Minacce online, arresti arbitrari e uccisioni: non c'è pace per i giornalisti

Proteste in supporto della libera stampa in India (3.2.2021 - Nuova Delhi)
Proteste in supporto della libera stampa in India (3.2.2021 - Nuova Delhi) Diritti d'autore Manish Swarup/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.
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Di Gioia Salvatori
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L'impunità dei crimini commessi contro la libera stampa, la violenza del contesto digitale rappresentano le sfide maggiori per chi lavora per garantire la libertà di stampa

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Arman Soldin, Shireen Abu Akleh, morti da report sul campo in aree di guerra; Dafne Caruana Galizia, Jamal Khashoggi, Anna Politovskaja, Jan Kuciak, assassinati perché scomodi. Nel 2022, 86 giornalisti hanno perso la vita secondo l'ultimo rapporto di Reporter sans frontières: nota bene, la maggior parte di loro al di fuori di zone di guerra. Minacce, violenze, arresti arbitrari ogni giorno picconano il lavoro della libera stampa e un diritto fondamentale, quello di essere informati. 

Per l'UNESCO la parola d'ordine è combattere l'impunità per i crimini commessi contro i giornalisti

Secondo l'ultimo rapporto Unesco sulla sicurezza dei giornalisti e il pericolo dell'impunità, nel 2021 il 36% dei giornalisti uccisi ha perso la vita in zone di guerra, il restante 64 % al di fuori di queste. Dove e come? Semplicemente per strada, ad esempio è raddoppiato il numero di giornalisti morti coprendo manifestazioni. Se i pericoli sono ovunque, l'impunità dei crimini contro i giornalisti, quella alberga solo in un luogo: le aule di giustizia. "Gli attori chiave nel contrastare l'impunità o nel combattere l'impunità sono quelli che chiamiamo gli operatori giudiziari - dice Guilherme Canela De Souza Godoi, capo della sezione libertà di espressione e sicurezza dei giornalisti all'UNESCO - Dobbiamo combattere l'impunità. Dobbiamo innanzitutto condurre una buona indagine sui crimini commessi contro questi giornalisti. Poi dobbiamo avere buone procure che perseguano i casi utilizzando gli standard internazionali della libertà di espressione e di stampa. E poi abbiamo bisogno di un buon giudice che prenda una decisione, utilizzando gli standard internazionali sulla libertà di espressione e di stampa. L'UNESCO ha lanciato dieci anni fa una grande iniziativa chiamata "Judges Initiative", che ha già coinvolto più di 25.000 giudici di 160 Paesi. Giudici e procuratori. È interessante perché negli ultimi dieci anni il tasso di impunità è sceso di dieci punti percentuali. È ancora enorme. È ancora all'86%? Ma questo dimostra che quando si coinvolgono i giudici e i pubblici ministeri in questa conversazione, lo scenario può cambiare in meglio". 

L'85% della popolazione mondiale ha subito un ridimensionamento della libertà di espressione negli ultimi cinque anni. Quindi, purtroppo, anche se le uccisioni sono concentrate in pochi Paesi, gli attacchi complessivi contro la sicurezza dei giornalisti sono diffusi in tutte le regioni
Guilherme Canela De Souza Godoi
Capo della sezione libertà di espressione e sicurezza dei giornalisti - UNESCO

È fiducioso, fiducioso che il futuro sarà migliore? "Se confrontiamo la situazione di oggi con quella di 30 anni fa siamo migliorati in tutti gli indicatori. Purtroppo, negli ultimi cinque anni, per diverse ragioni, tra cui i cambiamenti dell'ambiente digitale, abbiamo assistito a un peggioramento del problema. La grande, grande, grande domanda è: si tratta solo di un intoppo che riusciremo a superare o si tratta di una tendenza? Nessuno ha una risposta a questa domanda. Il nostro lavoro come UNESCO alle Nazioni Unite è quello di garantire che questo sia solo un intoppo".

In Europa i Balcani sono osservati speciali: centrali della disinformazione russa

Messico, Cina, Russia, l'elenco non è esaustivo, si sa sono Paesi inospitali per la stampa. In Europa la mafia è una minaccia ovunque per i giornalisti e e poi c'è un luogo, nel vecchio continente, osservato speciale. Sono i Balcani. "Vediamo che i Balcani bussano alla porta dell'Unione europea. La disinformazione russa è radicata in Serbia che ha perso 12 posizioni nel nostro ultimo rapporto sulla libertà di stampa. È importante che questi Paesi, che potrebbero far parte dell'allargamento, non ospitino laboratori di disinformazione, non proteggano gruppi mafiosi o criminali che attaccano i giornalisti. È estremamente importante che in questi Paesi, in questi Paesi vicini all'Europa che chiedono di adeguarsi agli standard europei, le mafie non possano produrre, o perlomeno minacciare, i giornalisti e incidere altrettanto sulla loro sicurezza", dice Pauline Adès-Mével, portavoce di Reporters sans frontières. Suggerisce almeno due modi per mettere al sicuro la libertà d'espressione: denunciare quanto più possibile le minacce subite e, per i giornalisti investigativi, condividere il proprio lavoro in consorzi.

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