Francia, la denuncia di #NousToutes: "Da quando c'è Macron 900 donne uccise"

Coi cartelli in piazza a Parigi il movimento femminista #NousToutes
Coi cartelli in piazza a Parigi il movimento femminista #NousToutes Diritti d'autore AP
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Di Stefania De Michele
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Novecento candeline e un cartellone con i nomi delle donne uccise: il movimento femminista #NousToutes in piazza a Parigi per chiedere misure efficaci contro la violenza di genere

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Il movimento femminista francese #NousToutes è sceso in piazza a Parigi per onorare la memoria delle novecentp donne uccise in Francia da quando Emmanuel Macron è presidente della Repubblica francese.Tenendo in mano cartelli con scritto "Stato colpevole, giustizia complice", hanno denunciato Macron per non aver assicurato una rete di protezione contro la violenza di genere.

Novecento candele in ricordo delle donne uccise

Circa novecento candele sono state accese nei pressi della Tour Eiffel ed è stato esposto uno striscione lungo 15 metri con i nomi e le età delle vittime, tra cui le venti donne - di età compresa tra i 16 e i 75 anni - che, secondo  #NousToutes, sono state uccise dall'inizio di quest'anno. Per le attiviste, i numeri spaventosamente alti evidenziano "l'assenza di una reale volontà politica" da parte del governo francese di adottare misure efficaci contro un fenomeno sempre più dilagante.

I cartelli di #NousToutes: "Da quando Macron è stato eletto nel maggio 2017, più 900 femminicidi"
I cartelli di #NousToutes: "Da quando Macron è stato eletto nel maggio 2017, più 900 femminicidi"Michel Euler/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.

Violenza di genere, il chiaroscuro di Macron

Nel novembre 2017, pochi mesi dopo essersi insediato all'Eliseo, Macron aveva dichiarato che l'uguaglianza tra uomini e donne sarebbe diventata la "grande causa" del suo mandato, giurando di dare priorità alla repressione della violenza contro le donne. Ma il presidente francese ha alimentato le polemiche, nel 2020, quando ha nominato Gérald Darmanin alla carica di ministro dell'Interno. All'epoca Darmanin era stato accusato di stupro.

All'inizio di quest'anno Macron è finito nuovamente nel mirino dei movimenti femministi, e non solo, per aver difeso la presunzione di innocenza dell'attore francese Gérard Depardieu, accusato di violenza sessuale.

Stupro, freno a mano tirato della Francia in Europa

L'ultima buccia di banana, su cui l'inquilino dell'Eliseo rischia di scivolare, è recente: Macron è stato criticato per aver bloccato l'inclusione dello stupro come reato a livello europeo nelle nuove leggi dell'Ue per combattere la violenza contro le donne.

"Pensi che il sesso non consensuale sia uno stupro? Per Macron la risposta è no. Con il suo alleato Viktor Orbán, ha silurato un testo europeo per combattere la violenza contro le donne eliminando una definizione comune di stupro. Macron è dalla parte degli aggressori, in Francia e in Europa", ha dichiarato un'indignata Manon Aubry, europarlamentare e co-presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica.

Manon Aubry, europarlamentare e co-presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica.
Manon Aubry, europarlamentare e co-presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica.Jean-Francois Badias/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.

Manon Aubry si riferisce all'accordo raggiunto dal Parlamento europeo e dai Paesi dell'Ue su una prima direttiva per combattere la violenza contro le donne, per contrastare meglio le mutilazioni genitali femminili, i matrimoni forzati e la divulgazione di immagini intime. È il culmine di lunghi negoziati che hanno deluso alcuni difensori della lotta contro la violenza sessuale. Il Parlamento ha escluso dall'accordo una definizione di stupro basata sull'assenza di consenso, poiché diversi Stati membri, in particolare Francia, Germania e Ungheria, si sono opposti all'inclusione dello stupro nella legislazione. I Paesi del no al testo hanno sostenuto che l'Ue non avesse competenza in materia e che il testo rischiava di essere cassato dai tribunali europei in caso di ricorso.

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