Apertura in pesante ribasso per Milano e Francoforte, dopo le perdite in Asia, come si temeva. Il presidente degli Stati Uniti conferma la propria scelta di imporre dazi al mondo e si prepara ad accogliere alla Casa Bianca le visite e le richieste di molti leader
Si è aperta male la settimana dei mercati, come male si era chiusa quella scorsa, a causa dei dazi imposti dagli Stati Uniti al resto del mondo, che il presidente Donald Trump ha definito ancora una "cura necessaria".
La Borsa di Milano e quella di Francoforte stanno cedendo intorno all'6 per cento, Parigi e Londra circa il 5. Il Nikkei a Tokyo, dopo il 9 per cento perso la scorsa settimana, cede un altro 7,82 per cento, mentre la Borsa di Hong Kong ha registrato in corso di seduta una perdita di oltre un decimo del suo valore (-12 per cento), con i titoli bancari e tecnologici in picchiata.
Non meglio la Cina, dove il governo ha risposto venerdì ai dazi statunitensi con tariffe doganali equivalenti al 34 per cento. Lunedì le piazze finanziarie di Shanghai e Shenzhen hanno registrato vendite massicce di titoli perdendo, rispettivamente, intorno al 7 e al 9 per cento.
"Cosa succederà ai mercati non sono in grado di dirlo. Ma il nostro Paese è molto più forte", ha detto Trump ai giornalisti domenica, a bordo dell'Air Force One.
I prezzi del petrolio in Asia sono scesi ai minimi dal 2021, sulla scorta dei timori la guerra commerciale porti a un rallentamento dell'economia globale e dunque della domanda di energia.
Trump, leader del mondo ansiosi "di fare accordi"
Dalla Casa Bianca, che lunedì vede la visita del premier israeliano Netanyahu e probabilmente a breve quella di Giorgia Meloni, arriva quasi un invito a discutere di dazi e monetizzare l'annuncio di mercoledì di Donald Trump.
"Questa settimana ho parlato con molti europei, asiatici, in tutto il mondo. Stanno morendo dalla voglia di fare un accordo", ha detto ancora il presidente Usa, "voglio risolvere il deficit che abbiamo con la Cina, l'Unione Europea e altre nazioni, e dovranno farlo. E se vogliono parlarne, sono aperto a parlare".
Questo lunedì la premier italiana incontra i vicepremier e i ministri dell'Economia, delle Imprese, dell'Agricoltura e degli Affari europei per valutare le ricadute sui vari settori dei dazi del 20 per cento entranti in vigore sulle esportazioni europee negli Stati Uniti. A Lussemburgo si riunisce il Consiglio Affari Esteri con i ministri competenti per affrontare l'escalation doganale con due focus, sugli Stati Uniti e sulla Cina.
Tra i leader che si preparano a partire per Washington, c'è anche il premier giapponese Shigeru Ishiba, per tentare di smorzare l'impatto che un calo delle esportazioni verso gli Usa potrebbe avere sull'economia giapponese, specialmente nel settore automobilistico.
"Dobbiamo sottolineare chiaramente che il Giappone non sta facendo nulla di ingiusto", ha detto il premier, durante una sessione parlamentare, definendo "estremamente spiacevole" l'imposizione delle tariffe del 24 per cento da parte degli Usa.
Da parte sua Pechino, oltre alle contro-tariffe commerciali, ha approntato dei piani per contenere l'impatto dei dazi americani, chiamati "repressione economica", tra cui misure per maggiore liquidità incluso un possibile abbassamento dei tassi di interesse, ha scritto lunedì uno dei media statali, il Quotidiano del Popolo
Taiwan, dove il mercato azionario ha perso quasi il 10 per cento lunedì, ha deciso invece di non imporre ritorsioni per i dazi del 32 per cento elevati dagli Usa e di acquistare più beni americani in modo da ridurre il disavanzo commerciale lamentato da Trump, ha detto in un video messaggio il presidente dell'isola, William Lai.