L'Afghanistan, Haiti e il Sudan sono stati inclusi in un divieto di ingresso totale, mentre i cittadini di altri sette Paesi sono stati parzialmente esclusi dall'ingresso negli Stati Uniti
È entrato ufficialmente in vigore lunedì il nuovo divieto di viaggio imposto dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che colpisce i cittadini di 12 Paesi, tra cui Afghanistan, Iran, Somalia, Haiti e Yemen. Altri 7 Paesi, come Venezuela, Cuba e Laos, sono soggetti a restrizioni parziali.
L'annuncio è arrivato in un contesto di crescenti tensioni politiche e sociali negli Usa in materia di immigrazione e sicurezza nazionale. Secondo Trump, la misura si è resa necessaria per affrontare "minacce emergenti in tutto il mondo" e garantire un maggiore controllo sui flussi migratori.
Un ritorno al 2017, ma con una strategia più articolata
Il provvedimento ricorda il primo travel ban del 2017, che aveva escluso cittadini provenienti da Paesi a maggioranza musulmana e scatenato caos negli aeroporti e battaglie legali. Stavolta, però, il nuovo divieto è stato progettato in modo più attento, puntando sul rafforzamento delle procedure di rilascio dei visti. Gli esperti ritengono che proprio per questo il bando potrebbe resistere a eventuali sfide giudiziarie.
Il divieto non cancella i visti già concessi, ma blocca le nuove richieste, a meno che il richiedente non soddisfi criteri di esenzione molto restrittivi.
Le proteste infiammano la California, scontri a Los Angeles
La nuova misura ha provocato manifestazioni di protesta a Los Angeles, dove centinaia di persone sono scese in piazza contro le retate e le deportazioni legate al piano di Trump. La tensione è salita a tal punto che è stato richiesto l'intervento della Guardia Nazionale, nonostante l'opposizione del governatore della California.
27 manifestanti sono stati arrestati durante gli scontri con la polizia nel centro della città. Lo ha riferito il capo della polizia della metropoli californiana, Jim McDonnell, in conferenza stampa. Lo riporta la Cnn.
"Il nostro compito non è dividere le comunità o politicizzare le forze dell'ordine. Il nostro compito è semplicemente garantire la sicurezza di tutti", ha chiarito McDonnell, parlando di "profonda paura e ansia" della comunità dopo le misure sul controllo dell'immigrazione. Ha quindi assicurato che il dipartimento è "impegnato a garantire trasparenza, responsabilità e a trattare ogni abitante di Los Angeles con rispetto, indipendentemente dal suo status di immigrazione".
Focus su Haiti, Afghanistan e Venezuela
Il divieto colpisce duramente Haiti e Afghanistan, pur prevedendo eccezioni per individui che hanno collaborato con gli Stati Uniti durante i periodi di guerra. Nel caso del Venezuela, il provvedimento impone misure ancora più rigide: in alcuni casi, si segnalano deportazioni improvvise in centri di detenzione in El Salvador, già oggetto di contenziosi legali.
Le organizzazioni umanitarie non hanno risparmiato critiche. Abby Maxman, presidente di Oxfam America, ha accusato l’amministrazione Trump di "alimentare la paura" piuttosto che proteggere la sicurezza nazionale. "Questa politica diffama intere comunità che cercano rifugio e opportunità", ha dichiarato.
Trump ha giustificato il bando citando carenze nei controlli documentali e nei rimpatri da parte dei Paesi coinvolti. Ha anche collegato il provvedimento a un attacco terroristico in Colorado – in cui sono rimaste ferite 12 persone – compiuto da un uomo proveniente dall’Egitto, Paese non incluso nel divieto, ma usato da Trump come ulteriore elemento a sostegno della misura.