Mosca propone un secondo round di negoziati diretti con l’Ucraina a Istanbul. Lavrov conferma un “memorandum di pace” mentre Trump spinge per risultati concreti. Le condizioni russe restano dure, mentre Kiev attende risposte
Sotto la crescente pressione della Casa Bianca, la Russia ha annunciato l’intenzione di riaprire un canale negoziale diretto con l’Ucraina. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha dichiarato che Mosca è pronta a presentare un “memorandum” formale durante un secondo round di colloqui a Istanbul, previsto per lunedì 2 giugno.
L’iniziativa arriva pochi giorni dopo quello che molti osservatori hanno definito il più intenso attacco aereo russo contro l’Ucraina dall’inizio della guerra.
Lavrov ha sottolineato l’auspicio che “tutti coloro che sono sinceramente interessati alla pace sostengano questa proposta", che si inserisce in un contesto diplomatico complesso. La Russia, infatti, si dice pronta a illustrare “le cause profonde” del conflitto, ma nel contempo mantiene posizioni intransigenti su territorio, sicurezza e relazioni geopolitiche dell’Ucraina.
Il ruolo di Washington: Trump al centro della mediazione
Il riavvicinamento diplomatico tra Mosca e Kiev avviene in un momento in cui gli Stati Uniti sembrano voler esercitare un ruolo centrale nei negoziati. Donald Trump ha avuto una conversazione telefonica con Vladimir Putin il 19 maggio, durante la quale il leader russo ha espresso la disponibilità a negoziare un possibile trattato di pace, sotto forma di memorandum.
Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri russo, Lavrov ha successivamente aggiornato il segretario di Stato Marco Rubio sull’implementazione degli accordi emersi dalla telefonata. Tuttavia, né Washington né Mosca hanno rilasciato dettagli ufficiali sui contenuti del documento. Trump, nel frattempo, ha aumentato la pressione su Putin, dichiarando che “nei prossimi quindici giorni” sarà chiaro se la Russia intende realmente perseguire un’intesa.
Cosa contiene il memorandum russo? Kiev attende risposte
Il punto focale dell’imminente incontro a Istanbul è il cosiddetto “memorandum di pace” preparato dalla delegazione russa. Dopo il primo round di colloqui del 16 maggio, entrambe le parti avrebbero dovuto presentare una propria versione del documento. Mentre l’Ucraina ha consegnato la propria proposta, Mosca ha annunciato che presenterà la sua solo durante il secondo round.
Il contenuto del memorandum russo riflette richieste già note ma sempre più articolate: la rinuncia formale dell’Ucraina a quattro regioni contese, il blocco dell’adesione del Paese a Nato e Ue, e una clausola sull’interruzione delle sanzioni economiche occidentali. Inoltre, Mosca continua a invocare la “protezione degli ucraini di lingua russa” come giustificazione delle sue azioni, sebbene senza fornire prove concrete di violazioni da parte di Kiev.
Le condizioni russe
Il linguaggio usato dalla diplomazia russa rimane rigido. Lavrov ha ribadito che il memorandum russo affronterà “tutti gli aspetti delle cause profonde della crisi” e che sarà illustrato solo durante i colloqui ufficiali, escludendo qualsiasi forma di anticipo alla controparte ucraina. Allo stesso tempo, il Cremlino non ha mostrato alcuna intenzione di scendere a compromessi, insistendo su un'agenda negoziale unilaterale.
Mosca continua a sostenere che le regioni occupate siano “parte integrante” della Federazione Russa, nonostante il mancato controllo totale di alcune aree. Anche la richiesta di una garanzia scritta che impedisca ulteriori espansioni della Nato verso est, in particolare verso Ucraina, Georgia e Moldova, appare come un ostacolo difficile da superare.
Verso un incontro trilaterale Trump-Putin-Zelensky?
Sul fronte ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato la propria disponibilità a un incontro di alto livello con Trump e Putin, suggerendo un possibile vertice trilaterale. “Siamo pronti a ogni formato”, ha detto Zelensky, aprendo anche alla possibilità di colloqui bilaterali con ciascuno dei due leader. Le possibili sedi per futuri incontri includono Turchia, Svizzera e Vaticano.
Tuttavia, il Cremlino non ha ancora risposto all’ipotesi di un incontro diretto tra Putin e Zelensky, lasciando aperta la questione della reale volontà di Mosca di trovare una via diplomatica alla fine del conflitto.
Diplomazia tra rigidità e speranze
Il secondo round di colloqui a Istanbul rappresenta un bivio cruciale per la diplomazia internazionale. Se da una parte gli Stati Uniti tentano di forzare una soluzione negoziale, dall’altra la Russia continua a mantenere una linea dura, apparentemente più interessata a consolidare le proprie posizioni che a negoziare una pace autentica. L’assenza di concessioni reciproche rischia di rendere i colloqui un esercizio di stile, più che un vero passo verso la fine delle ostilità.
Lunedì prossimo, a Istanbul, si comprenderà se la diplomazia può ancora avere un ruolo reale nel conflitto russo-ucraino.