Agricoltori cechi e polacchi contro le merci ucraine, Tusk: La consegna di armi non sarà compromessa

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Di Michela Morsa
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Il primo ministro polacco ha assicurato che il trasporto di armi verso l'Ucraina non verrà intaccato dai blocchi stradali dei manifestanti ai valichi di frontiera. Contatto permanente con Bruxelles e Kiev per trovare soluzioni, ma dice: sto dalla parte degli agricoltori polacchi

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Le proteste continuano al confine polacco-ucraino, dove gli agricoltori periodicamente impediscono ai camion in entrata e in uscita di attraversare i valichi di frontiera. 

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha dichiarato che il trasporto di armi verso l'Ucraina non rischia di essere bloccato, aggiungendo che i binari e le strade funzionali alla consegna di armi e munizioni all'Ucraina saranno inclusi nell'elenco delle infrastrutture critiche.

"Non cedo nei miei sforzi per garantire gli interessi degli agricoltori polacchi. La situazione, ovviamente, non è semplice per la maggior parte dei nostri partner occidentali. E parlo sia dell'Europa che degli Stati Uniti. Gli aiuti all'Ucraina hanno anche questa dimensione commerciale e finanziaria, ma la Polonia e i produttori agricoli polacchi sono i più colpiti in questo senso", ha detto Tusk. 

Tusk ha inoltre annunciato che i governi di Polonia e Ucraina si incontreranno a Varsavia il 28 marzo per affrontare tutti i problemi relativi al grano, agli altri prodotti agricoli provenienti dall'Ucraina e agli aiuti militari. Ha poi specificato di essere in contatto permanente sia con le istituzioni europee sia con Kiev per trovare soluzioni comuni al problema delle merci ucraine sui mercati europei.

Gli agricoltori cechi si sono uniti alle proteste

Lunedì anche gli agricoltori cechi si sono uniti alle protesteche hanno già travolto molti Paesi europei nelle scorse settimane e in questi giornisi sono recati nelle maggiori città del Paese ma anche ai confinicon Slovacchia, Polonia e Ungheria.  

Gli operatori agricoli cechi, infatti, si sono allineati alle richieste dei loro colleghi dell'Europa centrale e orientale che, oltre a protestare contro la politica agraria di Bruxelles, chiedono sussidi più alti per contrastare l'afflusso di merci più economiche dall'Ucraina, a cui l'Unione europea ha permesso di accedere al mercato europeo senza dazi.

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