I palestinesi in fuga da Gaza hanno cercato rifugio in alcuni posti al sud della Striscia, alcuni si sono rifugiati in ospedali o scuole dell'ONU. Ibrahim al-Agha, un cittadino irlandese-palestinese ha accolto in sua casa molti dei connazionali in fuga. Circa 90 persone ora si proteggono a vicenda
Sono molti i palestinesi che in questi giorni scappano da Gaza per provare a lasciarsi alle spalle gli orrori della guerra. Molti si sono spostati verso il sud della Striscia, altri si sono rifugiati in ospedali o scuole dell'Onu.
La situazione è precaria per le migliaia di civili che provano a salvarsi dalle bombe di Israele.
Ma in questi momenti drammatici il supporto e il sostegno reciproco è fondamentale. Ibrahim al-Agha è un cittadino irlandese-palestinese. Era tornato a Gaza per qualche giorno con la sua famiglia, ma è rimasto intrappolato dopo che, lo scorso 7 ottobre, Hamas ha colpito Israele.
E, così, ha deciso di aprire le porte di casa sua ad alcuni degli sfollati di Gaza. Molti si sono rifugiati in casa sua credendo che, in quanto straniero, la sua casa non sarebbe stata presa di mira. In pochissimo tempo sono arrivate quasi 90 persone.
Sono uomini, donne e bambini. Molti di loro hanno vissuto le guerre precedenti, ma raccontano il loro spavento per quello che sta succedendo in queste settimane.
"Ho vissuto e assistito a tutte le guerre precedenti dal 2009 a oggi. Questa guerra è la più difficile e la più crudele", racconta Rami Mahfouz, abitante del quartiere di Tal al-Hawa, non molto lontano dalla città di Gaza.
"Io e la mia famiglia siamo scappati e abbiamo avuto paura. Non abbiamo scelto di lasciare le nostre case. Non potevo credere di aver finalmente raggiunto un luogo sicuro".
"Siamo scappati il primo giorno di guerra e siamo venuti in questa casa. Non conoscevamo direttamente il proprietario", dice Hammam Al-Afrangi, anch'egli scappato da Tal al-Hawa.
Ibrahim al-Agha ha accolto in casa sua una quantità impensabile di persone, circa 90 palestinesi. Non è stato facile per loro all'inizio vivere tutti insieme, ma con l'aiuto del proprietario di casa sono riusciti a organizzarsi.
"I primi due giorni sono stati molto difficili per noi, perché non ci conoscevamo - continua Hammam - ed eravamo tutti spaventati e nervosi".
"Non sapevamo come avremmo vissuto insieme".
"Ma poi abbiamo condiviso le spese della vita e le responsabilità con questa famiglia per assicurarci la salvezza".
Ibrahim al-Agha era tornato nella Striscia con sua moglie e i suoi tre figli, ma la famiglia è rimasta bloccata, nonostante possedessero doppia cittadinanza, quella palestinese e quella irlandese.
"Ogni volta che veniamo a visitare Gaza pensiamo, con la doppia nazionalità, di avere un po' di vantaggio in caso di guerra. Siamo cittadini irlandesi e palestinesi e potremmo ricevere aiuto per evacuare entro il primo o il secondo giorno. Ma, purtroppo, questa volta la situazione è totalmente diversa".
E, così, l'idea di ospitare e aiutare quanta più gente possibile.
"Facciamo tutti un grosso sforzo con il cibo, l'acqua, l'elettricità e anche per cercare di intrattenere i bambini durante il giorno. Quindi, è una lotta dalla mattina fino a quando andiamo a dormire".
"È una lotta quotidiana solo per far fronte ai nostri bisogni come gruppo".