Hamas afferma di tenere in ostaggio più di cento persone. L'esercito israeliano conferma ma i dati sono ancora incerti. Intanto le famiglie delle vittime sono disperati: "È una questione di umanità"
Hamas e il gruppo Jihad islamica dichiarano di tenere in ostaggio oltre 130 persone in seguito all'assalto armato contro Israele. Tra queste, cinque parenti stretti di Abbey Onn: tre bambini, il padre e la nonna.
"Due giorni fa ci siamo svegliati presto per le sirene e abbiamo capito che c'era un attacco", racconta Abbey, "Poi abbiamo iniziato a ricevere messaggi dalla nostra famiglia. Dicevano che Hamas era all'interno del kibbutz. Loro erano chiusi nei rifugi e potevano sentire Hamas sparare vicino alle loro case. In poche ore hanno bruciato e massacrato la maggior parte del kibbutz. Le persone che non hanno ucciso, le hanno prese in ostaggio".
Una questione di umanità
L'esercito israeliano conferma che decine di persone di diverse nazionalità sono state catturate dai terroristi, ma non si conoscono ancora dati precisi. Alcuni ostaggi sono stati liberati durante i combattimenti.
"Non abbiamo informazioni dalle autorità" prosegue Abbey, "Per questo stiamo cercando di fare del nostro meglio per raccontare cosa accade alla comunità internazionale e per far sì che la gente capisca che non si tratta di una questione politica. Non importa come la si pensi sulla situazione in Israele o in Palestina, questa è una questione di umanità".
Hamas afferma di voler scambiare gli ostaggi con tutti i palestinesi arrestati e imprigionati da Israele con accuse di terrorismo. In seguito, il gruppo ha dichiarato di non essere disponibile ad alcun colloquio su questo tema mentre i combattimenti sono in corso.