Il grattacielo, destinato alla nuova sede dell'Ufficio di revisione contabile, è stato l'unico edificio di Bangkok a crollare in seguito al terremoto del 28 marzo in Myanmar
Le autorità thailandesi hanno ufficialmente concluso le operazioni di ricerca tra le macerie di un grattacielo in costruzione crollato a Bangkok in seguito al terremoto di magnitudo 7,7 del 28 marzo, con epicentro in Myanmar.
La scossa, avvenuta a oltre 1.200 chilometri di distanza, ha causato la morte di almeno 96 persone nella capitale thailandese, la maggior parte delle quali proprio nel sito del crollo.
Ottantanove corpi sono stati recuperati, mentre sette persone risultano ancora disperse. Le autorità hanno dichiarato che proseguiranno l’analisi dei resti umani per identificare le vittime mancanti.
Il crollo ha acceso un dibattito sull’efficacia delle normative edilizie e sulla possibile corruzione nel settore delle costruzioni. L’edificio, destinato a ospitare la nuova sede dell’Ufficio statale di revisione contabile, è stato l’unico a subire un crollo totale a Bangkok quel giorno.
Le indagini, ancora in corso, coinvolgono l’impresa cinese China Railway No. 10 Engineering Group, appaltatore del progetto: il dirigente della compagnia in Thailandia, identificato come Zhang, è stato arrestato insieme a tre azionisti locali, sospettati di aver gestito l’azienda usando prestanome per aggirare le leggi sulla proprietà straniera. Le normative thailandesi impongono infatti che i partner stranieri non possano possedere oltre il 49 per cento di un'impresa locale.
Anche la società sino-thailandese Xin Ke Yuan Steel è finita sotto esame: due tipi di barre d’acciaio forniti per la costruzione non rispettavano gli standard di sicurezza. Il ministro dell’Industria Akanat Promphan ha confermato che entrambi i materiali non erano conformi, ma l’azienda ha respinto ogni accusa. Le indagini proseguiranno fino alla fine del mese, mentre la polizia continua a raccogliere prove per chiarire responsabilità e possibili violazioni.