Guerra in Ucraina: attacchi in Russia, raid di gruppi armati anti-Cremlino oltreconfine

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Di Ilaria CicinelliMichela Morsa
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Kiev ha attaccato con droni e razzi nove regioni russe danneggiando un deposito di petrolio e una raffineria di Lukoil. Mosca dichiara di aver respinto un'incursione terrestre rivendicata dai gruppi armati anti-Cremlino Legione della libertà della Russia e Battaglione siberiano

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L'Ucraina ha lanciato numerosi attacchi con droni e razzi contro la Russia nella notte tra lunedì e martedì. Sono state colpite almeno nove regioni tra cui quella di Mosca e di San Pietroburgo. I sistemi di difesa aerei russi hanno intercettato 25 droni diretti verso la capitale russa, Kursk e Belgorod.

La Russia ha dichiarato di aver respinto anche un'incursione transfrontalierada parte di alcuni gruppi armaticon base in Ucraina, infliggendo pesanti perdite agli aggressori, mentre i paramilitari hanno affermato di essere riusciti a violare il confine con le regioni russe di Kursk e Belgorod

Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa russa Tass le autorità della città di Kursk hanno deciso di chiudere le scuole e passare alle lezioni online per motivi di sicurezza.

Kiev colpisce un deposito di petrolio e una raffineria

Alcuni droni ucraini sono stati intercettati anche nelle regioni di Leningrado, Brjansk, Tula e Orel. Kiev è tuttavia riuscita a colpireun deposito di petrolio nella regione russa di Orel, secondo quanto riferito dal ministero della Difesa russo. 

A causa dell'impatto è divampato un vasto incendio in un'area di circa cento metri quadrati. Diciassette residenti sono stati evacuati da due edifici limitrofi. 

Invece nella regione russa di Nizhnij Novgorod i droni si sono abbattuti su un'importante raffineria di proprietà del gigante petrolifero Lukoil nella città di Kstovo, provocando un'esplosione in uno degli impianti di lavorazione. Il funzionamento dell'impianto è stato sospeso a causa dell'attacco e del successivo incendio, ma non dovrebbero esserci vittime. 

Attacchi della Legione della libertà della Russia e del Battaglione siberiano

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che "formazioni terroristiche" ucraine sostenute da carri armati e veicoli corazzati da combattimento hanno tentato senza successo di invadere in tre direzioni separate la regione russa di Belgorod intorno alle 3 del mattino. Altri quattro attacchi di "gruppi di sabotaggio e ricognizione" ucraini sono stati respinti circa cinque ore dopo nella regione russa di Kursk. 

A rivendicare i raid sono stati due gruppi armati con base in Ucraina che sostengono di essere composti da russi contrari al Cremlino, la Legione della libertà della Russia e il Battaglione siberiano. Entrambi hanno annunciato gli attacchi sui loro canali Telegram. "Strapperemo la nostra terra al regime centimetro per centimetro", ha scritto la Legione. 

Gli attacchi sarebbero legati alle imminenti elezioni presidenziali russe, che si terranno dal 15 al 17 marzo e il cui risultato, la riconferma di Vladimir Putin, è scontato. In riferimento al voto la Legione ha scritto: "Il popolo voterà per chi vuole, non per chi deve. I russi vivranno liberamente".

Il portavoce dell'intelligence militare ucraina Andriy Yusov ha dichiarato che i gruppi armati hanno condotto l'operazione in territorio russo in maniera indipendente, senza la collaborazione delle autorità ucraine. Ha detto che anche un terzo gruppo, il Corpo dei volontari russi, ha partecipato ai raid

La Russia impone sanzioni a 347 "figure ostili" dei Paesi baltici

L'agenzia di stampa russa Tass ha riferito che il ministero degli Esteri russo ha imposto sanzioni a347 persone provenienti da Lettonia, Lituania ed Estonia che, a suo dire, sono "figure ostili".

Secondo quanto comunicato dal ministero, sono necessarie "misure di ritorsione" nei confronti di chi è coinvolto in "atrocità" quali "le pressioni per l'adozione di misure sanzionatorie contro il nostro Paese, l'interferenza negli affari interni della Russia, la persecuzione della popolazione di lingua russa, la barbara campagna per la demolizione di massa dei monumenti ai soldati liberatori sovietici, la riscrittura della storia, la glorificazione del nazismo, la linea criminale perseguita per rifornire il regime di Kiev di armi". 

Prosegue la polemica sulle parole del Papa: Parolin chiarisce

"È ovvio che la creazione di condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura non spetta solo a una delle parti, bensì a entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all'aggressione". Così in un'intervista al Corriere della Sera il cardinale e segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha spiegato le parole di Papa Francesco sulla guerra nell'intervista alla tv svizzera Rsi.

Parolin ha riferito che la Santa Sede continua a chiedere il cessate il fuoco, e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori. "Trattandosi di decisioni che dipendono dalla volontà umana, rimane sempre la possibilità di arrivare a una soluzione diplomatica", ha aggiunto il cardinale. 

In molti hanno criticato il Pontefice sostenendo che le sue parole fossero un invito a Kiev a issare la bandiera bianca e ad arrendersi. "È più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. Oggi si può negoziare con l'aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare", ha affermato Papa Francesco. 

Una smentita era già arrivata dal direttore della sala stampa della Santa Sede Matteo Bruni che ha sottolineato come il Papa stesse parlando di tutti i conflitti e che i negoziati non equivalgono a una resa ma sono motivo di forza.

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