Nel 203esimo anniversario dell’Indipendenza, il Brasile è spaccato: manifestazioni a favore e contro Bolsonaro, sotto processo per tentato colpo di Stato
Nel giorno in cui il Brasile celebra il 203esimo anniversario dell’Indipendenza, il Paese si scopre attraversato da una nuova frattura politica. Decine di città sono teatro di manifestazioni contrapposte: da una parte i sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro, dall’altra i militanti pro-Lula, a difesa dell’attuale capo di Stato.
La piazza più imponente è quella di Copacabana, a Rio de Janeiro, dove fin dalla tarda mattinata decine di migliaia di persone hanno affollato il lungomare in un comizio convocato dal pastore evangelico Silas Malafaia, leader dell’Assemblea di Dio Vittoria in Cristo e storico alleato di Bolsonaro.
Sui cartelli e negli slogan il leitmotiv è chiaro: “Amnistia generale” per tutti i coinvolti negli eventi dell’8 gennaio 2023, quando i sostenitori di Bolsonaro assaltarono Congresso, Corte Suprema e Palazzo presidenziale a Brasilia per cercare di bloccare l’insediamento di Luiz Inácio Lula da Silva.
La figura del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, che guida il processo contro l’ex presidente, è uno dei bersagli principali della protesta.
Per Bolsonaro si tratta del primo bagno di folla dopo il sequestro del passaporto da parte della Polizia federale lo scorso 20 agosto.
Accanto alle bandiere brasiliane, non mancano i riferimenti internazionali: molti manifestanti esibiscono cartelli e slogan a favore di Donald Trump, ex presidente statunitense e alleato politico di Bolsonaro. L’accostamento con l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 è inevitabile, anche se Trump – a differenza di Bolsonaro – non è mai stato formalmente incriminato e, anzi, ha conquistato la rielezione nel 2024.
Parallelamente, i sostenitori di Lula sono scesi in piazza nelle principali città, da Rio a San Paolo fino a Brasilia, dove cortei pro e contro Bolsonaro si svolgono contemporaneamente ma in zone separate, a chilometri di distanza, per evitare possibili scontri.
Il Brasile vive così un 7 settembre di tensione e contrapposizione, con la sua storia recente segnata da divisioni profonde: da una parte chi chiede la clemenza e il ritorno politico di Bolsonaro, dall’altra chi difende la democrazia e sostiene l’azione della magistratura. Un quadro che mostra un Paese vibrante ma anche lacerato, sospeso tra passato e futuro.