Sabato, durante la visita dell'inviato speciale statunitense Keith Kellogg, il presidente bielorusso ha graziato diversi prigionieri, con l'intento di allentare le tensioni con l'Occidente. Tra loro, l'ex candidato presidenziale nel 2020, Tsikhanouski in carcere da allora
La Bielorussia ha rilasciato sabato un gruppo di prigionieri politici, incluso il marito di Sviatlana Tsikhanouskaya, da allora leader dell'opposizione bielorussa al suo posto seppure in esilio.
La liberazione è avvenuta sulla base di un accordo con il presidente Lukashenko, che ha mediato con l'inviato Usa, Keith Kellogg, hanno riferito fonti dell'opposizione bielorussa a Euronews.
Tsikhanouskaya è diventata leader dell'opposizione dopo che suo marito, Syarhei Tsikhanouski, candidato alle elezioni presidenziali del 2020, venne arrestato.
Il rilascio è stato mediato da Kellogg, consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che si è recato in Bielorussia all'inizio della settimana per colloqui con il governo di Minsk.
Dall'anno scorso, Lukashenko ha regolarmente graziato un piccolo numero di critici del governo imprigionati, in quello che gli analisti hanno visto come un segnale che Minsk stava cercando di allentare le tensioni con l'Occidente.
In vista delle elezioni dello scorso gennaio, per esempio, il presidente bielorusso ha fatto liberare dei condannati per estremismo, affermando che si trattava di un "gesto umanitario" nei confronti di coloro che si erano "smarriti".
Kellogg ha detto in privato che il viaggio a Minsk potrebbe contribuire anche a dare il via ai colloqui di pace volti a porre fine all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, secondo due delle fonti.
Tsikhanouskaya: "Finalmente mio marito è con qui con me i nostri figli"
Sviatlana Tsikhanouskaya ha affidato la sua emozione per la liberazione del marito ai social. "Non ci posso credere, Siarhei è qui con me e i nostri figli. Lo abbiamo sognato per 5 anni", ha scritto su X.
In precedenza, aveva dichiarato a Euronews che Lukashenko "non può essere creduto" e che la Bielorussia non è un luogo per i negoziati perché il leader "è parte di questa guerra".
"(Il governo) sta producendo un'enorme quantità di materiale per l'esercito russo e, in questa atmosfera di sanzioni contro il regime, è una buona fonte di reddito per Lukashenko", aveva aggiunto la leader dell'opposizione.
La Bielorussia è un alleato chiave del presidente russo Vladimir Putin, tanto da essere stata una delle basi di partenza per l'invasione dell'Ucraina oltre tre anni fa.
Chi è Siarhei Tsikanouski?
Già popolare blogger, Siarhei Tsikhanouski aveva deciso di candidarsi contro Lukashenko alle elezioni presidenziali del 2020 ed era stato arrestato in primavera, molto prima delle proteste dell'estate successiva.
A Tsikhanouski venne dapprima inflitta una "detenzione amministrativa", che gli impedì di presentare la propria candidatura prima della scadenza. La moglie ha invece presentò allora la propria di candidatura, emergendo come uno dei principali leader dell'opposizione.
Un tribunale di Minsk ha poi condannato Tsikhanouski a 18 anni di carcere con le condizioni più dure possibili. Non gli sono state concesse visite ai familiari e telefonate né permesso di incontrare il suo avvocato in modo riservato, oppure di leggere, inviare o ricevere lettere e pacchi.
Nel 2023 gli è stata comminata una condanna aggiuntiva 1,5 anni di carcere con l'accusa di "disobbedienza all'amministrazione carceraria".
Tsikhanouskaya non ha più avuto contatti con il marito da quando è stato incarcerato, al punto da avere detto in passato a Euronews di non sapere se fosse ancora vivo.
"I miei figli gli scrivono lettere, ma non ricevono risposta. Chiedono se il padre sta bene, se è ancora vivo: è una situazione incredibilmente dolorosa. La prigionia di mio marito è il mio dolore personale, ma il mio obiettivo è liberare tutti i prigionieri politici", aveva confessato Tsikhanouskaya.**
Lukashenko rivendicò la vittoria nelle elezioni presidenziali del 2020, ritenute truccate tuttavia dall'Ue e da osservatori esterni, scatenando proteste di massa.
Le manifestazioni furono violentemente represse, con decine di migliaia di dimostranti pacifici arrestati e innumerevoli detenuti sottoposti a torture e altri maltrattamenti.
Sviatlana Tsikhanouskaya è andata in esilio per paura di essere perseguita. Molti suoi stretti collaboratori però sono stati incarcerati, tra cui la sua più stretta collaboratrice durante la campagna elettorale, Maryia Kalesnikava,
Secondo il centro bielorusso per i diritti umani, Vyasna, oltre 50mila persone sono state detenute per motivi politici dopo le proteste del 2020, e almeno 5472 persone sono state condannate in processi penali a sfondo politico.
Le Nazioni Unite stimano che da allora circa 300mila bielorussi abbiano lasciato il Paese, la maggior parte dei quali si è diretta in Polonia e Lituania.
Ancora oggi, in Bielorussia vengono detenute tra le 15 e le 20 persone al giorno. Nel 2023, Tsikhanouskaya è stata condannata in contumacia a 15 anni di carcere.