Cominciano le presidenziali in Finlandia. La campagna elettorale è stata incentrata sulla guerra in Ucraina, i rapporti con la Nato e con l'Unione europea. Favoriti il candidato di centrodestra Alexander Stubb, il verde indipendente, Pekka Haavisto, e il politico nazionalista Jussi Halla-aho
È iniziato il voto anticipato per il primo turno delle elezioni presidenziali in Finlandia, previste per domenica 28 gennaio.
La votazione, cominciata mercoledì negli uffici municipali e postali in Finlandia così come in ospedali e prigioni e nelle ambasciate all'estero, è rivolta ai cittadini in condizioni particolari e per chi si trova fuori dal Paese.
Il voto anticipato proseguirà fino a martedì prossimo (sabato per i residenti esteri).
Chi sono i favoriti nelle elezioni presidenziali in Finlandia
Il voto si tiene dopo dodici anni alla presidenza di Sauli Niinistö, che dopo due mandati non può ricandidarsi.
I candidati sono nove: Alexander Stubb, già primo ministro ed esponente della coalizione di centrodestra al potere, è in testa ai sondaggi insieme con l'ex ministro degli Esteri, Pekka Haavisto, e l'ex leader del partito di estrema destra Finns ora al governo, Jussi Halla-aho.
Le elezioni parlamentari dello scorso anno, infatti, hanno messo fine al governo socialdemocratico di Sanna Marin, in favore di una coalizione conservatrice guidata da Petteri Orpo.
Se nessun candidato otterrà il 50% o più dei voti al primo turno, i primi due classificati andranno al ballottaggio l'11 febbraio.
Le elezioni del 28 gennaio sono cruciali per la Finlandia
Il capo di Stato in Finlandia è il comandante in capo dell'esercito, responsabile della politica estera in collaborazione con il governo e rappresenta la nazione nei vertici internazionali.
Sono responsabilità particolarmente importanti in un momento in cui il Paese, tradizionalmente neutrale, deve gestire uno dei confini con la Russia in tempo di guerra con l'Ucraina.
Il nuovo presidente dovrà sostanziare anche il ruolo della Finlandia nella Nato, a cui ha aderito lo scorso aprile, e l'approccio all'Unione europea (di cui è membro dal 1995) di fronte agli accenti populisti che ha preso la politica locale al pari del resto del continente.