L'Europa ha fallito con i palestinesi, isolando politicamente Hamas?

Militanti di Hamas mascherati sventolano bandiere verdi islamiche durante una manifestazione di solidarietà con i compagni palestinesi a Gerusalemme, (30.4.2021)
Militanti di Hamas mascherati sventolano bandiere verdi islamiche durante una manifestazione di solidarietà con i compagni palestinesi a Gerusalemme, (30.4.2021) Diritti d'autore Adel Hana/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.
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Di Mared Gwyn JonesEdizione italiana: Cristiano Tassinari
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Secondo alcuni analisti, l'Unione europea e le stesse agenze dell'Onu - pur fondamentali con i loro aiuti umanitari alla popolazione palestinese - sono troppo "ligie" agli ordini che provengono da Tel Aviv

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Quando Hamas vinse le elezioni legislative palestinesi nel gennaio 2006, l'Europa ha avuto un problema. Un grosso problema.

La democrazia palestinese, che l'Europa aveva contribuito a costruire dopo gli Accordi di Oslo del 1993, emise un risultato che la metteva profondamente a disagio: la vittoria elettorale di un gruppo considerato terroristico.

L'Occidente ha immediatamente boicottato il governo, democraticamente eletto guidato da Hamas, finché non avesse accettato di riconoscere Israele e rinunciare alla violenza. Hamas rifiutò e nel 2007 prese il controllo della Striscia di Gaza.

Da allora, l'Unione europea è stata uno dei maggiori donatori di aiuti umanitari ai palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, sostenendo l'economia locale e impedendo alla popolazione di sprofondare nella povertà.

Ma l'Ue ha fatto questo mantenendo una rigida politica di "non contatto" con Hamas, rifiutando di impegnarsi con il gruppo militante e incanalando gli aiuti a Gaza attraverso le agenzie delle Nazioni Unite e altre organizzazioni che considera al di fuori dell'orbita di Hamas.

Nella sua ultima decisione, in una risposta inadeguata alla guerra di questi giorni, la Commissione europea ha triplicato il suo sostegno umanitario ai palestinesi, portandolo a 75 milioni di euro.
Nel frattempo, sta "rivedendo" circa 396 milioni di euro di aiuti allo sviluppo non spesi per assicurarsi che i finanziamenti dell'Ue non siano inavvertitamente entrato in contatto con Hamas.

Euronews ha parlato con due esperti, profondamente divisi tra loro, sulla decisione dell'Ue di isolare Hamas e sul suo impatto sull'attività diplomatica nella regione.

Gli aiuti dell'UE sono una "ancora di salvezza" per i palestinesi

Per Matthew Levitt, direttore del programma Reinhard sull'antiterrorismo e l'intelligence presso il Washington Institute, il boicottaggio di Hamas da parte dell'Occidente è l'unica risposta possibile alla vittoria elettorale del gruppo.

"La gente ha il diritto di votare per chi vuole, ma questo comporta delle conseguenze", ha dichiarato Levitt a Euronews.

"Hamas non ha mai fatto parte della soluzione. Dobbiamo anche ricordare che l'Ue e i suoi alleati hanno mantenuto linee di comunicazione con i leader di Hamas dopo la loro vittoria alle elezioni del 2006, ma era importante per l'Occidente, in quel momento, stabilire come trattare con i terroristi", ha aggiunto Levitt.

La continua fornitura di aiuti da parte dell'Ue e dei suoi alleati occidentali è stata - ed è tuttora - un'ancora di salvezza per i palestinesi, in grado di provvedere ai loro bisogni essenziali di base.

L'Unione europea contribuisce ogni anno con almeno 82 milioni di euro all'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite che fornisce servizi essenziali ai rifugiati palestinesi, e solo nel 2022 ha investito 145,35 milioni di euro in aiuti allo sviluppo per pagare gli stipendi e le pensioni dei dipendenti pubblici palestinesi, investire negli ospedali e sostenere le famiglie vulnerabili.

Colletta umanitaria delle Nazioni Unite a Gaza City, nel 2021.
Colletta umanitaria delle Nazioni Unite a Gaza City, nel 2021.John Minchillo/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.

Ma il dottor Tamet Qarmout, responsabile della pubblica amministrazione presso il Doha Institute for Graduate Studies, che ha lavorato a Gaza per il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), ritiene che gli aiuti dell'Ue abbiano anche perpetuato uno stato di dipendenza palestinese, "sollevando" Israele dalle sue responsabilità.

"I palestinesi hanno ricevuto aiuti a goccia per sopravvivere, quando, invece, avrebbero avuto e avranno bisogno di un'operazione di ben più largo respiro, per poter sopravvivere. Ma nessuno è stato disposto a prendere questa decisione per loro", ha spiegato Qarmout.

Qarmout ritiene, inoltre che isolando Hamas l'Europa sia diventata ancora più "ligia" agli interessi israeliani, permettendo a Israele di deteriorare gradualmente il già faticoso processo di pace.

"Se da un lato i generosi donatori hanno indubbiamente aiutato il popolo palestinese, dall'altro hanno pagato il prezzo dell'occupazione israeliana, e questo sostiene cinicamente e tristemente l'occupazione", ha aggiunto Qarmout.

"Anche le agenzie delle Nazioni Unite sono diventate agenti dell'apparato di sicurezza israeliano, ma hanno subito immense pression,i perché Hamas si è opposto all'accordo".

Il dottor Qarmout ha anche detto a Euronews che, a causa del ruolo degli operatori umanitari delle Nazioni Unite nel sostenere il boicottaggio occidentale di Hamas, alla fine sono stati costretti a "condividere informazioni con Hamas" su ciò che entrava e usciva dalla Striscia di Gaza, il che significa che gli aiuti sono diventati sempre più politicizzati.

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"La domanda chiave che l'Europa doveva porsi all'epoca era come utilizzare efficacemente gli aiuti per garantire che entrambe le parti rispettassero il processo di pace: entrambe le parti, non una sola. Ma la discussione non è mai stata veramente aperta nella politica europea, come se fosse un tabù", ha aggiunto Qarmout.

Ex leader europei, tra cui l'ex premier britannico Tony Blair, in passato hanno espresso rammarico per la decisione di boicottare immediatamente Hamas nel 2007, affermando che la comunità internazionale avrebbe dovuto coinvolgere i militanti islamici nel dialogo.

Possibile il sabotaggio degli aiuti

Matthew Levitt sostiene che l'Occidente doveva stabilire chiare linee rosse nei confronti di Hamas.
Ritiene, inoltre che - mentre la priorità immediata dell'Ue in questo momento dovrebbe essere quella di garantire che gli aiuti umanitari essenziali continuino a raggiungere Gaza - è anche giusto indagare su un potenziale dirottamento di fondi verso Hamas.

"Da tempo si parla di aiuti ai palestinesi dirottati altrove, in particolare i fondi dell'Ue", ha dichiarato Levitt.
"La realtà è che Hamas controlla la Striscia di Gaza e, quindi, si deve presumere che una parte degli aiuti in arrivo sia inevitabilmente dirottata. La possibilità di deviare o fare la cresta è reale. Ci sono ottime ragioni per rivalutare le modalità di erogazione degli aiuti, ma non se gli aiuti debbano essere erogati. Gli aiuti non debbono mai essere interrotti", ha aggiunto Levitt.

Negli ultimi anni i membri del Parlamento europeo hanno sollevato preoccupazioni sulla possibile deviazione dei fondi europei da parte di Hamas.
In un'interrogazione scritta del 2021 alla Commissione europea, l'eurodeputato svedese Charlie Weimers chiese se i fondi dell'UE per un valore di 1,7 milioni di euro destinati all'Università islamica di Gaza (IUG) - che ha legami stretti e ben documentati con Hamas - siano in contrasto con gli impegni antiterrorismo del blocco dei 27.

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Nella sua risposta, l'allora Commissaria europea per l'Istruzione, la bulgara Mariya Gabriel dichiarò che la Commissione aveva annullato gli accordi di sovvenzione con l'IUG nel 2021, dopo che quest'ultima si era rifiutata di accettare una clausola che stabiliva che i beneficiari dovevano garantire di non avere alcun legame con persone incluse nell'elenco delle misure restrittive dell'Ue.

La settimana scorsa, le Forze di Difesa israeliane hanno preso di mira proprio l'IUG con attacchi aerei, sostenendo che l'Università veniva utilizzato come "campo di addestramento" per i militanti di Hamas.

Ma il dottor Qarmout afferma che, nonostante queste affermazioni, "non è stato prodotto alcuno straccio di prova o di intelligence" per dimostrare che i fondi dell'Ue sono stati dirottati da Hamas (nell'acquisto di armi?), mentre ci sono molte prove che Israele prende di mira i progetti finanziati dai donatori, proprio nei Territori palestinesi.

Un ragazzo palestinese sul balcone di una scuola dell'Onu.
Un ragazzo palestinese sul balcone di una scuola dell'Onu.Khalil Hamra/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.

Nel 2021 si è registrato un aumento delle demolizioni israeliane di infrastrutture palestinesi, compresi progetti finanziati dall'Ue, il che ha spinto i rappresentanti di Bruxelles e del Regno Unito a visitare le comunità colpite da questi "danni", in Cisgiordania.

In una dichiarazione del 2021, il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) ha affermato che quell'anno le autorità israeliane hanno distrutto 150 strutture finanziate dai donatori, facendo sfollare 656 persone, tra cui 359 bambini, in tutta la Cisgiordania.

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Israele ha anche preso di mira pozzi d'acqua e condutture durante i vari conflitti, compresa la guerra di 11 giorni del 2021, nonostante molti progetti idrici siano sostenuti da donatori stranieri.

Sebbene l'Ue abbia ripetutamente condannato gli attacchi dei coloni israeliani contro i palestinesi e i bombardamenti mirati alle infrastrutture critiche palestinesi, non ha mai indagato su come Israele possa aver intenzionalmente minato i progetti di sviluppo dell'Unione europea nella regione.

Lunedì, la Commissione europea ha annunciato che intensificherà gli sforzi per portare aiuti a Gaza, inviando voli di forniture umanitarie dell'UNESCO in Egitto, mentre continuano gli sforzi internazionali - proprio con il presidente egiziano Al-Sisi - per aprire corridoi umanitari e la frontiera al valico di Rafah.

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