La Corte Suprema di Hong Kong rigetta il divieto di uccidere l'inno pro-democrazia

La Corte Suprema di Hong Kong contro la leadership della città-Stato sulla messa al bando dell'inno pro-democrazia
La Corte Suprema di Hong Kong contro la leadership della città-Stato sulla messa al bando dell'inno pro-democrazia Diritti d'autore AP
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A Hong Kong la Corte suprema si impone contro il tentativo della leadership della metropoli di far sparire da internet il testo e le musiche del brano che ha accompagnato le proteste del 2019

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La Corte Suprema di Hong Kong ha respinto l'azione legale del governo della regione amministrativa speciale che chiedeva di vietare la trasmissione e la distribuzione nei mass media e su internet di "Glory to Hong Kong", l'inno delle proteste pro-democrazia scoppiate nel 2019 dopo la proposta di modifica della legge sull'estradizione.

Da allora la canzone è stata riprodotta, spesso involontariamente anche in diversi eventi sportivi internazionali al posto dell'inno nazionale cinese della "Marcia dei volontari".

Una sentenza a favore del divietoavrebbe dato un altro giro di vite alla libertà di espressione e di informazione della città, che sono diventate sempre più deboli a causa della repressione del movimento pro-democrazia. Soprattutto sarebbe servito alla leadership della città, sempre meno restia al controllo di Pechino per fare pressioni sui giganti del web, affinché questi ultimi intervenissero per censurare la riproduzione e la vendita del testo e delle musiche dell'inno.

Chan ha messo in dubbio il fatto che un'ingiunzione avrebbe fornito un deterrente maggiore rispetto al diritto penale esistente rispetto a quanto prevedono il reato di “sedizione”, stabilito su una legge del periodo coloniale, e il reato di “secessione”, in virtù della legge sulla sicurezza nazionale del 2020 che configura la pena dell’ergastolo.

Hong Kong, ex colonia britannica, è tornata sotto il dominio cinese nel 1997 sotto la promessa di mantenere intatte le libertà civili di stampo occidentale per 50 anni fino al 2047. Ma una legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino e altri cambiamenti avvenuti dopo le proteste del 2019 hanno ridotto l'apertura e le libertà che un tempo erano caratteristiche della città.

A giugno 2023 il segretario alla Giustizia della città aveva chiesto l'ingiunzione dopo che la canzone era stata erroneamente suonata come inno della città in occasione di eventi internazionali. È stato il caso di una gara di hockey su ghiaccio durante la Terza divisione del campionato mondiale a Sarajevo. Dopo il rimprovero da parte del massimo organismo sportivo della città, l'Associazione di hockey su ghiaccio di Hong Kong ha fatto ammenda per quello che ha definito un evento "indipendente e sfortunato".

Ma la sentenza non rappresenta la fine delle controversie per aziende come Google e Meta, sollecitate a più riprese dal governo della città per l'eliminazione di ogni traccia dell'inno. Da parte sua George Chen, ex responsabile delle politiche pubbliche per la Grande Cina di Meta ha affermato che non c'è "nessuna possibilità" che il governo molli la presa sulla presenza online dell'inno.

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