La 19esima Biennale di Architettura di Venezia esplora l'intelligenza in tutte le sue forme: naturale, artificiale e comunitaria. Premiati Bahrein e Canal Café. In mostra anche le sfide dell'IA tra etica e pianificazione urbana
Alla 19esima Biennale di Architettura di Venezia, aperta al pubblico fino alla fine di novembre, il tema dell’intelligenza – nelle sue forme naturale, artificiale e comunitaria – è il cuore pulsante di una mostra che intreccia etica, sostenibilità e tecnologia.
La curatela di Carlo Ratti, architetto e innovatore italiano, propone una riflessione urgente: “Abbiamo bisogno di tutta l’intelligenza disponibile per affrontare le sfide del nostro tempo, dal cambiamento climatico alla gestione delle risorse naturali”. E la Biennale diventa così un laboratorio di idee, soluzioni e provocazioni.
Uno dei contributi più emblematici arriva da Albert-László Barabási, fisico ungherese e pioniere della scienza delle reti. Il suo Barabási Lab ha esposto uno studio sulla circolazione della disinformazione durante la pandemia di Covid-19 sulla piattaforma X (ex Twitter), evidenziando come alcuni influencer abbiano giocato un ruolo chiave nella propagazione delle fake news. “Siamo arrivati al punto in cui non possiamo più pianificare senza l’intelligenza artificiale”, ha dichiarato Barabási, sottolineando l’ambivalenza di uno strumento potente ma delicato.
Tra i progetti premiati spicca il Leone d’Oro assegnato al Padiglione del Bahrein, che ha proposto una serie di tecniche tradizionali di raffreddamento passivo reinterpretate in chiave contemporanea per affrontare l’aumento delle temperature. Una risposta concreta e poetica alla crisi climatica.
Il premio per il miglior partecipante individuale è andato invece a Canal Café, un’installazione perfettamente funzionante dove il caffè viene preparato usando acqua di mare desalinizzata. Un piccolo esperimento di economia circolare e sostenibilità, che unisce design, tecnologia e ritualità quotidiana.
La Biennale 2025 non si limita a celebrare l’architettura come disciplina estetica, ma la mette in dialogo con la scienza, la tecnologia e la società. In un mondo sempre più interconnesso, la vera sfida è costruire non solo edifici, ma futuri condivisi, intelligenti e resilienti.