La crisi del Covid allontana la parità. World Economic Forum: "puntare sulle donne"

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Di Debora GandiniSasha Vakulina
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L'uguaglianza economica arriverà solo nel 2.300. Dal rapporto del WEF il Covid è emerso che la pandemia ha aggravato la diseguaglianza tra uomini e donne. Bisogna puntare su una "leadership diversificata"

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La crisi del Covid allontana i tempi per la parità di genere. Il quadro che esce dal nuovo rapporto del World Economic Forum è quello di una forte Diseguaglianza tra uomini e donne. Un divario abissale. Di questo passo il gap si potrà colmare solo tra 135 anni e perché si chiuda definitivamente saranno necessari 267,6 anni.

Tra disparità di reddito e ridotte posizioni manageriali al top, almeno rispetto a quelle maschili, le donne non demordono. Studiano, migliorano le loro competenze in numerosi ambiti professionali, oltre ad occuparsi della famiglia e dei figli. Una gestione che ha evidenziato fratture tra i due sessi specie durante il confinamento.

Secondo il rapporto del WEF, giunto alla quindicesima edizione, nonostante oltre la metà dei 156 Paesi indicizzati abbiano mostrato dei miglioramenti, le donne siedono ancora solo al 26,1% dei seggi parlamentari e nel 22,6% delle posizioni ministeriali al mondo. Va meglio sul fronte dell'istruzione e della salute dove il divario di genere è quasi chiuso.

Puntare sull’economia assistenziale e di sviluppo

Ma perché il Covid ha avuto un impatto così devastante? Lo abbiamo chiesto a Saadia Zahidi,Direttore Generale del World Economic Forum: “Il punto principale è che la pandemia ha inciso enormemente sulla forza lavoro, ha portato a un basso tasso di occupazione femminile. Allo stesso tempo, anche per altri fattori non legati al virus, c'è stato uno riduzione dei progressi legati all'emancipazione politica ed economica delle donne. Ecco perché questo è il momento per pensare all'uguaglianza di genere e all’inclusione per poter ripartire completamente. La mezza ripresa non esiste.”

Le donne sono le più occupate in settori colpiti direttamente dalla pandemia come turismo o ristorazione, e durante i mesi peggiori dello scorso anno, molte non hanno avuto contratti rinnovati, mentre altre per accudire genitori o figli hanno chiesto il part-time. Con conseguenze salariali. Inoltre, sempre stando al rapporto del WEF sono sotto-rappresentate nei "lavori del futuro", un dato preoccupante per le nuove generazioni: sono solo il 14% della forza lavoro del cloud computing, il 20% nell'intelligenza artificiale.

"Dobbiamo puntare su una leadership diversificata. Arrivati a una ripresa nell'economia in generale allora potremo garantire che ci siano pari opportunità nelle assunzioni."
Saadia Zahidi
Direttore Generale WEF

Per uscire da questo scenario serve puntare sull'economia assistenziale e di sviluppo. Sempre secondo il Direttore Generale del WEF bisogna fornire il giusto tipo di soluzioni per l'assistenza all'infanzia e agli anziani. “Se la nostra cultura resta quella di non fornire aiuti e servizi di assistenza gratuiti continueremo a vedere questo divario di genere. Infine si deve puntare su una leadership diversificata. Se vogliamo uscire da questa crisi è lì che dobbiamo puntare. Dobbiamo garantire che le imprese possano continuare ad assumere personale anche il prossimo anno. Arrivati a una ripresa nell'economia in generale allora potremo garantire che ci siano pari opportunità nelle assunzioni”, ha concluso Saadia Zahidi.

Islanda prima, Italia 63esima

Il Forum Economico Mondiale scende nel dettaglio dei Paesi e conferma l'Islanda al primo posto per il minore divario di genere. Seguono Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda e Svezia. Maluccio per l'Italia, in 63esima posizione su 156 paesi, dietro a Perù e Bolivia.

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