pratiche commerciali ingannevoli, in particolare sulle riduzioni di prezzo e sugli impegni ambientali.
Shein ha accettato la decisione italiana, dichiarando di aver già adottato misure correttive, in seguito alle notifiche ricevute nel corso del 2023.
Pressioni normative e ostacoli
Il caso Agcm si inserisce in un quadro di crescente pressione normativa nei confronti di Shein, già sotto osservazione da parte della Commissione europea per presunte violazioni del Digital Services Act e delle norme a tutela dei consumatori.
Intanto, l’azienda è alle prese con difficoltà nella quotazione in Borsa. Dopo mesi di tentativi di ottenere un’Ipo a Londra – ostacolata dalle autorità britanniche per timori legati ai diritti umani – Shein ha presentato in via confidenziale una nuova offerta a Hong Kong, come riportato dal Financial Times.
La società è stata spesso criticata per la sua opacità operativa e per il ricorso a forniture di cotone proveniente dallo Xinjiang, regione cinese al centro di gravi accuse internazionali di lavoro forzato ai danni della popolazione uigura.
Eppure, dal punto di vista economico, Shein continua a macinare profitti: nel primo trimestre del 2025 avrebbe raggiunto un utile netto superiore ai 400 milioni di dollari, con un fatturato vicino ai 10 miliardi, secondo fonti interne citate da Bloomberg.
La sfida per l’azienda sarà ora dimostrare che le sue dichiarazioni ambientali non sono solo marketing, ma parte di un cambio di rotta reale e verificabile.