La Macedonia del Nord riuscirà a superare la sua dipendenza dal carbone?

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Di Hans von der Brelie
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La recente crisi energetica ha rallentato la transizione del Paese verso forme di energia pulita: Skopje ha prorogato più volte la data di chiusura delle sue centrali elettriche a carbone

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Nonostante l'impegno a diventare il primo Paese senza carbone nei Balcani occidentali, la Macedonia del Nord ha prorogato più volte la data di chiusura delle sue centrali elettriche a carbone. Clicca sul video qui sopra per vedere il reportage.

Una nuvola di fumo denso fuoriesce continuamente dalla centrale a carbone di Bitola. Insieme alla centra di Oslomej, è uno dei due hub del carbone della Macedonia del Nord. Il 47% dell'elettricità del Paese è prodotto bruciando lignite estratta da enormi miniere a cielo aperto vicino alle centrali a carbone costruite circa 40 anni fa. Secondo Pece Matevski, direttore della centrale di Bitola, è prevista l'apertura di un'altra miniera di carbone.

La Macedonia del Nord intendeva eliminare gradualmente il carbone entro il 2027. Ma la crisi energetica ha spinto questo Paese di 2 milioni di abitanti a cambiare i suoi piani. Ora si prevede di abbandonare il carbone entro il 2030. A Skopje, capitale del Paese, Nevena Smilevska si occupa di transizione energetica per l'ong Cee Bankwatch. È preoccupata per l'impatto di ulteriori ritardi sulla potenziale adesione del Paese all'Unione europea. "La data di chiusura deve rimanere il 2030 - dice Smilevska -. È molto improbabile che ci venga permesso di non rispettare il Green Deal europeo. Se la nostra richiesta di adesione all'Ue sarà accettata, dovremo chiudere le centrali prima dell'adesione".

Le più alte emissioni di SO2 nei Balcani occidentali

Poiché le riserve di lignite si stanno esaurendo, il Paese deve importare carbone dai Paesi vicini. Una forte dipendenza dai combustibili fossili che non migliora la qualità dell'aria. Nel 2022 la centrale a carbone di Bitola ha registrato le più alte emissioni di anidride solforosa (SO2) e di polveri nella regione dei Balcani occidentali. Sono state emesse 111.000 tonnellate di SO2, 17 volte più del consentito.

Il Paese ha in media 280 giornate di sole all'anno: le condizioni ideali per la produzione di energia solare. A 120 km da Skopje, nella più antica centrale a carbone della Macedonia settentrionale, Oslomej, la produzione di energia è destinata a cambiare. Qui le centrali solari sono state costruite sopra la miniera di lignite a cielo aperto.

Tuttavia Cedomir Arsouski, gestore della centrale fotovoltaica, attende da un anno e mezzo che l'elettricità venga immessa nella rete. "Siamo ancora in attesa di alcune licenze da parte delle autorità", afferma Arsouski. Il recente accordo raggiunto alla CoP28 potrebbe accelerare la transizione energetica del Paese. I finanziatori internazionali hanno annunciato che finanzieranno un piano da 3 miliardi di euro per chiudere completamente le centrali elettriche a carbone del Paese entro il 2030 e sostituirle con impianti solari, idroelettrici, eolici e a gas.

L'ambizione è quella di garantire una "transizione giusta", distribuendo 1,7 gigawatt di energia rinnovabile, moltiplicando le capacità di stoccaggio dell'energia e migliorando le connessioni alla rete.

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