Papa Francesco è morto alle 7:35 del 21 aprile nella sua residenza a Casa Santa Marta, in Vaticano. Lo ha annunciato come da prassi il camerlengo il cardinale Farrell. Il pontefice aveva 88 anni ed era in convalescenza dopo un lungo ricovero al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale
È stato il primo papa americano e il primo proveniente dall'emisfero Sud globale. Il primo papa gesuita. Il primo papa a scegliere di farsi chiamare Francesco e a portare in Vaticano la filosofia del santo di Assisi. Il primo papa a scrivere un'autobiografia.
La sua figura carismatica ha segnato un’epoca, imprimendo una svolta significativa non solo nella Chiesa ma nella percezione del ruolo del Papa nel contesto globale, con lui tornato a essere non solo un'autorità spirituale ma un vero e proprio leader mondiale, notevolmente attivo nelle relazioni internazionali.
Un leader votato alla giustizia sociale, che non si è lasciato corrompere dal potere ma ha anzi portato in Vaticano tutta l’umiltà della sua storia e della sua esperienza di pastore di un Paese del Sud globale, donando nuova centralità alla misericordia e alla cura dei poveri.
"La mia gente è povera e io sono uno di loro", disse una volta per spiegare la scelta di muoversi con i trasporti pubblici invece che con l'autista, di abitare in un appartamento e di prepararsi la cena da solo nonostante la possibilità di vivere nella residenza episcopale all'epoca dell'arcivescovato a Buenos Aires.
Uno stile di vita ribadito anche una volta arrivato a Roma, attraverso diversi gesti di rottura con il lusso e le prassi vaticane: ha subito scelto di risiedere a Santa Marta piuttosto che nella residenza papale e ha semplificato l'abbigliamento e i riti funerari, considerati troppo sfarzosi.
La biografia
Quella di Papa Francesco è stata una vita da film. Non a caso poco prima della sua morte la Lucky Red ha acquisito i diritti di cinematografici sull'autobiografia Life. La mia storia nella Storia, dove il Pontefice ha raccontato la storia della sua esistenza attraverso gli eventi che hanno segnato l'umanità – dallo scoppio della seconda guerra mondiale nel 1939 quando lui aveva quasi tre anni, fino ai nostri giorni.
I primi anni di vita
Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires il 17 dicembre 1936 da due emigrati italiani di origini piemontesi e liguri, partiti da Genova per cercare fortuna in Argentina nel 1928. Dopo aver ricevuto una prima formazione cattolica ed essersi diplomato come perito chimico, Bergoglio fa qualche lavoretto per mantenersi. Ha anche una fidanzata, ma già a quell'epoca nutre una forte vocazione religiosa.
A ventun anni gli viene asportata la parte superiore del polmone destro per curare una grave forma di polmonite. Proprio a quell'età sceglie la strada ecclesiastica ed entra nel seminario diocesano. Nel 1958 passa al noviziato della Compagnia di Gesù, che completerà nel 1973.
Nel frattempo si laurea in filosofia. Per tre anni insegna letteratura e psicologia, poi torna sui libri laureandosi in teologia. Così riceve gli insegnamenti del teologo gesuita Juan Carlos Scannone, fondatore della Teologia del popolo - ramo autonomo della Teologia della liberazione -, che influenzano profondamente il suo pensiero.
È molto influenzato anche dall'esperienza con il gruppo giovanile peronista Guardia de Hierro, un'organizzazione politica sorta durante la Resistenza peronista che fu formalmente sciolta nel 1974.
È ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969, a quasi 33 anni.
La carriera ecclesiastica
Prima maestro dei novizi a Villa Barilari a San Miguel, poi professore e rettore della Facoltà di Teologia e Filosofia del Colegio Máximo gesuita, nel luglio del 1973 viene nominato padre superiore provinciale dei gesuiti dell'Argentina, carica che mantiene fino al 1979.
Nel 1976 un colpo di Stato instaura una dittatura militare guidata dal comandante in capo dell'esercito Jorge Rafael Videla. Diversi sacerdoti sono vittime di rapimenti, torture e uccisioni, soprattutto quelli dedicati all'assistenza ai più poveri.
In questo contesto, Bergoglio si muove per il rilascio di diversi sacerdoti sequestrati e torturati e organizza una rete clandestina per permettere la fuga dal Paese di diversi oppositori perseguitati dalla dittatura.
Il 20 maggio 1992 Giovanni Paolo II lo nomina vescovo titolare di Auca e ausiliare di Buenos Aires. Nel 1998, alla morte del cardinale Quarracino, che lo aveva voluto come suo stretto collaboratore, gli succede come arcivescovo di Buenos Aires e primate di Argentina. Nemmeno tre anni dopo, nel Concistoro del 21 febbraio 2001 Giovanni Paolo II lo crea cardinale.
Già come arcivescovo e cardinale, Bergoglio si fa notare per la sua umiltà, il conservatorismo dottrinale e l'impegno per la giustizia sociale. Il suo operato, ma anche il suo stile di vita modesto, lo portano già allora a essere conosciuto come il "vescovo dei poveri".
L'elezione a Papa
Il pontificato di Benedetto XVI, eletto nell'aprile del 2005, si interrompe bruscamente quando l’11 febbraio 2013 lo stesso papa annuncia le proprie dimissioni, unico caso in età moderna.
Bergoglio, visto come un candidato riformista, non è considerato tra i più papabili, sebbene al Conclave precedente abbia ottenuto 40 voti dei 77 necessari per essere eletto, secondo solo a Joseph Ratzinger.
Ma molti "lavorano" al suo pontificato, spiega nel suo Bergoglio. Una biografia politica Loris Zanatta, docente di Storia dell’America Latina all’Università di Bologna. "A 76 anni l’età poteva essere un problema. Ma stava bene e in quegli anni era diventato più noto e potente. Chi voleva un pontificato molto lungo? La Chiesa argentina era molto influente a Roma e la più italiana delle non italiane: un vantaggio".
Decisivo sarebbe stato un documento di presentazione che Bergoglio legge ai cardinali immediatamente prima del Conclave, in cui spiega di ambire a una Chiesa "che esca da sé stessa", dal rischio di una preoccupante "autoreferenzialità" e si rivolga alle "periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali".
A giocare un ruolo, secondo alcuni, anche la nomina a membro della Pontificia Commissione per l'America Latina per mano di Benedetto XVI prima che le sue dimissioni diventassero effettive.
Sembra che Bergoglio non ambisse, comunque, a diventare papa. Poco prima, infatti, aveva presentato le sue dimissioni da arcivescovo e aveva prenotato una stanza in una casa di riposo per sacerdoti, con il progetto di ritirarsi a una vita di preghiera e direzione spirituale. Giunto a Roma per il Conclave, aveva già comprato il biglietto di ritorno per Buenos Aires.
Fatto sta che il 13 marzo 2013, al quinto scrutinio, Bergoglio è eletto Papa. Assume il nome di Francesco in onore di San Francesco d'Assisi, "uomo della povertà, uomo della pace, uomo che ama e protegge il Creato", segnale evidente di come volesse svolgere il suo pontificato. “Voglio una Chiesa povera e per i poveri”, dice alla stampa.
Il pontificato di Papa Francesco
I viaggi e la Chiesa della prossimità
Fin dai primi giorni del suo pontificato, Papa Francesco mette in pratica quanto annunciato sulla sua idea di riforma della Chiesa e della figura stessa del pontefice. Due settimane dopo la sua elezione si reca al carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma, per lavare i piedi a cinquanta giovani detenuti.
Pochi mesi dopo, per il primo viaggio pastorale fuori dalla capitale, sceglie di andare a Lampedusa, primo approdo dei migliaia di migranti che ogni giorno attraversano il Mar Mediterraneo. Il tema delle migrazioni è sempre stato poi molto presente nei pensieri e nelle parole del Papa.
Il principio delle periferie, esistenziali e geografiche, è alla base di tutti i 47 viaggi che Papa Francesco sceglie oculatamente di intraprendere nei dodici anni del suo pontificato, che hanno visto Bergoglio spingersi nei luoghi più remoti della Terra come nessun altro papa prima di lui aveva fatto.
Dal viaggio apostolico in Birmania e Bangladesh, dove ha incontrato la minoranza religiosa perseguitata dei Rohingya, alla visita in Canada alle popolazioni dei nativi americani, fino ai viaggi nei Paesi più poveri dell'Africa e nelle isole più remote del Sud-Est asiatico e dell'Oceania - il viaggio più lungo e più lontano mai compiuto da un Pontefice - Francesco ha sempre cercato di puntare i riflettori su popoli, culture e istanze marginalizzate.
L'ultimo viaggio l'ha compiuto in Corsica, lo scorso dicembre, lanciando ancora una volta un chiaro messaggio: era la prima volta che un papa visitava l'isola, e Francesco l'ha preferita all'invito del presidente francese Emmanuel Macron a partecipare alla cerimonia di riapertura della Cattedrale di Notre-Dame de Paris.
Le encicliche
Gli stessi temi di misericordia, fratellanza, attenzione al Creato tornano nei documenti e nelle encicliche promulgate da Papa Francesco. L'idea più audace è quella dell'enciclica Laudato sì, del 2015, dove Bergoglio lega l'ecumenismo all'ambientalismo, proiettando la Chiesa in una nuova missione, un nuovo ruolo guida per il mondo contemporaneo.
Il tema della fratellanza domina l'enciclica Fratelli tutti, pubblicata nel 2020, nel pieno della pandemia da Covid-19: un vero e proprio appello alla solidarietà, all'amicizia sociale, alla convivenza pacifica dei popoli, un invito al dialogo tra nazioni e alla costruzione di un mondo multilaterale.
In questa enciclica è chiaro il riferimento al futuro dell'Unione europea, sul quale Papa Francesco si è soffermato con preoccupazione a più riprese nel corso del suo pontificato. Bergoglio sollecita l'Europa a ritrovare la forza dei suoi valori fondanti, la capacità di integrare, di dialogare e di generare nuove progettualità.
Di questi fili conduttori il più importante è sicuramente la misericordia, riscontrabile nelle tante, molteplici declinazioni che Francesco ha dato a questa virtù: dall'accoglienza dei migranti al bando mondiale della pena di morte, fino all'apertura verso le persone omosessuali, la cui esistenza non va criminalizzata (celebre la sua frase “Se una persona è gay e cerca Dio, chi sono io per giudicarla?”).
Il dialogo interreligioso
In totale coerenza con il suo messaggio, Papa Francesco ha speso molte energie durante il suo pontificato nel coltivare le relazioni della Chiesa cattolica con le altre branche del Cristianesimo ma anche con le altre confessioni religiose.
Uno dei successi di Papa Francesco è stato senza dubbio il suo dialogo con l'Islam, favorito dapprima dalla firma della Dichiarazione sulla Fratellanza di Dubai con il Grande Imam di al Azhar Ahmad al-Tayyib, esponente massimo del'Islam sunnita, poi attraverso uno storico viaggio in Iraq nel 2021, il primo per un pontefice, durante il quale ha incontrato l'Imam al Sistani, figura più importante del pensiero islamico sciita.
Ha raggiunto uno storico riavvicinamento anche con la Chiesa ortodossa russa, mandato poi in frantumi dallo scoppio della guerra in Ucraina, altro tema che Papa Francesco ha avuto molto a cuore e su cui ha concentrato i suoi sforzi diplomatici. Il Pontefice ha rimproverato il patriarca russo Kirill per il suo sostegno all'invasione, definendolo il chierichetto di Putin.
La riforma della Chiesa
Bergoglio ha proseguito il lavoro già iniziato da Benedetto XVI per una completa riforma della Curia e della struttura di governo della Chiesa cattolica, dall'economia e la finanza, all'amministrazione, i tribunali ecclesiastici e il diritto canonico, fino allo stile di comunicazione sociale.
Nella lotta ai casi di pedofilia all'interno del clero, in particolare, si è vista tutta la sua modernità: ha tolto il segreto pontificio sui casi di pedofilia e ha ordinato alla Chiesa di collaborare pienamente con la giustizia.
Diverse Chiese nazionali sono state costrette al mea culpa e sono state rivoltate come calzini. Vescovi rei di insabbiamento cacciati, cardinali colpevoli di abusi sessuali ridotti allo stato laicale. Efficienti gesuiti messi a capo di alcune commissioni per contrastare il fenomeno. Anche il Codice penale vaticano è stato cambiato: la pedofilia non viene più vista come mancanza contro la Chiesa ma come reato contro la persona.
Ma Bergoglio ha approvato e varato anche la riforma economica della Santa Sede, dello Ior - la banca del Vaticano - e della Curia, aprendo ai laici alcune cariche che prima erano appannaggio esclusivo dei religiosi. Con Papa Francesco la Santa Sede ha progressivamente aperto anche alle donne, a cui sono state affidate sempre più posizioni dirigenziali.
Le scelte del Papa si sono tradotte anche nei dieci Concistori per la nomina di nuovi cardinali, con i quali ha ridisegnato il Collegio cardinalizio all'insegna di una “Chiesa francescana”, con tante scelte dirompenti e tante prime nomine in Paesi del Sud globale.
Bergoglio ha creato 163 cardinali di cui 133 elettori, aumentando le possibilità che venga scelto un successore che condivide i suoi valori e vuole perseguire la sua idea di Chiesa.