Sono appena cessati violenti scontri armati che hanno ucciso 55 miliziani e fatto quasi 150 feriti
Ancora sangue a Tripoli con i violenti scontri armati che hanno lasciato sul campo almeno 55 miliziani e 146 feriti. Ad accendere la miccia è stato l'ennesimo confronto tra milizie rivali che spadroneggiano sul territorio, peraltro schierate dalla stessa parte, quella dei sostenitori del governo di unità nazionale sotto egida Onu guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeiba).
La 444
Mohamed Hamza, comandante della "Brigata 444", una delle formazioni schierate con l'esecutivo, è finito in manette lunedì sera all'aeroporto di Mitiga. L'area è sotto il controllo della potente Forza di deterrenza speciale, la "Rada". Da qui l'avvio della rappresaglia. Ignote le ragioni di quello che la Brigata 444 ha considerato un vero e proprio affronto, dichiarando lo stato di emergenza e mobilitando la forza armata.
Lotta senza quartiere
I combattimenti si sono sviluppati lungo le periferie del sudest della capitale, in particolare nella zona di Ain Zara. Dopo oltre ventiquattro ore di scontri a fuoco anche con armi pesanti il bilancio ancora provvisorio è stato di 55 morti e 146 feriti, hanno reso noto fonti mediche. Tre ospedali da campo e circa 60 ambulanze sono stati utilizzati per aiutare i feriti ed evacuare i civili in aree più sicure, oltre 230 le famiglie spostate dalle zone coinvolte.
Il cessate il fuoco
A far tornare la calma l'accordo raggiunto dopo lunghe ore di trattative tra le due milizie. L'intesa, che sarebbe stato mediata dal premier Dbeibah, ha portato alla liberazione del colonnello Hamza. La sua formazione, impegnata anche in attività anticontrabbando nel sud e sulla strada costiera che collega Tripoli alla Tunisia, è affiliata al ministero della Difesa, mente la Rada è legata a posizioni del Consiglio presidenziale.