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Il "mago" delle fughe ci riesce ancora: Toma Taulant evade dal carcere di Opera a Milano

Il carcere di Opera a Milano ha ospitato nel 2024 un laboratorio di falegnameria per fare strumenti musicali con le barche di migranti: ieri però è stata teatro di un'evasione
Il carcere di Opera a Milano ha ospitato nel 2024 un laboratorio di falegnameria per fare strumenti musicali con le barche di migranti: ieri però è stata teatro di un'evasione Diritti d'autore  AP Photo/Antonio Calanni
Diritti d'autore AP Photo/Antonio Calanni
Di Chiara Zampiva
Pubblicato il
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Si tratta della quarta fuga per il rapinatore albanese, che è evaso dal carcere di massima sicurezza di Opera nel modo più classico: ha segato le sbarre e si è calato con delle lenzuola. Sovraffollamento e carenza di personale negli istituti penitenziari italiani rendono difficile la sorveglianza

Toma Taulant, cittadino albanese detenuto nel settore di massima sicurezza del carcere Opera di Milano, è riuscito a scappare per la quarta volta.

La fuga da film è avvenuta nel corso della notte tra sabato e domenica, quando Taulant ha segato le sbarre di ferro e ha utilizzato delle lenzuola annodate per calarsi dalla finestra della cella, sfruttando il buio e il cambio turno degli agenti.

Il 41enne stava scontando una pena per una serie di reati, tra cui rapine, che scade nell'ottobre del 2048. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'uomo ha raggiunto il muro della struttura alto sei metri, riuscendo a scavalcarlo per poi scappare e far perdere le sue tracce.

Taulant è ora ricercato su tutto il territorio nazionale. La Prefettura ha attivato un piano di ricerche con pattuglie, posti di blocco, perlustrazioni nei campi e nelle aree industriali, controlli alle frontiere interne.

Il timore è quello che l'uomo stia tentando di lasciare l'Italia.

Un curriculum di fughe per l'evasore di Milano

Il piano di Taulant si è rivelato preciso e lui estremamente rapido nella fuga. Gli inquirenti stanno analizzando le telecamere a circuito chiuso presenti a Opera per ricostruire la dinamica ed escludere eventuali "aiuti" per il suo progetto di evasione.

Tuttavia, non è la prima volta: nel suo curriculum ci sono altri tre episodi di evasioni clamorose riuscite, anche da carceri di massima sicurezza. La sua prima evasione risale al 2009 e in quel caso la fuga avvenne dalla casa circondariale di Terni.

L'ultima fuga, e quella più discussa, risale al febbraio 2013 quando insieme ad un connazionale riuscì a scappare dal carcere di Parma, dove era detenuto nell'ala di massima sicurezza. Il suo compagno Frokaj Vamentin, che stava scontando un ergastolo ed era già fuggito dal carcere di Parma, venne poi ucciso da un gioielliere nel corso di una rapina in una villa nel 2015.

In quell'occasione la polizia italiana cercò Taulant per quaranta giorni prima di scoprire che l'uomo era stato individuato e arrestato in Belgio e si trovava già rinchiuso a Liegi in attesa di estradizione. Anche lì, il detenuto albanese riuscì ad aggirare i sistemi di sicurezza e fuggire.

Le criticità del sistema penitenziario italiano

Secondo i dati, dal 2023 in Italia si registra una media annua dievasioni che supera le centinaia. Una delle principali cause è il sovraffollamento carcerario. Nel 2025, secondo l'Associazione Antigone, il sovraffollamento carcerario in Italia ha superato il 133 per cento di media, con oltre 62 mila detenuti per circa 51 mila posti regolamentari.

A ciò si somma la carenza di personale negli istituti penitenziari, rendendo difficile la sorveglianza dei detenuti. "La carenza di personale è una delle criticità sistemiche che attanagliano gli istituti penitenziari, una carenza trasversale che riguarda tutti gli operatori penitenziari", si legge nel ventunesimo rapporto sulle condizioni di detenzione in Italia di Antigone.

I sindacati di categoria lanciano l'allarme: gli agenti della Polizia penitenziaria sono poco più di 46 mila unità. "Mancano all'appello circa 20mila agenti", spiegano i sindacati.

"Questo ennesimo episodio, unito al dramma che si vive ogni giorno nelle carceri, certifica ulteriormente il fallimento delle politiche penitenziare condotte dai governi almeno negli ultimi 25 anni, ivi compresi quelli più recenti", commenta Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.

De Fazio ha sottolineato che nel carcere di Opera 1.338 detenuti "sono stipati in 918 posti disponibili (sovraffollamento del 153 per cento) e vengono gestiti, per com'è possibile, da soli 533 agenti, quando ne necessiterebbero almeno 811 (-34 per cento). Una situazione oggettivamente insostenibile che, oltre a ledere i fondamentali diritti umani dei reclusi, mette a durissima prova gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria".

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