Il fisico dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Giovanni Macedonio spiega a Euronews cosa sta succedendo ai Campi Flegrei, a Napoli, e all'isola greca di Santorini, colpiti da numerosi terremoti negli ultimi mesi
Le ripetute scosse sismiche ai Campi Flegrei e nell'isola greca di Santorini hanno attirato negli ultimi tempi l'attenzione di tanti, a causa dei timori per la popolazione e per le spiegazioni scientifiche di questi fenomeni.
Terremoti ai Campi Flegrei: venti anni di monitoraggio
L’area flegrea, situata a ovest di Napoli, è soggetta a una lenta deformazione del suolo nota con il nome di bradisismo (letteralmente movimento lento del suolo) che avviene con modalità diverse nel tempo, portando sia al sollevamento sia alla subsidenza dell'area interessata.
I fenomeni sono monitorati costantemente dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Invg), che ha classificato l'area in uno stato di allerta gialla, segnalando un'attività crescente del sistema vulcanico.
Giovanni Macedonio, fisico e studioso di vulcani all'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica, ha spiegato a Euronews cosa è successo nell'area negli ultimi 20 anni, da quando nel 2005 è iniziato un sollevamento di circa un metro e ottanta centimetri.
Macedonio spiega come il sollevamento abbia un'escalation: la sua velocità aumenta nel tempo e con un andamento parabolico, non lineare. Questo conferma il fatto che maggiore è la velocità di sollevamento, maggiore è il numero di terremoti che osserviamo.
"In questi giorni ha ripreso a salire con più velocità e quindi questo porta a una sequenza di terremoti che stiamo registrando e che anche le persone avvertono", continua Macedonio.
Il vulcanologo chiarisce a Euronews che le crisi nel passato si sono fermate, tranne in un caso: nel 1500, quando un sollevamento di 6 metri portò a un'eruzione. Nonostante le scosse recenti, l'eventualità di un'altra eruzione adesso sembra meno probabile, seppure non impossibile.
La frequenza degli episodi ha avuto negli anni un forte effetto sulla popolazione dei Campi Flegrei: in particolar modo negli anni '70 e '80 quando ci sono stati gravi danni alle abitazioni e conseguenti evacuazioni.
Tra le attività svolta dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, vi è anche il monitoraggio costante della situazione per prevenire eventuali scenari critici e proteggere i residenti.
Terremoti a Santorini: la causa è tettonica
Dall'inizio del 2025 le isole greche di Santorini e Amorgos hanno registrato migliaia di scosse di terremoto, la più forte di magnitudo 5,3. L'emergenza ha spinto più di due terzi della popolazione di Santorini a lasciare l'isola, mentre le autorità hanno ordinato la chiusura delle scuole e sconsigliato di radunarsi al chiuso o di avvicinarsi alle coste a causa del pericolo di nuove scosse e di tsunami.
Sebbene Santorini sia di per sé un'isola vulcanica parzialmente sommersa e ancora attiva, l'attuale consenso è che l'origine di questi terremoti non sia vulcanica ma tettonica. La causa è dovuta a una collisione della placca del mare Egeo con quella africana che, scontrandosi, provocano i terremoti.
La minaccia maggiore è al momento un terremoto più forte di quelli registrati nelle ultime settimane con conseguenti frane o tsunami localizzati. Lo sciame potrebbe anche improvvisamente estinguersi.
Terremoti a Santorini e ai Campi Flegrei: c'è un legame?
"Non c'è proprio nessun collegamento, quello di Santorini è un effetto indotto da collisioni a livello continentale, mentre ai Campi Flegrei è qualcosa di locale che avviene solo qui e coinvolge sostanzialmente un'area piccola, ristretta", sottolinea Macedonio.
Inoltre, i terremoti di origine tettonica come quelli tra Santorini e Amorgos sono tipicamente più forti dei terremoti vulcanici: oltre alla magnitudo di 5,3 registrata all'inizio di quest'anno in Grecia, negli anni '50 fu di 7,1, "qualcosa che non potrebbe mai avvenire nei Campi Flegrei", conclude il fisico.
In entrambi i casi, ricorda Giovanni Macedonio, prevedere il futuro è quasi impossibile.