L'Onu ha definito l'attuale situazione nella Striscia di Gaza un "flagello per la nostra coscienza collettiva". Oltre un milione e mezzo di persone sono sfollate. A Gaza manca "praticamente tutto", ma in particolare l'acqua potabile"
Drammatico, secondo l'Onu, è il numero degli sfollati a Gaza: un milione e mezzo di persone su una popolazione totale di 2,7 milioni.
Jens Laerke, portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) ha dichiarato che 700 mila gazani sono ospitati nelle strutture dell'UNRWA, numero quasi quattro volte superiore alla capacità massima consentita nelle strutture.
"Quello che abbiamo visto accadere negli ultimi 26 giorni in Israele e nei territori occupati non è altro che quello che definirei un flagello per la nostra coscienza collettiva, ha detto Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli Affari umanitari dell'Onu.
"Siamo tutti in qualche modo coinvolti".
Ad alcuni gazani con doppia nazionalità e persone ferite è stato permesso di lasciare la Striscia dal valico do Rafah al confine con l'Egitto. "Non stiamo tenendo il passo con i progressi verso la desolazione", ha dichiarato Griffiths.
Gli aiuti umanitari arrivati dall'Egitto "sono quasi del tutto insufficienti", annuncia l'Onu. Negli ultimi giorni "manca praticamente tutto", in particolar modo l'acqua potabile.
"Ora la gente non cerca solo il pane. Sta cercando l'acqua", ha detto Thomas White, direttore dell'UNRWA.