La fattura del dragone malato la pagherà tutto il mondo

La fattura del dragone malato la pagherà tutto il mondo
Diritti d'autore © EBU
Diritti d'autore © EBU
Di Paolo Alberto Valenti
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Se la crisi generale del conornavirus dovesse prolungarsi per mesi l'Italia sconterà un sostanziale calo di profitti e non solo nel settore turistico

PUBBLICITÀ

La lettura del bollettino di guerra del coronavirus non è solo sanitaria. Le immagini spettrali dell'urbano cinese desertificato racconta la dimensione del dragone ferito. Le compagnie aeree non solcano più i cieli cinesi. Gli impianti di Volkswagen, BMW, Volvo, Toyota o Tesla si fermano. Apple chiude temporaneamente i suoi negozi come accade anche per gli shop delle catene Starbucks o i fast food targati McDonald's, i magazzini di mobili Ikea e questo solo per fare qualche esempio. Un lungo fermo potrebbe interrompere le catene di approvvigionamento nei settori chimico, automobilistico, tessile ed elettronico, secondo gli economisti di Allianz. Esempio di avvertimento: il produttore sudcoreano Hyundai Motor ha annunciato che avrebbe sospeso tutta la sua produzione in Corea del Sud alla fine di questa settimana.

La città sotterranea non è più un formicaio

Le strutture in acciaio inox delle metropolitane cinesi ormai in diverse città trasmettono il gelo della solitudine mentre il governo di Pechino ha prolungato le vacanze, in qualche caso fino al 9 febbraio, per tenere ferma la popolazione. E siamo nel cuore dell'impero dove sono stati messi parzialmente in quarantena quasi 50 milioni di persone la cui sopravvivenza è affidata alle centinaia di tonnellate di viveri che l'esercito s'incaria di distribuire controllando che non esplodano episodi di speculazione soprattutto a Wuhan con i suoi 11 milioni di abitanti che l' epidemia ha confinato in casa e che più degli altri ammassano riserve.

La porta di casa non si riesce più a sprangare

Ma la dimensione del mondo globalizzato è quella che spaventa, a dimostrazione di quanto sia difficile spragare la porta di casa: nel 2020 l'emergenza coronavirus potrebbe generare un forte segno negativo per l'incoming turistico italiano, con una contrazione della spesa turistica di svariati miliardi con pesanti ricadute sul prodotto interno lordo del settore nella sola Italia.

Milioni di arrivi dituristi  in meno per  Veneto, Toscana, Lazio, Lombardia

La revisione al ribasso dei turisti cinesi si stima oggi in un calo di 1.3 milioni di arrivi con un globale di quasi 6 milioni di presenze probabilmente perdute nelle strutture ricettive italiane. Ma si rischiano cali di presenze anche dalla Germania e dagli Stati Uniti, questi ultimi con una contrazione pari a 566 mila arrivi e a meno 1,5 milioni di presenze. Rilevanti anche le possibili rinunce alla vacanza italiana per francesi e inglesi quantificabili rispettivamente in 474 mila arrivi e 1,4 milioni di presenze per i primi e in 378 mila arrivi e 1,4 milioni di presenze per i secondi. Un turista italiano costretto a diventare più stanziale potrà mai compensare queste perdite? Evidentemente no.

La conferma o meno in poche settimane

Secondo gli analisti le prossime settimane saranno cruciali per capire l'efficacia delle misure messe in campo da Pechino per contenere la crisi e scongiurare gravi danni economici. Riavviare la produzione in Cina per ristabilizzare i mercati ed approvvigionare l'economia globale è una soluzione che tutti i paesi si asupicano di tutto cuore.

Condividi questo articoloCommenti

Notizie correlate

Coronavirus, dopo l'impennata la crescita dei contagi torna nella media

Coronavirus: 560 morti, 28mila contagiati

Tesla, Musk in Cina per guida autonoma: accordo con Baidu e con governo Pechino