Il Consiglio europeo è stato ascoltato 22 volte nelle conversazioni con i sospettati dell'operazione Influencer, all'insaputa dei tribunali superiori. Le registrazioni sono depositate alla Corte suprema di giustizia, ma non possono essere usate contro l'ex primo ministro portoghese
António Costa è stato preso di mira in intercettazioni senza convalida giudiziaria nell'ambito dell'Operazione Influencer. Secondo il quotidiano portoghese Diário de Notícias (Dn), l'ex primo ministro compare in 22 intercettazioni che sono state inviate alla Corte suprema di giustizia (Srj) portoghese solo nell'ottobre di quest'anno, molto tempo dopo la scadenza legale e quando la corte non era più competente ad analizzarle.
Si tratta di conversazioni tra l'allora primo ministro portoghese Costa e altre persone coinvolte nel caso, come João Galamba, allora Vice Segretario di Stato per l'Energia, Diogo Lacerda Machado e João Pedro Matos Fernandes, allora Ministro dell'Ambiente e dell'Azione per il Clima, tre delle figure principali dell'Operazione Influencer.
La Procura portoghese conferma sette intercettazioni che coinvolgono Costa
"Le 22 sessioni in questione, intercettate tra il 24.12.2020 e il 24.12.2022, sono state ora recuperate perché secondo una certa intesa, nello specifico quella della Procura della Repubblica, dovevano essere rese note al presidente della Corte suprema di giustizia", descrive l'ordinanza della Corte centrale di investigazione criminale, a cui Dn ha avuto accesso.
In risposta, la Procura Generale (Pgr) haconfermato l'esistenza di sette intercettazioni presentate ai tribunali.
"Più recentemente, nel corso di una nuova analisi di tutte le intercettazioni effettuate, ne sono state identificate altre sette (sei delle quali sono solo tentativi di contatto) in cui era coinvolto anche il primo ministro António Costa, fatto che, per varie ragioni tecniche, non era stato rilevato inizialmente", si legge in un comunicato.
La Pgr sottolinea inoltre che "António Costa non è mai stato direttamente soggetto a intercettazioni o sorveglianza (né quando era primo ministro, né quando ha cessato di esserlo)" e che gli interventi dell'ex capo del governo sono stati rilevati "incidentalmente, nel contesto di intercettazioni effettuate su altre persone".
Le intercettazioni contro Costa non potranno essere usate nel caso
Nonostante l'esistenza delle intercettazioni, a causa delle scadenze previste dalla legge, il loro utilizzo come prova potrebbe essere compromesso, poiché la legislazione prevede che le intercettazioni di alti funzionari politici debbano essere inviate alla Corte suprema di giustizia entro 48 ore e rinnovate ogni 15 giorni.
Il Dipartimento centrale per le indagini e l'azione penale (Dciap) avrebbe omesso le registrazioni che coinvolgevano il primo ministro per un periodo di cinque anni, nonostante il Dciap stesso avesse riconosciuto che alcune di queste conversazioni avrebbero potuto essere di interesse per il caso. Queste avrebbero dovuto far parte del fascicolo del caso ma, secondo l'ordine della Dciap pubblicato da Dn, non sono state rilasciate per ragioni "non rivelate".
Inoltre, dopo averli presentati alla Corte suprema, il presidente si è rifiutato di analizzarli, decidendo che "il suo intervento è giustificato solo durante il periodo in cui i titolari degli organi sovrani ivi menzionati sono in carica". Oggi Costa è presidente del Consiglio europeo, avendo lasciato la carica di primo ministro nel novembre 2023, per via di questo stesso caso. Anche il Tribunale centrale d'inchiesta penale (Tcic) ha deciso di non convalidare le prove, ritenendo che "il potere giudiziario si sia esaurito" a causa del tempo trascorso.
Il caso comprende quattro inchieste separate relative al progetto di costruzione del "Data Centre" nella Zona Industriale e Logistica di Sines, alle concessioni di esplorazione del litio nelle miniere di Romano (Montalegre) e Barroso (Boticas) e al progetto di centrale a idrogeno a Sines.
Secondo la Pgr, una delle indagini riguarda il possibile intervento dell'ex primo ministro, "per sbloccare le procedure nell'ambito del progetto del Centro dati", ed è attualmente "soggetta a segreto giudiziario interno ed esterno e quindi non consultabile". Costa ha chiesto per diversi mesi di poter accedere al fascicolo che lo riguarda, ma senza successo.
Il caso che ha portato alla caduta del governo Costa in Portogallo
Costa ha presentato le sue dimissioni dall'esecutivo il 7 novembre 2023, lo stesso giorno in cui sono state segnalate perquisizioni in diversi ministeri e nella residenza ufficiale del primo ministro, il Palácio de São Bento.
Il giorno stesso la Procura generale ha rilasciato una dichiarazione in cui confermava che João Galamba era imputato e che anche Costa sarebbe stato indagato in modo indipendente dalla Corte suprema di giustizia.
"La dignità delle funzioni di primo ministro non è compatibile con alcun sospetto sulla sua integrità, sulla sua buona condotta o, ancor meno, con il sospetto della commissione di un qualsiasi atto criminale", ha dichiarato Costa nella dichiarazione in cui annunciava di aver presentato le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica.
Di fronte a questo caso e nonostante le alternative presentate da Costa per l'esecutivo, il Presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa, ha optato per lo scioglimento dell'Assemblea e la convocazione di elezioni legislative anticipate.