Uno studio dell’Imm rivela che su TikTok non vince chi ha più follower, ma chi sa adattarsi all’algoritmo. Meloni guida per portata, Orbán per attività, Tusk per efficacia. Macron, pur popolare, non performa. Ecco cosa mostrano i politici europei sulla piattaforma
Secondo il Media Monitoring Institute, nella politica su TikTok non conta il peso del marchio personale, ma la capacità di produrre contenuti che rispettino la logica dell’algoritmo. Per questo, i protagonisti della politica digitale europea non sempre coincidono con i leader tradizionali.
Politici su TikTok: Macron il più popolare, ma non il più efficace
Il presidente francese Emmanuel Macron resta il leader con più follower: i suoi 6,5 milioni superano il totale complessivo di tutti gli altri membri del Consiglio europeo. Tuttavia, questa popolarità non si traduce in performance eccezionali.
Nel periodo analizzato (agosto-ottobre 2025), Macron ha registrato 19,7 milioni di impressioni, un risultato solo leggermente superiore a quello del premier ceco Petr Fiala, che conta appena 41.000 follower. Anche Pedro Sánchez, con 158.000 osservatori, ha ottenuto quasi lo stesso numero di interazioni del presidente francese: 1,36 milioni contro 1,38 milioni.
“Macron usa TikTok come un mezzo tradizionale, puntando solo sul suo brand”, spiega Tomasz Lubieniecki di Imm. “Nel frattempo, Tusk, Fiala o Sánchez sfruttano meglio le caratteristiche dell’algoritmo, che privilegia contenuti nativi della piattaforma, dagli scontri politici ai video più autentici e personali”.
Meloni, Tusk, Orbán: tre percorsi verso il dominio
L’Imm individua tre modelli di successo tra i leader europei:
- Regina con vasto pubblico: Giorgia Meloni: la presidente del Consiglio italiana conquista il pubblico più vasto. I suoi 68 video raggiungono 50,9 milioni di impressioni e 3,5 milioni di interazioni. Tre dei suoi cinque contenuti più visti riguardano la geopolitica, in linea con le aspettative degli utenti che chiedono ai leader commenti sugli eventi globali.
- Il re delle attività: Viktor Orbán: il primo ministro ungherese ha pubblicato ben 267 video, spesso diretti contro l’opposizione interna (soprattutto Tisza). La strategia del volume gli garantisce 23 milioni di visualizzazioni complessive, anche se i singoli video diventano virali di rado.
- Un tattico efficace: Donald Tusk: con soli 43 video, il premier polacco ha raggiunto 19,8 milioni di visualizzazioni, avvicinandosi ai numeri di Macron. La sua formula combina temi globali e nazionali e mostra il leader “nel backstage”: clip sullo żurek o momenti con lo staff ottengono un coinvolgimento organico particolarmente alto.
Sebbene l’indagine sia focalizzata sui membri del Consiglio europeo, l’analisi rileva che le figure più seguite nel continente sono Volodymyr Zelensky, con circa 2 milioni di osservatori, e Recep Tayyip Erdoğan, con circa 590.000 follower. Entrambi influenzano il dibattito sulla piattaforma, pur non rientrando formalmente nel campione dello studio.
Di cosa parlano i politici su TikTok
I contenuti più apprezzati rientrano in quattro categorie principali. I temi globali risultano i più emotivi: il video record di Macron sulla crisi di Gaza ha totalizzato 7,3 milioni di visualizzazioni, mentre i clip più visti di Meloni trattano Medio Oriente e scossoni geopolitici.
La politica interna, soprattutto quella conflittuale, è terreno fertile per Orbán e Fiala: gli attacchi ai rivali generano molte interazioni, pur senza trasformarsi quasi mai in trend globali.
Molti leader puntano poi su contenuti virali legati allo stile di vita. Pedro Sánchez, ad esempio, ha raggiunto 3 milioni di visualizzazioni con un video sulla rinuncia al cambio dell’ora. Anche autenticità e spontaneità restano centrali: Sánchez e Tusk ottengono regolarmente risultati elevati quando si mostrano in momenti informali, consigliando libri, cucinando o parlando dei propri hobby.
TikTok. Un nuovo campo di lotta per il potere
Lo studio è chiaro: TikTok non è più un complemento della comunicazione politica, ma uno strumento centrale per costruire immagine e consenso. Chi non ne comprende le logiche rischia di rimanere indietro.
Come sottolinea l’Imm, nell’ecosistema digitale gli elettori cercano emozioni, immediatezza e autenticità più che dichiarazioni ufficiali. I leader europei che ambiscono a conquistare il pubblico più giovane devono quindi imparare a parlare la lingua dell’algoritmo, se non vogliono lasciare spazio a Meloni, Tusk o Sánchez.