Le organizzazioni umanitarie condannano queste interruzioni. Sul campo invece le vittime dell'attacco a Jabalia sono decine. La situazione sta precipitando: il partito Fatah di Abu Mazen annuncia la "giornata della rabbia" in Cisgiordania
Gaza è nuovamente in completo black out elettrico e delle comunicazioni, Internet compreso. Immaginate le condizioni degli ospedali...
Secondo Hamas, nell'attacco israeliano al campo profughi di Jabalia sono morti anche sette ostaggi, tra cui tre stranieri.
Raid ai campi profughi
Martedì 31 ottobre, Israele ha confermato che i suoi aerei hanno effettuato l'attacco al campo profughi di Jabalia, a Gaza.
Le immagini mostrano i sopravvissuti che cercano le vittime tra le macerie. Gli attacchi aerei israeliani hanno raso al suolo interi palazzi, almeno una ventina.
Ufficialmente, almeno 50 persone hanno perso la vita, ma le vittime potrebbero essere oltre 120. Per l'Unicef è "un cimitero di bambini".
Nei bombardamenti israeliani è stato colpito un altro campo profughi, quello di Nuserait, al centro della Striscia di Gaza, causando almeno 15 vittime.
Israele: "Colpito un centro di comando di Hamas"
Israele afferma che l'attacco ha distrutto un centro di comando di Hamas, situato in abitazioni civili, e una rete di tunnel sotterranei.
Sarebbe rimasto ucciso anche il capo delle operazioni di Hamas del 7 ottobre, Ibrahim Biari, comandante dell'unità ''Nukhba''.
L'esercito israeliano rivendica il successo delle operazioni.
"Questo bastione è stato utilizzato per l'addestramento per l'operazione terroristica, da dove i terroristi sono usciti, ed è un passaggio verso la zona costiera da cui sono usciti i terroristi per il massacro del 7 ottobre", ha dichiarato il portavoce dell'esercito israeliano, Daniel Hagari.
I carri armati e i veicoli blindati israeliani continuano a isolare Gaza City, dove, secondo l'esercito israeliano, Hamas dispone di un'ulteriore rete di tunnel, utilizzati come centro di comando.
L'allarme dell'Onu
Mercoledì 1° novembre sarà aperto il valico di frontiera di Rafah - al confine con l'Egitto - per consentire ai palestinesi feriti di essere curati negli ospedali egiziani.
L'Onu, nel frattempo, ha espresso allarme per l'intensità del conflitto.
“Il Segretario Generale è profondamente allarmato per l'intensificarsi del conflitto tra Israele e Hamas e altri gruppi armati palestinesi a Gaza. Compresa l’espansione delle operazioni delle forze di difesa Israeliane, accompagnata da intensi attacchi aerei e il continuo lancio di razzi da Gaza verso Israele”, ha dichiarato Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres.
Riapre il valico di Rafah
L'apertura, mercoledì, del valico di Rafah dovrebbe permettere anche l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza.
Verso la tarda mattinata, hanno cominciato a transitare verso l'Egitto centinaia di cittadini palestinesi con passaporto straniero.
In quest'area, l'Egitto ha posizionato carri armati e veicoli blindati. Decine di mezzi stazionano vicino al confine pronti a respingere un eventuale afflusso di decine di migliaia di profughi da Gaza.
Il valico è stato chiuso dall'Egitto dallo scoppio dei combattimenti ed è stato aperto solo parzialmente per alcuni giorni, per consentire l'ingresso di un numero limitato di camion umanitari.
Il Trattato di Pace del 1979 con Israele limita il numero di forze che l'Egitto può dislocare nella penisola del Sinai. Ma la violazione degli accordi è stata anche favorita dalla disponibilità delle autorità israeliane ad accettare qualsiasi misura adatta a combattere l'insurrezione islamica nella regione.
Blinken di nuovo a Tel Aviv
Dopo 25 brutali giorni di guerra, il Segretario di Stato americano Antony Blinken è atteso nuovamente venerdì a Tel Aviv, per incontrare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Per Blinken, è il terzo viaggio in Israele dall'inizio della guerra.
In una telefonata al presidente israeliano Isaac Herzog, Blinken ha ribadito il sostegno americano a Israele.
Per questo mercoledì, il partito "Fatah" del presidente palestinese Abu Mazen ha annunciato una "giornata delle rabbia" in tutta la Cisgiordania.