Fonti militari hanno dichiarato che il gruppo paramilitare Rsf ha colpito la città sul Mar Rosso martedì mattina
La più potente forza paramilitare del Sudan, le Forze di supporto rapido(Rsf), ha colpito diversi obiettivi, inclusa una centrale elettrica, nella città di Port Sudan nella prima mattinata di martedì. A dirlo sono stati funzionari militari sudanesi. Si tratta del secondo attacco ad diverse sedi del governo negli ultimi giorni. Dopo le esplosioni si è verificato un blackout generalizzato.
Al momento, non ci sono state denunciate vittime e non si conoscono l'entità dei danni.
Due fonti militari hanno dichiarato all'Associated Press, sotto anonimato, che le forze paramilitari sudanesi di supporto rapido (Rsf) hanno colpito nelle prime ore del mattino.
Filmati online hanno mostrato nuvole di fumo
Visitando la parte meridionale del porto, dove ha dichiarato che sarebbero stati colpiti dei serbatoi di carburante, il ministro dell'Informazione sudanese Khalid Aleiser ha condannato gli Emirati Arabi Uniti (EAU), accusandoli di armare l'Rsf.
"Continueremo la nostra legittima battaglia", ha dichiarato.
Ma gli attacchi sono stati condannati anche dal ministero degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti che ha rilasciato una dichiarazione lunedì, un giorno dopo gli attacchi alla città sul Mar Rosso di domenica, condannando la presa "di mira strutture civili vitali e infrastrutture critiche" a Port Sudan e Kassal e denunciando gli attacchi come "una palese violazione del diritto umanitario internazionale".
Martedì il ministero ha dichiarato all'Ap di aver invitato il governo sudanese a "smorzare i toni, disimpegnarsi e negoziare" per porre fine alla guerra. Gli Emirati Arabi Uniti hanno quindi negato con forza le accuse di Aleiser.
Gli attacchi sono arrivati un giorno dopo che la più alta corte delle Nazioni Unite ha respinto la causa del Sudan che accusava gli Emirati Arabi Uniti di aver violato la Convenzione sul genocidio per aver presumibilmente armato e finanziato l'Rsf. I giudici hanno dichiarato di non avere la giurisdizione per esaminare il caso.
Nonostante entrambe le parti siano firmatarie della Convenzione sul genocidio del 1948, gli Emirati Arabi Uniti hanno una clausola nella sezione che concede la giurisdizione alla Corte internazionale di giustizia, che di fatto li mette al riparo dai procedimenti previsti da tale clausola.
L'attacco di martedì ha interrotto il traffico aereo per Port Sudan costringendo alla cancellazione dei voli. Nel frattempo, le immagini satellitari di Planet Labs Pbc hanno mostrato immagini di serbatoi di carburante in fiamme, a sud-est del centro di Port Sudan, in una zona di proprietà della Sudan National Petroleum Corp.
La Rsf non ha rilasciato alcuna dichiarazione sull'attacco.
Fino a domenica, Port Sudan, che si trova a circa 800 chilometri a est di Khartoum, era considerata un rifugio sicuro per gli sfollati e per chi fugge dalle distruzioni della guerra.
La guerra è iniziata nell'aprile 2023, dopo che le tensioni tra l'esercito sudanese e l'Rsf sono scoppiate a Khartoum e si sono presto diffuse oltre la capitale.
Le stime del numero di vittime del conflitto variano molto, da 24.000 a 150.000 persone. Circa 13 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case, di cui 4 milioni hanno lasciato il Paese.
Secondo l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Ohchcr), alcune zone del Sudan stanno soffrendo la carestia e circa la metà della popolazione - quasi 25 milioni di persone - è in condizioni di grave insicurezza alimentare.
Il Comitato di revisione della carestia dell'IPC ha confermato la carestia in almeno cinque aree, mentre si prevede che altre cinque aree saranno colpite dalla carestia tra il dicembre 2024 e il maggio 2025, ha dichiarato l'Ohchcr.