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La debole crescita economica del Regno Unito e la Brexit: il peggio è passato?

L'attivista anti-Brexit Steve Bray festeggia all'uscita dalla Westminster Magistrates Court di Londra, lunedì 14 aprile 2025.
L'attivista anti-Brexit Steve Bray festeggia all'uscita dalla Westminster Magistrates Court di Londra, lunedì 14 aprile 2025. Diritti d'autore  Kirsty Wigglesworth/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
Diritti d'autore Kirsty Wigglesworth/Copyright 2025 The AP. All rights reserved
Di Doloresz Katanich
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A 9 anni dal voto Brexit, il Regno Unito mostra crescita fragile, inflazione alta e bassa produttività. Le ferite economiche sono ancora aperte

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Nove anni dopo il referendum sulla Brexit, gli ultimi indicatori economici del Regno Unito segnalano un’economia ancora sotto pressione. Nonostante una leggera crescita del Pil nel primo trimestre del 2025 (+0,7 per cento), la produzione ha registrato due mesi consecutivi di calo, con una contrazione dello 0,3 per cento ad aprile e dello 0,1 per cento a maggio. Secondo S&P Global Ratings, senza un miglioramento a giugno, il Regno Unito potrebbe registrare una crescita quasi piatta (+0,1 per cento) nel secondo trimestre.

L'inflazione, salendo al 3,6 per cento a giugno, ha superato le aspettative, ostacolando i piani della Banca d’Inghilterra, che mira a un obiettivo del 2 per cento prima di procedere con tagli dei tassi d’interesse (attualmente al 4,25 per cento). Anche la disoccupazione è in aumento, toccando il 4,7 per cento a maggio, il livello più alto dal 2021, mentre i posti vacanti continuano a diminuire dal 2022.

Secondo Marion Amiot, Chief UK Economist di S&P, il Regno Unito ha ormai “poca capacità di crescita”, in parte a causa della bassa produttività. Le conseguenze del voto “leave” continuano a farsi sentire: “La Brexit ha ridotto l’offerta di lavoro e frenato gli investimenti per anni a causa dell’incertezza”. Il settore finanziario, un pilastro dell’economia britannica, ha visto una crescita della produttività particolarmente lenta dal 2008.

I numeri del dopo-Brexit

Il costo economico della Brexit è diventato sempre più evidente. L’Office for Budget Responsibility (OBR) stima che l’uscita dall’Ue abbia ridotto il Pil del 4 per cento e il commercio di beni e servizi di circa il 15 per cento rispetto a uno scenario "remain". Anche gli investimenti hanno subito una flessione prolungata.

Secondo John Springford, del Centre for European Reform, la Brexit è costata al Regno Unito 40 miliardi di sterline in mancate entrate fiscali dal 2019: “Quasi la metà dei 100 miliardi di aumenti fiscali decisi dal Parlamento tra il 2019 e il 2024 è da attribuire alla Brexit”.

Esportazioni e commercio: segnali contrastanti

Le esportazioni, che potrebbero essere un’ancora di salvezza, sono ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia. Le vendite verso l’Ue sono diminuite del 16 per cento rispetto al 2019, e quelle verso i Paesi extra-Ue sono andate anche peggio. Molte aziende hanno smesso del tutto di esportare a causa di costi doganali e burocrazia.

Il recente accordo commerciale con gli Stati Uniti, che include benefici per il settore aerospaziale britannico, offre qualche speranza, ma secondo S&P, il suo impatto sul PIL sarà modesto: un freno netto di circa 0,1 punti percentuali nel 2025-2026, a causa del rallentamento della domanda globale.

Anche gli altri accordi post-Brexit hanno avuto un impatto limitato. Springford stima che tutti gli accordi firmati dopo il 2016 compenseranno solo lo 0,2 per cento della perdita del 4 per cento di Pil. Un ipotetico accordo completo con gli Stati Uniti aumenterebbe il beneficio complessivo al massimo allo 0,35 per cento.

C’è luce in fondo al tunnel?

Nonostante il quadro grigio, alcuni segnali positivi stanno emergendo. Gli investimenti sono tornati a crescere, superando i livelli pre-referendum, e il commercio con l’Ue si sta lentamente adattando alle nuove regole. Secondo Andrew Hunter di Moody’s Analytics, “le perturbazioni iniziali si sono attenuate, ma la Brexit pesa ancora su PIL ed esportazioni”.

Amiot, di S&P, conferma: “La maggior parte degli effetti più gravi è ormai alle nostre spalle, ma le cicatrici sulla produttività e la crescita resteranno”. Il bacino di lavoratori più ridotto, una concorrenza interna meno intensa e gli ostacoli al commercio con l’Ue continueranno a limitare la crescita potenziale del Regno Unito.

Prospettive future: lentezza e incertezza

Nel breve termine, l’aumento delle tasse potrebbe essere necessario per colmare il mancato gettito, aggravando la pressione su consumi e crescita. Nel lungo periodo, il Regno Unito si confronterà con un potenziale di crescita più basso rispetto al passato, penalizzato da cambiamenti strutturali e dalla lenta adozione di tecnologie come l’IA.

La sfida più grande resta la produttività. Finché il Regno Unito non affronterà questo nodo con politiche efficaci, l’ombra della Brexit continuerà ad allungarsi sul futuro economico del Paese.

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