Gaza, l'Idf: ostaggi portati all'ospedale di al Shifa. Nella struttura ancora 250 pazienti gravi

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Di Michela Morsa
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Secondo l'esercito israeliano diversi video proverebbero che i miliziani di Hamas si sono nascosti nella struttura in seguito all'attacco del 7 ottobre. Ora è sotto tiro l'ospedale Indonesiano

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L'esercito israeliano ha pubblicato alcuni video provenienti dalle telecamere a circuito chiuso dell'ospedale di al Shifa che mostrano i miliziani di Hamas portare alcuni ostaggi all'interno della struttura sanitaria, il 7 ottobre e nei giorni seguenti, e quindi proverebbero che "sono andati a nascondersi in ospedale" dopo l'attacco in territorio israeliano. 

Il portavoce dell'idf, Daniel Hagari, ha affermato che Tel Aviv ha identificato due degli individui che appaiono nei filmati come unprigioniero del Nepal e uno della Thailandia. Hagari ha anche accusato Hamas di aver mentito sulla morte della soldata 19enne Noa Marciano, il cui corpo è stato rinvenuto nelle vicinanze di al Shifa la scorsa settimana. Secondo "informazioni d'intelligence concrete", Marciano non sarebbe morta a causa di un bombardamento israeliano, ma sarebbe stata uccisa all'interno dell'ospedale.

Un portavoce di Hamas, Izzat Al-Rishq, ha di fatto confermato le immagini diffuse da Tel Aviv, spiegando di aver più volte detto di aver trasferito gli ostaggi negli ospedali della Striscia per ricevere cure. "Abbiamo rischiato i nostri combattenti per garantire ai prigionieri feriti le migliori cure possibili. Abbiamo pubblicato molte immagini al riguardo, ora il portavoce dell'esercito lo presenta come se avesse scoperto qualcosa di grandioso.Prendersi cura dei prigionieri, curarli e fornire loro eventuali cure mediche è un punto per noi e non per voi", ha detto Al-Rishq.

Inoltre, l'Idf ha dichiarato che i suoi ingegneri hanno scoperto un tunnel profondo 10 metri e lungo 55 sotto l'ospedale, diffondendone anche un video. "L'ingresso del tunnel contiene vari meccanismi di difesa, come una porta a prova di esplosione e un foro di tiro", si legge nella dichiarazione dell'Idf, che sostiene da settimane che Hamas si serva di al Shifa e dei suoi sotterranei come principale base di comando. 

Mounir el-Boursh, direttore del ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, definisce l'affermazione una "pura menzogna". Anche i medici palestinesi che lavorano nella struttura negano con forza che Hamas svolga le sue attività nel complesso medico e anzi accusano i soldati israeliani di aver trasformato la struttura in un campo militare, "vandalizzando e distruggendo" le attrezzature

"Hanno trasformato il complesso medico di Al-Shifa in una caserma militare e hanno detenuto numerose persone all'interno dell'ospedale. Queste persone sono state interrogate e poi rilasciate. Inoltre, hanno scavato a fondo ampie sezioni del terreno dell'ospedale nel tentativo di trovare qualcosa nel sottosuolo, cercando inutilmente di avvalorare le loro affermazioni. Tuttavia, è risaputo che non c'è nulla che possano rivelare al mondo: abbiamo ripetutamente sottolineato questo fatto", ha dichiarato Ashraf al-Qudra, un portavoce del ministero.

Tra la vita e la morte

Intanto la situazione sanitaria all'interno della struttura rimane critica. Domenica i 31 neonati prematuri ancora in vita - all'inizio dell'assedio dell'ospedale, lo scorso fine settimana, erano 39 - sono stati evacuati e trasferiti all'ospedale Emirates di Rafah, nel sud della Striscia, ma secondo un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità stanno tutti combattendo gravi infezioni.

All'interno di al Shifa rimangono ancora 250 pazienti gravemente feriti e circa 25 operatori sanitari. L'Oms, che ha fatto parte del team intervenuto nella struttura, ha parlato di una "zona di morte" e ha annunciato di star ultimando i piani per completare l'evacuazione. L'operazione dovrebbe durare diversi giorni: i primi a essere trasferiti saranno 22 pazienti sottoposti a dialisi e 50 con lesioni spinali.

Hamas afferma che il bilancio delle vittime tra i palestinesi è salito a oltre 13mila persone, tra cui 5.500 bambini e 3.500 donne. Ci sono anche 30mila palestinesi feriti. 

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L'ospedale Indonesiano sotto tiro

Nella notte tra domenica e lunedì un attacco israeliano ha colpito l'ospedale Indonesiano, nel nord della Striscia di Gaza. Le vittime registrate all'interno della struttura, che ora sarebbe circondata dall'esercito, sono almeno 12.

Il personale sanitario sta chiedendo "urgente aiuto": il generatore dell'ospedale, praticamente l'unico ancora in grado di offrire servizi medici nel nord dell'enclave palestinese, è spento e si teme che le forze israeliane replichino il modus operandi adottato con l'ospedale di al Shifa

I bombardamenti si sono estesi a tutta l'area circostante, colpendo diverse abitazioni nell'area di Jabalia e del campo profughi. L'agenzia stampa palestinese ha detto che tra le vittime ci sono donne e bambini, e diverse persone sono ancora intrappolate sotto le macerie degli edifici crollati. 

Le forze israeliane hanno colpito anche una casa a Deir al-Balah, nel centro di Gaza, e una casa a est di Khan Younis, nel sud. Il numero delle vittime non è ancora chiaro.

Trattative in corso

Rimangono solo "piccoli" ostacoli all'accordo per il rilascio di alcuni dei circa 240 ostaggi in mano ad Hamas dal 7 ottobre. A dirlo è il primo ministro qatariota Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, che ha spiegato come siano stati superati gli ostacoli principali e rimangano da affrontare solo questioni pratiche e logistiche. 

Anche il vice consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jonathan Finer ha confermato che un accordo è più vicino di quanto non sia mai stato.

L'altro fronte

Domenica i ribelli Houthi dello Yemen, che già nelle scorse settimane avevano lanciato razzi e droni verso Israele, hanno affermato di aver sequestrato una nave mercantile israeliana nel Mar Rosso

Israele ha detto che la nave non è israeliana e che non ci sono suoi cittadini a bordo. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che si tratta di "un altro atto di terrorismo iraniano". 

Gli Stati Uniti hanno chiesto ai ribelli di rilasciare la nave e l'equipaggio della Galaxy Leader, definendo il sequestro una "flagrante violazione del diritto internazionale".

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