L'Ue studia una nuova direttiva per limitare i ritardi nei pagamenti

In collaborazione con The European Commission
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Di Andrea Bolitho
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Un fallimento su quattro nell'Ue è dovuto a ritardi nei pagamenti. A farne le spese sono soprattutto le aziende più piccole. A Bruxelles è in corso una revisione della direttiva in vigore dal 2011: le nuove proposte saranno esaminate dal Parlamento europeo a partire da settembre

I ritardi nei pagamenti sono un fardello per gli imprenditori europei. Causano problemi con gli stipendi, gli investimenti e il flusso di cassa, per non parlare del impatto a livello emotivo. In Europa un fallimento su quattro è dovuto a ritardi nei pagamenti: il costo annuale per l'economia europea è superiore all'intero pil della Finlandia.

A farne le spese sono soprattutto le piccole imprese. La stilista Caroline Dart gestisce un'attività di abbigliamento in Francia. "Creiamo piccole collezioni in edizione limitata, disegnate da me. Ora stiamo iniziando a sviluppare il B2B, cioè la vendita alle boutique - dice Dart -. È una nuova strategia con i suoi punti di forza, ma anche con aspetti meno facili da gestire. Se un negozio decide di non pagare abbiamo un problema tra le mani. E se questo viene moltiplicato per 10 negozi, allora diventa davvero difficile, stressante".

"Quando si gestisce un'azienda non c'è alcuna garanzia di ricevere uno stipendio alla fine di ogni mese, questa è la grande differenza - dice Dart -. Ci vogliono tempo e sforzi per recuperare quei soldi. Avere la certezza che, in ogni caso, dopo 30 giorni la fattura sarà pagata cambierebbe radicalmente la situazione, sicuramente per i nostri livelli di stress e la nostra capacità di dormire".

Il ritardo nei pagamenti costa alle imprese europee 275 miliardi di euro all'anno. A questo si aggiunge un effetto domino: ogni ritardo ne provoca altri quattro. Stando alla direttiva europea del 2011 le autorità pubbliche devono pagare entro 30 giorni, mentre le imprese hanno fino a 60 giorni per saldare i loro debiti. Le aziende creditrici hanno diritto agli interessi di mora.

Una nuova revisione della direttiva promuoverà una cultura di pagamenti tempestivi, affronterà le pratiche contrattuali abusive e permetterà alle piccole imprese di tutelare i propri diritti. A settembre saranno presentate delle proposte che poi saranno discusse dal Parlamento europeo.

"Quando si produce un prodotto o si forniscono dei servizi a un cliente, non ricevere il pagamento ha un impatto sul capitale circolante", dice Véronique Willems, segretaria dell'Unione europea dell'artigianato e delle piccole imprese. La Commissione sta rivedendo la direttiva sui ritardi di pagamento. "Vorremmo che fosse fissato un limite al periodo entro cui pagare: massimo 30-60 giorni per le imprese e per le amministrazioni pubbliche, quindi per entrambe - dice Willems -. In secondo luogo vogliamo che venga chiarito il concetto di 'palesemente ingiusto', che è molto vago".

L'edilizia è il settore più colpito dai ritardi di pagamento. La Confederazione europea dei costruttori edili rappresenta le pmi e gli artigiani del settore in Europa. Il segretario generale Fernando Sigchos Jimenéz ci ha spiegato perché le lunghe catene del valore nell'edilizia causano problemi a chi si trova alla fine della catena.

"A volte l'appaltatore principale, di solito gli operatori economici più grandi, spingono per aspettare la consegna dell'intero progetto prima di pagare i diversi attori che vi hanno partecipato - dice Jimenéz -. Questo crea uno squilibrio di potere". Con gli obiettivi fissati dal Green Deal europeo per la transizione ecologica anche il settore edilizio è sotto pressione. "Per passare a un modo più ecologico di fare edilizia è necessario investire di più nelle persone o nell'innovazione - dice Jimenéz -. Ma questo è un aspetto che viene ucciso nella culla a causa dei ritardi nei pagamenti".

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