I media statali hanno dichiarato che gli uomini sono stati condannati a morte per gli scontri del 2018 che hanno ucciso tre membri della Guardia rivoluzionaria e diversi combattenti del gruppo terroristico Stato islamico
L'Iran ha giustiziato nove membri del gruppo del cosiddetto Stato islamico (Is) che erano stati arrestati dopo uno scontro mortale nel 2018 con la guardia rivoluzionaria del Paese, hanno riferito martedì i media statali.
Secondo l'agenzia di stampa Mizan, gestita dalla magistratura, le condanne a morte sono state confermate dalla Corte suprema iraniana ed eseguite per impiccagione.
Gli uomini sarebbero stati arrestati in seguito a scontri avvenuti nell'Iran occidentale, in cui sono stati uccisi tre membri della Guardia rivoluzionaria paramilitare e diversi combattenti dell'Is. Le autorità iraniane hanno dichiarato di aver recuperato una notevole quantità di armi dal nascondiglio dei militanti, tra cui una mitragliatrice e 50 granate.
Lo Stato islamico potrebbe approfittare della fragile situazione politica in Siria
L'Is, che un tempo deteneva vaste aree dell'Iraq e della Siria sotto un sedicente califfato dichiarato nel 2014, ha perso la maggior parte del suo territorio in seguito alla campagna delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti. Tuttavia, è rimasto attivo, lanciando attacchi in tutta la regione.
Il gruppo ha anche rivendicato la responsabilità di diversi attacchi all'interno dell'Iran, tra cui un assalto di alto profilo nel giugno 2017 al Parlamento iraniano e al mausoleo dell'Ayatollah Ruhollah Khomeini, che ha causato almeno 18 morti e oltre 50 feriti. Lo scontro del 2018 con la Guardia rivoluzionaria ha segnato un'impennata delle tensioni tra Iran e Is.
Nel 2024 l'Is ha rivendicato due attentati suicidi contro un evento commemorativo di Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso da un drone statunitense nel 2020. L'attacco del gruppo militante ha causato la morte di almeno 94 persone.
Secondo gli analisti, l'Is potrebbe approfittare del vuoto di sicurezza in Siria, dopo la caduta di Bashar al-Assad lo scorso anno, per tornare in scena mentre i suoi nuovi leader stanno ancora consolidando il loro controllo sul Paese e formando un esercito nazionale.