Von der Leyen a Lampedusa tra le proteste degli isolani

Tensione a Lampedusa per la costruzione (poi smentita) di una tendopoli
Tensione a Lampedusa per la costruzione (poi smentita) di una tendopoli Diritti d'autore Cecilia Fabiano/LaPresse via AP
Diritti d'autore Cecilia Fabiano/LaPresse via AP
Di Gianluca Martucci
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Un gruppo di cittadini manifesta contro l'ipotesi (poi smentita) della costruzione di una tendopoli per il deposito delle attrezzature per la gestione delle emergenze

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La gestione dei migranti sbarcati a Lampedusa sta contribuendo a far alzare la tensione tra i cittadini dell'isola. All'accoglienza mostrata da molti cittadini che hanno offerto pasti e sollievo agli immigrati, fa ora da contraltare la protesta di chi si sente abbandonato dalle istituzioni nazionali ed europee rispetto a un fenomeno di grande portata.

Le voci sulla possibile costruzione di una tendopoli per il deposito delle attrezzature da montare nella ex base militare Loren, ipotesi successivamente smentita, hanno fatto divampare la tensione, che da giorni è sottotraccia ma palpabile tra gli abitanti.

"Un'isola di 20 chilometri quadrati come questa vuole dire che non è disposta più a essere il luogo dove scaricare le responsabilità della gestione di un fenomeno che ha un impatto sulla vita dei cittadini e sul territorio da più di trent'anni", ci spiega un uomo.

Tra la folla che si è radunata sotto il municipio anche il vicesindaco leghista Attilio Lucia. "Lampedusa, non può tollerare tutto questo: l'isola è nostra e non del governo o dell’Unione europea", ha detto. 

Più posata la reazione del sindaco Filippo Mannino in un messaggio ai leader dell'Onu in riunione nei prossimi giorni all'Assemblea generale e al vertice degli obiettivi di sviluppo sostenibile a New York. Il primo cittadino ha chiesto un “piano di salvataggio per le persone e il pianeta” per "offrire ai vicini la possibilità di vivere in modo dignitoso" e per evitare "che Lampedusa diventi la Ellis Island europea".

Prove di vera solidarietà

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha affermato che in una riunione in remoto con la commissaria europea Ylva Johansson e gli omologhi di Francia, Spagna e Germania "è emersa la volontà comune di affrontare in modo concreto e con un taglio operativo la questione migratoria",  in particolare "per bloccare all'origine le partenze".

La prima ministra francese Elisabeth Borne ha annunciato che "è giunto il momento della solidarietà con l'Italia ma anche della mobilitazione dell'Ue".

Tra Francia e Italia si discute di premere affinché al tavolo dei leader europei riuniti a fine ottobre a Bruxelles si discuta di un'iniziativa congiunta per bloccare le partenze irregolari cooperando con i Paesi di origine e di transito e del seguito da dare in Europa alla riforma delle regole in materia di gestione dei flussi contenuta nel Patto sulla Migrazione non ancora approvata.

La visita della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Lampedusa fa da contorno e accende la speranza su una ferma consapevolezza dell'emergenza da parte delle altre capitali europee.

La Germania intanto ha annunciato che riattiverà la sua partecipazione al meccanismo volontario di solidarietà per la redistribuzione dei richiedenti asilo. Nelle precedenti settimane Berlino aveva affermato di non essere più disposta ad accettare i “dublinati”, gli immigrati che avrebbero dovuto far esaminare la loro domanda di asilo in Italia. La decisione era stata giustificata con lo "straordinario afflusso a cui l’Italia è chiamata a far fronte da mesi".

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