Striscia di Gaza, Israele bombarda il valico di Rafah e si oppone al passaggio di persone e aiuti

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Di Michela Morsa
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Una folla di persone con passaporto straniero si è radunata alla frontiera dopo che si era parlato di un cessate il fuoco per permettere il loro passaggio in mattinata. Smentito da Netanyahu. Dal lato egiziano una lunga fila di convogli umanitari in attesa da giorni

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L'esercito israeliano continua a bombardare il valico egiziano di Rafah, l'unico passaggio via terra non controllato da Israele tra la Striscia di Gaza e il mondo esterno. Il quinto e ultimo attacco, nel pomeriggio di lunedì, va a complicare una situazione già critica.

La frontiera è rimasta chiusa a persone e aiuti umanitari anche lunedì, nonostante alcuni media internazionali domenica avessero parlato di un accordo tra Israele, Egitto e Stati Uniti per un cessate il fuoco a partire dalle 9 locali (le 8 italiane), per permettere almeno il passaggio in sicurezza delle persone con passaporto straniero residenti a Gaza.

Non c'erano state conferme ufficiali - il presidente israeliano Benjamin Netanyahu ha anzismentito l'ipotesi di una tregua nelle prime ore di lunedì -, ma anche su indicazione dell'ambasciata statunitense in Israele centinaia di persone si erano radunate nei pressi del valico in attesa. Dal lato egiziano, invece, ci sono lunghe file di camion che trasportano medicine, cibo, carburante e altri beni di prima necessità.

Nonostante la chiusura, un funzionario locale ha detto alla Bbc che sarebbero stati fatti entrare nella Striscia di Gaza 150mila litri di carburante per permettere il funzionamento delle centrali che pompano l'acqua potabile.

Il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry ha dichiarato che il governo egiziano è favorevole all'apertura del valico per accogliere le persone straniere e per far passare i convogli con gli aiuti umanitari, bloccati da giorni al confine. A opporsi, ha spiegato, è solo il governo israeliano.

La situazione umanitaria

La situazione umanitaria all'interno della Striscia è catastrofica. Secondo le Nazioni unite gli sfollati interni sono almeno un milione. Di questi, sarebbero 600mila quelli che solo durante il fine settimana, esortati da Israele, si sono mossi verso il sud dell'enclave per sfuggire ai bombardamenti su Gaza City. Le città meridionali, però, non hanno i mezzi per accogliere tutti:la città di Khan Yunis, in particolare, è vicina al collasso.

Le scorte di qualsiasi bene di prima necessità sono agli sgoccioli. L'ufficio regionale dell'Oms ha affermato che "rimangono 24 ore di acqua, elettricità e carburante". Domenica il governo israeliano aveva annunciato di aver ripristinato le forniture d'acqua al sud, ma dalle testimonianze sul posto per il momento sembra che non sia così.

Intanto l'esercito israeliano continua a bombardare la Striscia senza sosta. L'idf ha affermato di aver attaccato "dozzine di obiettivi" di Hamas nelle ultime ore, sostenendo che sono stati distrutti "un quartier generale operativo e le postazioni di tiro di mortai". 

Secondo il ministero della Sanità della Striscia il bilancio delle vittime delle bombe israeliane è salito a oltre 2800 palestinesi uccisi e quasi 10.900 feriti

Allarme in Israele

Nella giornata di lunedì sono tornati a suonare gli allarmi missilistici in tutta Israele, soprattutto nella città di confine Sderot e in altre città meridionali. Le sirene sono suonate anche a Tel Aviv, Gerusalemme e nel centro del Paese. 

L'esercito israeliano ha aggiornato il numero degli ostaggi detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza: sarebbero 199, e non 155 come era stato comunicato domenica. L'esercito ha detto di aver avvertito tutte le famiglie delle persone coinvolte. Non è chiaro se siano tutti israeliani o anche stranieri.

L'esercito ha anche detto che dal 7 ottobre a oggi sono stati uccisi da Hamas 291 soldati israeliani, mentre il numero totale delle vittime è stato aggiornato a 1400.

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