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Gaza, gabinetto di sicurezza israeliano approva l'accordo per la tregua: la palla passa al governo

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Di Michela Morsa
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il gabinetto di sicurezza d'Israele ha dato parere positivo sulla proposta di accordo per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, raccomandone l'approvazione al gabinetto di governo

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Il governo israeliano è riunito per dare il via libera finale all'accordo sul cessate il fuoco con Hamas dopo il primo sì arrivato nel pomeriggio di venerdì dal gabinetto di sicurezza. L'intesa permetterebbe la fine delle ostilità a Gaza dopo più di 15 mesi di conflitto e lo scambio tra ostaggi israeliani de nella e prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

"Dopo aver esaminato tutti gli aspetti politici, di sicurezza e umanitari, e comprendendo che l'accordo proposto sostiene il raggiungimento degli obiettivi della guerra, la Commissione dei ministri per gli Affari di sicurezza nazionale ha raccomandato al governo di approvare il piano proposto", si legge in una nota diffusa dall'ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Giovedì sera era arrivata da Netanyahu la conferma del raggiungimento di un accordo, seguita dalla firma ufficiale del testo a Doha da parte delle parti e dei mediatori, dopo che in mattinata lo stesso primo ministro israeliano aveva annunciato una "crisi dell'ultimo minuto" attribuendo la colpa alla richiesta di Hamas di ulteriori concessioni.

Un funzionario egiziano e uno di Hamas hanno confermato che i problemi dell'ultimo minuto riguardavano l'elenco dei prigionieri palestinesi da rilasciare dalle carceri israeliane durante la prima fase dell'accordo, smentendo quanto affermato dal portavoce di Tel Aviv, che giovedì aveva individuato in nuove richieste riguardo il dispiegamento dell'Idf nel corridoio di Philadelphi il motivo dello stallo.

Ci si aspetta che il Consiglio dei ministri israeliano dia il suo ok al cessate il fuoco, anche se la proposta di accordo ha suscitato una forte resistenza da parte dei partner di coalizione di estrema destra, con il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir che ha più volte ribadito che si dimetterà in caso di approvazione.

Le sue dimissioni non farebbero cadere il governo e non farebbero deragliare l'accordo, ma la mossa destabilizzerebbe il governo in un momento delicato e potrebbe portare alla sua caduta se a Ben-Gvir si unissero altri alleati chiave di Netanyahu.

I primi ostaggi potrebbero essere rilasciati già domenica

L'ufficio di Netanyahu ha detto che se l'accordo sarà approvato la tregua potrebbe iniziare domenica e i primi ostaggi potrebbero essere rilasciati anche subito. Secondo l'accordo 33 dei circa cento ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza saranno rilasciati nell'arco di sei settimane in cambio di centinaia di palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane.

Jaher Jabareen, capo dell'ufficio di Hamas responsabile dei prigionieri, ha dichiarato venerdì che i nomi di coloro che dovrebbero essere rilasciati dalle carceri israeliane saranno pubblicati, ma non ha detto quando.

È stata invece già resa pubblica la lista dei primi ostaggi israeliani destinati al rilascio, ma l'elenco non indica le loro condizioni di salute né l'ordine in cui saranno liberati. Secondo fonti israeliane tra le prime persone ci saranno le donne rapite dai kibbutz e al Nova festival il 7 ottobre scorso, seguite poi da cinque soldatesse. Netanyahu ha già incaricato una task force speciale di prepararsi a ricevere gli ostaggi.

Cosa prevede la proposta di accordo

Nel frattempo, nei 42 giorni della prima fase, le truppe israeliane si ritireranno da molte aree, consentendo a centinaia di migliaia di abitanti della Striscia di tornare a ciò che resta delle loro case. Ci sarà anche un'ondata di assistenza umanitaria, con l'ingresso di centinaia di camion di aiuti.

Il resto degli ostaggi, compresi i soldati maschi, sarà rilasciato in una seconda fase, molto più difficile, che sarà negoziata a partire dal 16esimo giorno della prima. Hamas ha dichiarato che non rilascerà i restanti prigionieri senza un cessate il fuoco duraturo e un completo ritiro israeliano, mentre Israele ha giurato di continuare a combattere fino a smantellare il gruppo e di mantenere un controllo di sicurezza a tempo indeterminato sul territorio.

Se la seconda fase avesse successo - da bozza dell'accordo con il raggiungimento di un cessate il fuoco permanente e il completo ritiro dell'Idf dalla Striscia - si passerebbe alla terza fase, durante la quale sarebbero riconsegnati i corpi degli ostaggi morti durante la detenzione e inizierebbe la ricostruzione dell'enclave, devastata da 15 mesi di massicci bombardamenti e combattimenti.

Rimangono questioni ancora più a lungo termine sulla Gaza post-bellica, tra cui chi governerà il territorio o supervisionerà l'arduo compito della ricostruzione.

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