Ucraina: il mercato mondiale dei cereali va nel panico

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grano ucraino Diritti d'autore Anatoli Stepanov/AFP
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Di Greta Ruffino
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Ma a interferire sulla regolare consegna della merce e ad incidere ulteriormente sul prezzo è anche la scarsa praticabilità delle rotte nel Mar Nero. L'accordo mediato da Onu e Turchia per consentire alle navi cariche di cereali di salpare è spesso oggetto di discussione tra Russia e Ucraina

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L'invasione dell'Ucraina uno dei principali granai del mondo, ha mandato nel panico il mercato mondiale dei cereali.

Seppure più stabili rispetto ai primi mesi della guerra, i prezzi restano alti, oscillando tra i 250 e i 300 euro per tonnellata. Cifre spesso fuori dalla portata dei Paesi che dipendono enormemente dalle importazioni di questi prodotti.

"Le principali aree di acquisto nel mondo sono oggi il Medio Oriente, il Nord Africa, l'Africa subsahariana e il Sud-est asiatico - spiega Sébastien Abis, ricercatore dell'IRIS, autore di "Geopolitica del grano - queste quattro subregioni rappresentano i due terzi, o addirittura il 70%, delle importazioni mondiali di grano ogni anno.                                                                                                                                                                       L'Algeria e la Nigeria hanno la mannaia del petrolio che  permette di acquistare questo grano a un prezzo leggermente più alto mentre,  per prendere paesi che oggi sono particolarmente instabili come  Tunisia, il Mali o il Sudan, ci saranno  difficoltà a pagare di più questo grano sul mercato internazionale".  Questi regioni sono all'origine della metà, ovvero del 70% ogni anno, dell'importazione mondiale di petrolio.

Ma a interferire sulla regolare consegna della merce e ad incidere ulteriormente sul prezzo è anche la scarsa praticabilità delle rotte nel Mar Nero. L'accordo mediato da Nazioni Unite e Turchia per consentire alle navi cariche di cereali di salpare è spesso oggetto di discussione tra Russia e Ucraina.

"Ogni volta che si discute se l'accordo verrà rinnovato o meno, i prezzi tornano a essere politicamente volatili e la volatilità è negativa per i consumatori. Soprattutto nei Paesi poveri e nelle famiglie povere" spiega Marion Jansen, Direttore della Direzione Commercio e Agricoltura (OCSE.

La Russia minaccia di non rinnovare l'accordo in scadenza il 18 maggio se l'occidente non allenterà le ritorsioni adottate per colpire l'economia russa.

Ma il mare non è l'unica via d'uscita per il grano ucraino. L'Unione Europea ha aperto  strade, rotaie e porti al grano di Kiev. Nell'ultimo anno, circa 30 milioni di tonnellate di grano hanno lasciato l'Ucraina via terra. Questa misura è contestata dagli agricoltori dell'Europa orientale.

La Russia e l'Ucraina svolgono un ruolo importante nel mercato del grano, ma non sono sole. I Paesi importatori possono contare anche su Cina, Stati Uniti, Canada o India.

L'Unione europea si è sforzata di creare una via alternativa agli ostacoli posti nel mar Nero, aprendo le sue reti di trasporto ai cereali ucraini che avrebbero rischiato il deperimento.

Anche Cina, Stati Uniti, Canada e India sono grandi produttori di cereali. Anche loro, secondo gli esperti, devono garantire l'acquisto di cereali a prezzi accessibili

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