Chi sono gli ex partner di Mosca e chi i nuovi alleati? La situazione in numerose regioni appare fluida e in evoluzione
Con una mossa che ha suscitato notevoli perplessità, la Russia è diventata il primo Paese al mondo a riconoscere il governo dei talebani in Afghanistan. "Crediamo che l'atto di riconoscimento ufficiale del governo dell'Emirato islamico dell'Afghanistan darà impulso allo sviluppo di una produttiva cooperazione bilaterale tra i nostri Paesi in vari campi", ha dichiarato giovedì il ministero degli Esteri russo in un comunicato.
I talebani, gruppo estremista islamico, hanno preso il controllo dell'Afghanistan nell'agosto 2021 dopo il ritiro delle forze statunitensi e della Nato, rovesciando il governo sostenuto dall'Occidente. Né Washington né l'Unione Europea hanno formalmente riconosciuto il gruppo e la Casa Bianca continua a considerarlo un'organizzazione terroristica o, più precisamente, uno Specially Designated Global Terrorist.
Nel luglio 2024, il presidente russo Vladimir Putin ha definito i talebani "alleati nella lotta contro il terrorismo". Anche in precedenza il presidente russo aveva pronunciato parole simili, mentre il ministro degli Esteri Sergey Lavrov li aveva descritti come "persone sane di mente".
Le forniture di droni iraniani alla Russia
Dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca all'inizio del 2022, il Cremlino ha cercato sempre di più la cooperazione con regimi totalitari, tra cui la Corea del Nord e l'Iran, per far progredire le partnership economiche e militari. Quello di Teheran è stato il primo governo a rafforzare i propri legami con Mosca. La Repubblica islamica ha consegnato alla Russia migliaia di droni Shahed e ha poi condiviso le tecnologie, consentendo a Mosca di implementare linee di produzione interne.
Oggi, tali velivoli vengono prodotti in quantità crescenti negli stabilimenti russi e svolgono un ruolo chiave nella campagna di bombardamenti in Ucraina. A gennaio, Russia e Iran hanno firmato un trattato di partenariato strategico globale, che Putin ha definito una "vera svolta" nelle relazioni bilaterali.
Ma va detto che quando Israele e successivamente gli Stati Uniti hanno iniziato una campagna di attacchi aerei contro obiettivi iraniani, Mosca non ha sostenuto direttamente la nazione alleata, salvo attraverso gesti diplomatici. Putin ha descritto i raid statunitensi contro le strutture nucleari iraniane come atti di "aggressione non provocata" senza "alcuna base o giustificazione", mentre la sua guerra non provocata contro l'Ucraina è giunta al quarto anno.
Alla fine dell'anno scorso, constatando che i droni e la tecnologia iraniana non hanno consentito alla Russia di occupare tutta l'Ucraina e nemmeno per intero le regioni di Luhansk e Donetsk, che Mosca sta cercando di conquistare dal 2014, il Cremlino ha coinvolto un altro alleato. Questa volta in termini di uomini.
I soldati inviati dalla Corea del Nord
La Corea del Nord ha inviato migliaia di soldati a sostegno delle truppe russe che non riuscivano a respingere le forze ucraine dalla regione russa di Kursk dopo l'incursione a sorpresa di Kiev nell'agosto 2024.
Dopo aver inizialmente inviato 11mila militari in Russia nell'autunno dello scorso anno, circa quattromila di questi sono stati uccisi o feriti, secondo i funzionari occidentali. Da allora, però, la cooperazione di Pyongyang con Mosca si è rafforzata ulteriormente. La Corea del Nord è ora pronta a triplicare il numero di soldati, arrivando a 30mila persone.
Secondo un funzionario dell'intelligence ucraina, queste nuove truppe potrebbero arrivare in Russia nei prossimi mesi.
Gli ex alleati di Mosca
Mentre è impantanata in Ucraina, la Russia sta gradualmente perdendo la propria influenza nello spazio ex-sovietico. L'evoluzione più eclatante in questo senso è la perdita della decennale roccaforte russa nella regione del Caucaso meridionale. Nel settembre 2023, l'Azerbaigian ha recuperato il pieno controllo della regione del Karabakh dopo una campagna militare improvvisa, a seguito di un conflitto pluridecennale con l'Armenia, per la quale la Russia ha rappresentato un attore centrale.
Quasi due anni dopo, Erevan e Baku stanno facendo la storia lontano dalla Russia, concordando il testo di un accordo di pace e normalizzando le loro relazioni dopo un sanguinoso conflitto di cui fino a poco tempo fa non si intravedeva la fine.
Sebbene la strada da percorre rappresenti ancora una sfida per entrambi i Paesi, il piano sembra essere chiaro e ora include la Turchia, anziché la Russia. Le relazioni di Mosca con Baku e Erevan non sono mai state così difficile prima d'ora.
I rapporti tra Azerbaigian e Russia
Nel dicembre 2024, un jet passeggeri della Azerbaijan Airlines si è schiantato mentre era in volo da Baku a Grozny, la capitale della repubblica russa della Cecenia. Le autorità azere hanno dichiarato che il jet è stato accidentalmente colpito dal fuoco delle difese aeree russe, poi ha cercato di atterrare nel Kazakistan occidentale quando è precipitato, uccidendo 38 delle 67 persone a bordo.
Putin si è scusato con il presidente azero Ilham Aliyev per quello che ha definito un "tragico incidente", ma non ne ha riconosciuto la responsabilità. Aliyev ha criticato Mosca per aver cercato di "insabbiare" quanto accaduto e ha chiesto che i responsabili siano puniti. Da allora, le relazioni tra gli ex alleati non hanno fatto che peggiorare.
A maggio, Aliyev si è rifiutato di partecipare alla parata russa del Giorno della Vittoria a Mosca insieme ad altri leader di Paesi ex-sovietici. Alcuni giorni dopo, un ministro degli Esteri ucraino ha visitato Baku, segno di un rafforzamento dei legami con Kiev.
Le tensioni si sono rapidamente acuite la scorsa settimana, quando la polizia russa ha fatto irruzione nelle case di diversi cittadini di etnia azera a Ekaterinburg, la quarta città più grande della Russia, in quello che le autorità hanno dichiarato essere parte di un'indagine su omicidi risalenti a decenni fa. I fratelli Huseyn e Ziyaddin Safarov sono morti durante le incursioni e molti altri azeri sono rimasti gravemente feriti.
Il nodo dell'attacco al volo AZAL 8243
Baku ha risposto in modo rapido e deciso, prima annullando le visite ufficiali russe precedentemente programmate, convocando l'ambasciatore russo a Baku per protestare e poi cancellando gli eventi culturali russi. La tensione è poi culminata con l'irruzione delle autorità azere negli uffici dell'agenzia di stampa statale russa Sputnik Azerbaijan, di proprietà di Rossiya Segodnya, a sua volta posseduta e gestita dal governo russo. Il direttore esecutivo e il caporedattore sono stati arrestati per quattro mesi.
Lo stesso giorno, il presidente azero ha parlato al telefono con il suo omologo ucraino, fatto che ha ulteriormente irritato il Cremlino. Zelensky ha dichiarato di aver espresso sostegno a Baku "in una situazione in cui la Russia sta vessando i cittadini azeri e minacciando la Repubblica dell'Azerbaigian". Poco dopo, un organo di informazione azero ha pubblicato quella che, a suo dire, è una registrazione che lascia ipotizzare che l'esercito russo abbia ordinato l'attacco missilistico del 2024 sul volo AZAL 8243.
L'organo di informazione azero Minval sostiene di aver ricevuto una "lettera anonima... contenente testimonianze, clip audio e dettagli tecnici" che indicano "carenze tecniche nelle apparecchiature di comunicazione utilizzate all'epoca". L'agenzia non ha fornito dettagli sulla data di invio della presunta lettera.
Tre giorni dopo l'incidente, in un discorso alla nazione, Aliyev ha dichiarato: "Possiamo dire con assoluta chiarezza che l'aereo è stato abbattuto dalla Russia (...) Non stiamo dicendo che sia stato fatto intenzionalmente, ma è stato fatto".
I rapporti con l'Armenia
La campagna dell'Azerbaigian nel Nagorno Karabakh nel 2023 ha dimostrato all'Armenia ciò che i regimi della Siria e dell'Iran hanno scoperto in seguito: la Russia non interviene per sostenere i propri alleati quando ne hanno bisogno. Gli esperti militari aggiungono che la Russia non è nemmeno pienamente in grado di farlo dal febbraio 2022, quando tutte le sue risorse e truppe sono state bloccate in Ucraina.
Poche settimane dopo l'operazione dell'Azerbaigian, l'Armenia ha ratificato lo statuto della Corte penale internazionale, che aveva emesso un mandato di arresto per Putin, sospettato di aver deportato illegalmente centinaia di bambini dall'Ucraina, nel marzo 2023. Nel 2024, inoltre, l'Armenia ha congelato la propria partecipazione all'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva guidata dal Cremlino (un contraltare della Nato).
All'inizio del 2025, il parlamento armeno ha adottato un disegno di legge volto ad avviare il processo di adesione all'Unione europea: un passo ostile per Mosca, che ha cercato di ripristinare la cooperazione con il suo ex alleato. Lavrov ha visitato Eravan il 20 maggio, evidenziando l'intenzione del Cremlino di stabilizzare i legami con l'Armenia. Pochi giorni dopo, l'Alta rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas ha visitato a sua volta la nazione asiatica, firmando un accordo di partenariato.
Secondo il ministero degli Affari Esteri armeno, le parti non solo hanno completato i negoziati sulla nuova agenda di partenariato, ma - cosa forse ancora più importante - hanno avviato consultazioni nel campo della difesa e della sicurezza "volte ad allineare la cooperazione alle sfide attuali". Ma la visita più importante non si è svolta a Erevan, bensì in Turchia. Mentre il ministro degli Esteri russo era in Armenia, il primo ministro armeno era a Istanbul per incontrare il presidente turco.
Il tentativo di dialogo tra Turchia e Armenia
In quello che prima era considerato uno scenario inimmaginabile, Recep Tayyip Erdoğan e Nikol Pashinyan hanno discusso i possibili passi per normalizzare le relazioni tra Turchia e Armenia. Le parti non hanno legami diplomatici formali ed è stata la prima "visita di lavoro" di Pashinyan in Turchia.
L'Armenia sta cercando di riaprire le frontiere con la Turchia, il che contribuirebbe ad alleviare l'isolamento del Paese. Ankara, stretta alleata dell'Azerbaigian, ha chiuso il confine con l'Armenia nel 1993 in segno di solidarietà con Baku proprio per il conflitto nel Nagorno Karabakh.
Con l'escalation tra Baku e Mosca, Erdoğan ha dichiarato che sosterrà gli sforzi di pace dell'Armenia con l'Azerbaigian. Le carte diplomatiche nel Caucaso meridionale, insomma, cambiano velocemente. E non si possono escludere ripercussioni anche sulla guerra in Ucraina.