Ungheria, per le strade cartelloni contro von der Leyen. A Natale un sondaggio sulle politiche Ue

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Di Michela Morsa
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La campagna di comunicazione insinua rapporti tra la presidente della Commissione e la famiglia Soros e accusa l'Unione di imporre all'Ungheria politiche sbagliate

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La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, accanto ad Alexander Soros, il 38enne figlio del miliardario George Soros e attuale presidente della Open society foundations (Osf). Sotto, un testo in maiuscolo che recita: "Non balliamo al ritmo che fischiano!". 

Questo è il contenuto dei cartelloni che ultimamente sono apparsi nelle strade di tutta l'Ungheria, parte di una campagna di comunicazione del partito al governo, Fidesz, contro l'Unione europea. Da diversi anni l'Ungheria è in conflitto con gli altri Stati membri e la Commissione su diverse questioni, ma è la prima volta che von der Leyen viene presa di mira in una campagna condotta dallo Stato. 

Contestualmente, il governo di Viktor Orbán ha lanciato una consultazione nazionale, una sorta di sondaggio governativo non vincolante per chiedere ai cittadini ungheresi quale sia la loro posizione su questioni critiche: un questionario di 11 domande che verrà inviato entro Natale e a cui dovranno rispondere entro il 10 gennaio. 

Le domande, che chiedono di scegliere tra una risposta favorevole e una contraria, contengono affermazioni sulle politiche europee e accusano l'Unione di imporre al governo ungherese politiche sbagliate. La maggior parte include informazioni ingannevoli, come quella secondo cui "il sostegno finanziario di Bruxelles all'organizzazione palestinese ha raggiunto anche Hamas", o che "Bruxelles vuole creare ghetti per migranti in Ungheria". Altre domande riguardano il sostegno militare e finanziario all'Ucraina, a cui Orbán ha giurato di opporsi, e la richiesta di adesione della Nazione devastata dalla guerra.

Un analista politico ungherese ha dichiarato a Euronews che si tratta chiaramente di campagne di comunicazione che favoriscono l'agenda politica di Viktor Orbán, questa volta in vista delle elezioni europee.

"L'intera campagna di comunicazione è chiaramente volta a dimostrare che è l'Unione europea a impedire che le cose vadano bene in Ungheria. C'è una crisi dell'inflazione ovunque, specialmente in Ungheria, e ci sono anche altri problemi. Ovviamente ogni governo vuole sviare questi problemi da se stesso, e il governo ungherese sta cercando di incolpare, tra gli altri, l'Unione Europea", spiega Gergely Rajnai, del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Corvinus. 

Il commento della Commissione

In risposta alla diffusione dei cartelloni, Eric Mamer, portavoce capo della Commissione europea, ha dichiarato che von der Leyen, dopo aver visto le immagini, è rimasta "completamente indifferente" e non ha battuto ciglio.

La presidente "ha piena fiducia nella capacità dell'opinione pubblica ungherese di farsi un'opinione propria sulla base di informazioni oggettive e concrete su ciò che facciamo", ha dichiarato lunedì Mamer. "Siamo chiari. Sappiamo che non è la prima volta. Probabilmente non sarà l'ultima volta. Abbiamo affari da fare. Abbiamo crisi da gestire. Abbiamo politiche da attuare", ha aggiunto, liquidando la questione. 

Mamer non ha commentato nel dettaglio nemmeno il sondaggio, pur sottolineando che le affermazioni riportate sono notoriamente false. "Possiamo fornire le nostre posizioni su tutte le politiche citate, ma non abbiamo intenzione di entrare in un dibattito su dichiarazioni che sono state inserite in una consultazione solo per le autorità ungheresi. Francamente, non abbiamo interesse a perdere tempo con questo tipo di questioni nell'attuale contesto internazionale", ha affermato Mamer, strizzando l'occhio ai cittadini ungheresi. 

"Crediamo nell'intelligenza dell'opinione pubblica ungherese, dei circa 10 milioni di cittadini ungheresi che vivono non solo in Ungheria ma anche nell'Unione europea. Siamo certi che siano in grado di decidere da soli sulla base delle informazioni oggettive che forniamo".

La presidenza Ue dell'Ungheria

L'ultimo di una lunga serie di scontri tra Bruxelles e Budapest, dalla guerra in Ucraina e le relazioni con la Russia fino alla migrazione e lo stato di diritto, arriva nel momento in cui si vocifera che la Commissione europea si stia preparando a rivedere la decisione di congelare i 22 miliardi di euro di fondi europei destinati all'Ungheria, bloccati da tempo proprio per problemi legati allo stato di diritto. 

Si prevede che l'Ungheria sia al centro dell'attenzione del prossimo vertice dell'Unione a metà dicembre, in quanto Paese europeo più simpatico alla Russia e scettico nei confronti non solo della difesa dell'Ucraina, ma anche dell'offrire al Paese in guerra un percorso di adesione al blocco, tema principale del summit.

Dopo le ultime elezioni in Polonia, Orbán ha perso il suo più forte alleato all'interno del blocco, ma a partire da luglio assumerà la presenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, in seguito alle elezioni di giugno.

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