Le ONG: "Abusi e prevaricazioni negli istituti che li accolgono. Il diritto a metter su famiglia non è neanche contemplato"
Le ONG: "Abusi e prevaricazioni negli istituti che li accolgono. Il diritto a metter su famiglia non è neanche contemplato" Diritti d'autore Euronews

Amore tra disabili e sterilizzazione forzata. Viaggio in un istituto ungherese

Di Lucia Riera BosquedLaura Llach
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L'Ungheria è uno dei nove paesi Ue che autorizzano la sterilizzazione forzata dei disabili e uno dei tre che permettono di praticarla anche ai minori. Le ONG: "Abusi e prevaricazioni negli istituti che li accolgono. Il diritto a metter su famiglia non è neanche contemplato"

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L'Ungheria è uno dei nove paesi dell'Unione Europea che autorizza la sterilizzazione forzata dei disabili. E insieme a Portogallo e Repubblica Ceca, uno dei tre che permette di praticarla anche ai minori. 

Tibor e Piroska: amore e convivenza in un istituto per disabili

È qui, a un'ora dalla capitale Budapest, che incontriamo Tibor e Piroska. Da 23 anni convivono in una piccola stanza dell'istituto per persone con disabilità dove si sono incontrati, a Tordas. È l'unico, in tutta l'Ungheria, che ha permesso a Euronews di accedere a una struttura in cui le coppie di disabili possono condividere la stanza.

Nonostante siano stati insieme per così tanto tempo, Tibor e Piroska non hanno mai pensato di avere figli. Non per la loro disabilità intellettiva, ma perché ritengono di non vivere nel posto giusto per crescere una famiglia. "Se non vivessimo qui avremmo pensato di avere dei figli, ma in un istituto non è possibile perché un bambino ha bisogno di sicurezza", dice Tibor.

La responsabile delle infermiere di Tordas, Melinda Bartók, è d'accordo con lui. "Un bambino sano che cresce in un istituto psichiatrico inizierà la sua vita con uno svantaggio", dice. Su 200 residenti e circa 50 coppie che vivono insieme, secondo lei, soltanto cinque donne fanno ricorso alla contraccezione. Tuttavia, afferma che "negli ultimi 20 anni non ci sono state né nascite né aborti".

👉 Qui l'elenco completo dei 14 paesi Ue che autorizzano la sterilizzazione forzata dei disabili

"Negli istituti la contraccezione forzata è una regola non scritta"

"È strano che negli istituti in cui vivono 200 o 300 persone con disabilità non ci siano gravidanze", afferma Sándor Gurbai, portavoce della Validity Foundation. "La contraccezione forzata è la regola. Non è scritto nel contratto, ma c'è un accordo verbale. In caso contrario, non si viene ammessi", aggiunge.

La contraccezione forzata è la regola. Non è scritto nel contratto, ma c'è un accordo verbale. In caso contrario, non si viene ammessi
Sándor Gurbai
Portavoce Validity Foundation

A 58 anni, Piroska non ha più bisogno di contraccettivi, anche se prima li prendeva tutti i giorni. "Prendevo Ovral, pillole rosa e pillole bianche", racconta. A volte le venivano fatte anche delle iniezioni, aggiunge, e non era una cosa che poteva decidere lei. "No, mi venivano prescritte dal neurologo".

👉 Qui il più recente rapporto dello European Disability Forum sulla sterilizzazione delle persone disabili in Europa

Gli istituti "vigilano" sui rapporti di coppia. Poi scatta il protocollo

L'istituto è vigile e ogni volta che un ragazzo e una ragazza si avvicinano attivano il protocollo. "Non possiamo far finta di niente. Quindi informiamo i genitori e loro sanno esattamente che basta un cenno per sapere cosa dobbiamo fare", dice l'infermiera. "Quindi procediamo a un esame ginecologico e poi prescriviamo i contraccettivi", aggiunge.

👉Qui l'elenco completo dei 9 paesi Ue che vietano la sterilizzazione forzata

L'avvocato delle ONG: "La vita negli istituti per disabili è repressiva"

"La vita negli istituti per persone con disabilità è repressiva - afferma l'avvocato ungherese e attivista della ONG Tasz, Kristoff Kornyei -. Le persone con disabilità vengono trattate come bambini. L'interrogativo sul fatto che possano voler mettere su famiglia non si pone neanche".

Le persone con disabilità vengono trattate come bambini. L'interrogativo sul fatto che possano voler mettere su famiglia non si pone neanche
Kristoff Kornyei
Avvocato e attivista della ONG Tasz

"Quando i disabili non possono esprimersi vale il principio del silenzio-assenso"

Quando la contraccezione non è adatta al paziente, le istituzioni ricorrono alla sterilizzazione. A Tordas, 15 donne sono state sottoposte alla legatura delle tube. In casi simili, la legge ungherese impone al giudice di ascoltare anche la paziente, ma stabilisce che se la sua disabilità ne rende difficile l'espressione orale, a guidarlo nel pronunciamento dovrà essere la decisione del tutore

"Il giudice deve ascoltare, ma non è specificato come", dice Sándor Gurbai, portavoce della Validity Foundation. In alcuni casi, aggiunge, il testo non richiede poi il consenso del paziente e afferma che quest'ultimo non può opporsi. "Se la persona con disabilità rimane in silenzio, il consenso viene dato per scontato", aggiunge.

Gurbai sottolinea che c'è anche una scappatoia nella legge: nei casi in cui si ritiene che la gravidanza rappresenti un rischio per la vita della persona, il giudice non è obbligato a chiedere l'approvazione, per cui si procede alla sterilizzazione forzata.

Lo European Disability Forum: "Atti legislativi soggettivi e pregiudizievoli"

Altri atti legislativi sono "incredibilmente soggettivi e pregiudizievoli", secondo lo European Disability Forum. Il sistema giudiziario prende in considerazione una serie di fattori, tra cui il fatto che una persona sia considerata incapace di crescere un figlio o l'ipotesi che un bambino nato da una persona descritta come "priva di capacità" sia probabilmente lui stesso "gravemente disabile", afferma la sua direttrice, Catherine Naughton. "Sono loro che analizzano se la persona in questione sarebbe in grado di crescere il bambino e se il figlio sarebbe disabile e decidono per loro, il che è ovviamente molto pregiudizievole", aggiunge.

Mart Production / Pexels
Le persone con disabilità vengono trattate come bambini. L'interrogativo sul fatto che possano voler mettere su famiglia non si pone neancheMart Production / Pexels

"Più che lo stupro, il trauma è la gravidanza"

Negli istituti si registrano anche casi di abusi sessuali, confermano a Euronews diversi medici, e la gravidanza è spesso l'unico modo per individuarli. "I medici dicono che le sterilizzazioni vengono fatte per proteggere queste donne, ma da cosa? Dalla gravidanza in caso di stupro?", si chiede Marie Rabatel, presidente dell'Associazione francese delle donne autistiche. D'altra parte, i medici giustificano la loro decisione: "Il trauma per queste donne non è lo stupro, ma la gravidanza", ribatte la direttrice dell'unità di ginecologia di un ospedale spagnolo, che preferisce non rivelare la propria identità.

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