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Gaza, l'esercito israeliano vuole occupare il 75% della Striscia entro due mesi

Palestinesi sfollati attraversano una tendopoli di fortuna al porto di Gaza City, giovedì 22 maggio 2025.
Palestinesi sfollati attraversano una tendopoli di fortuna al porto di Gaza City, giovedì 22 maggio 2025. Diritti d'autore  AP Photo/Jehad Alshrafi
Diritti d'autore AP Photo/Jehad Alshrafi
Di Evelyn Ann-Marie Dom Agenzie: AP
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'Idf ha annunciato ai media locali di aver spostato la sua attenzione dalla lotta contro Hamas alla conquista del territorio e al controllo della distribuzione del cibo attraverso il piano concordato con gli Usa. Domenica il direttore dell'organizzazione scelta per gestire gli aiuti si è dimesso

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Domenica l'esercito israeliano ha annunciato l'intenzione di occupare il 75 per cento della Striscia di Gaza entro due mesi, come riferiscono i media israeliani. La notizia giunge mentre Israele continua a intensificare l'offensiva nell'enclave palestinese, provocando decine di morti ogni giorno.

Nell'ambito dell'espansione dell'operazione militare, Israele ha dichiarato che questo lunedì lancerà il nuovo e controverso meccanismo di consegna degli aiuti umanitari e spingerà la popolazione palestinese in tre piccole zone di Gaza per occupare i restanti tre quarti di Gaza.

Le Forze di difesa israeliane hanno rivelato che la loro nuova offensiva nella Striscia non riguarda più la lotta contro Hamas, ma piuttosto la conquista del territorio, il controllo della distribuzione del cibo e la distruzione delle infrastrutture di Hamas.

Negli ultimi mesi, da quando Israele ha ripreso l'offensiva militare nella Striscia e ha bloccato l'ingresso degli aiuti umanitari "per fare pressione su Hamas", il gruppo militante palestinese ha più volte dichiarato che avrebbe rilasciato gli ostaggi solo in cambio di un cessate il fuoco duraturo e di un ritiro militare israeliano dal territorio.

Ora il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dichiara che Israele intende "prendere il controllo di tutta Gaza".

Il piano di distribuzione degli aiuti di Israele e Stati Uniti

Israele ha bloccato l'ingresso di tutti gli alimenti, le medicine e il carburante per quasi tre mesi, suscitando critiche a livello mondiale e preoccupazioni diffuse per l'alto rischio di carestia.

La scorsa settimana Israele ha finalmente lasciato entrare nella Striscia poche centinaia di camion di aiuti, ma le organizzazioni umanitarie e le Nazioni Unite hanno avvertito che la quantità di aiuti distribuiti non è minimamente sufficiente e hanno ribadito che il piano di distribuzione ideato da Israele e Stati Uniti non farà altro che fomentare ulteriori violenze e sofferenze.

Il piano prevede che una sola organizzazione non governativa trasporti gli aiuti all'interno della Striscia di Gaza verso pochi "siti di distribuzione sicuri" - si parla di quattro punti -, che Israele ha affermato si troveranno solo nel sud di Gaza. Le aree preposte saranno sorvegliate da mercenari di due compagnie private.

I capifamiglia dovrebbero recarsi lì e raccogliere pacchi fino a 20 kg di cibo e articoli per l'igiene di base sufficienti per diversi giorni. Non esiste alcuna disposizione per coloro che sono troppo malati o indeboliti dalla fame per percorrere lunghe distanze a piedi attraverso il paesaggio devastato di Gaza con carichi pesanti.

Per decenni gli aiuti all'interno della Striscia sono stati gestiti da decine di gruppi umanitari e agenzie delle Nazioni Unite con quattrocento di punti di distribuzione lungo tutta l'enclave, per permettere a tutta la popolazione di accedervi con facilità.

Domenica il direttore dell'organizzazione messa a capo dell'iniziativa, la Gaza humanitarian foundation, si è inaspettatamente dimesso, affermando che era diventato chiaro che alla sua organizzazione non sarebbe stato permesso in modo conforme ai “principi umanitari”.

Il consiglio della Fondazione si è detto "deluso" dalle dimissioni di Jake Wood, ma ha promesso che questo non comprometterà la messa in atto del piano. "I nostri camion sono carichi e pronti a partire", ha affermato, aggiungendo che Ghf inizierà la consegna diretta degli aiuti da lunedì, per raggiungere più un milione e duecentomila palestinesi entro la fine della settimana.

L'Onu ha dichiarato in precedenza che non sarebbe stata coinvolta nel piano perché non è imparziale, neutrale o indipendente.

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