Trump ha parlato ai giornalisti dalla sua residenza privata in Florida, dopo che il Congresso ha certificato ufficialmente ieri la sua vittoria alle elezioni dello scorso novembre
Donald Trump si rifiuta di escludere l'uso di forza militare e misure economiche per portare il canale di Panama e la Groenlandia sotto il controllo degli Usa. "Non posso assicurarlo per nessuna delle due cose", ha detto rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se escludeva "la forza militare o la coercizione economica". Lo ha dichiarato parlando ai giornalisti dalla sua residenza privata in Florida, dopo che il Congresso ha certificato ufficialmente ieri la sua vittoria alle elezioni dello scorso novembre.
"Abbiamo bisogno di sicurezza economica, il canale di Panama è stato costruito dai militari, non mi impegno ora a fare questo, ma potrebbe essere quello che dovremo fare", ha aggiunto, sottolineando che il canale di Panama "è vitale per il nostro Paese, ora è gestito dalla Cina. Noi abbiamo dato il canale a Panama non alla Cina, e loro ne hanno abusato".
Groenlandia, "ci serve per la sicurezza nazionale"
Riguardo alla Groenlandia, Trump ha ribadito che gli Usa devono ottenerne il controllo per motivi di "sicurezza nazionale", affermando che la "nessuno sa se la Danimarca ha un diritto legale" e facendo riferimento che la popolazione dell'isola potrà "decidere sull'indipendenza". Il presidente ha detto di "valutare" l'imposizione di dazi alla Danimarca.
Il futuro della Groenlandia "appartiene ai groenlandesi" ha replicato la premier danese Mette Frederiksen. Lo riportano i media danesi. Nel giorno della visita sull'isola di Donald Trump junior la prima ministra della Danimarca ha spiegato che è "importante" che il futuro della Groenlandia "venga deciso a Nuuk e non in altri posti". Quanto alla nuova amministrazione Usa guidata da Donald Trump "abbiamo avuto un'ottima collaborazione con quella attuale e sono sicura che sarà altrettanto con la nuova", ha aggiunto.
"Eredito un mondo in fiamme"
"Noi abbiamo sconfitto l'Isis, non abbiamo avuto guerre. Ora eredito un mondo in fiamme con la Russia, Ucraina e Israele" ha detto nella conferenza stampa a Mar a Lago, parlando del "fiasco" di Joe Biden nella gestione della politica internazionale.
Trump ha avvertito che la guerra tra Russia e Ucraina "potrebbe intensificarsi e diventare molto peggiore di come è adesso": una dichiarazione, nella prima conferenza stampa da presidente eletto, che arriva dopo le promesse in campagna elettorale di far terminare il conflitto in 24 ore, dal momento del suo ritorno alla Casa Bianca.
Medio Oriente, "sarà l'inferno se Hamas non libera gli ostaggi"
Sul conflitto tra Israele e Hamas ha affermato: "Se gli ostaggi in mano ad Hamas non verranno liberati entro il 20 gennaio - ha dichiarato - in Medio Oriente si scatenerà l'inferno". Nella conferenza stampa è intervenuto anche Steve Witkoff, che sarà l'inviato di Trump in Medio Oriente. Ha dichiarato che i negoziati "stanno facendo molti progressi" verso un accordo per il rilascio degli ostaggi. Ed ha ribadito di sperare "veramente che entro l'inaugurazione avremo delle buone cose da annunciare a nome del presidente".
Witkoff ha precisato che sarà a Doha, dove domani si svolgerà un round di negoziati, "è il presidente, la sua reputazione, le cose che ha detto che stanno guidando le trattative. Per questo speriamo che le cose funzioneranno e che salveremo delle vite".
La Nato, "gli alleati paghino"
Ha aggiunto che gli alleati della Nato devono incrementare la spesa per la difesa al 5 per cento del Pil. "Se lo possono permettere tutti", è stato il commento a margine. Trump ha anche assicurato che la sua amministrazione renderà più snelli gli standard ambientali per quelle aziende che investiranno negli Usa oltre un miliardo di dollari. Il divieto di Joe Biden alle trivellazioni off-shore "non resterà in vigore" ha annunciato.
Tra gli altri annunci di Trump quello di un investimento da 20 miliardi di dollari per costruire data center negli Usa da parte del miliardario del settore immobiliare degli Emirati Arabi Uniti, Hussain Sajwani, fondatore e presidente di Damac.