Otto milioni di tunisini votano domenica per eleggere un nuovo parlamento con poteri limitati sotto l'influenza del presidente Kais Saied, fautore dell'ultrapresidenzialismo
Otto milioni di tunisini sono chiamati a votare domenica per eleggere un nuovo parlamento con poteri limitati sotto l'influenza del presidente Kais Saied, tra una forte disaffezione per la politica e le profonde difficoltà economiche. Sono 262 i candidati in lizza (per 131 seggi su 161) al secondo turno delle elezioni legislative, ultima tappa dell'instaurazione di un sistema ultrapresidenzialista, voluto da Saied fin dalla sua prova di forza del 25 luglio 2021 quando, ritenendo il Paese ingovernabile, destituì il suo Primo Ministro e sospese il Parlamento.
Una complicata campagna elettorale
Venerdì si è conclusa la campagna elettorale. Al primo turno, il 17 dicembre, solo l'11,22% dei votanti si è recato alle urne, l'astensione più alta dalla Rivoluzione del 2010. Gli esperti prevedono che l'affluenza alle urne sarà bassa anche domenica. Come al primo turno, l'opposizione, emarginata da un sistema di voto che vieta ai candidati di correre per il proprio partito, ha chiesto il boicottaggio del voto, anche in nome del rifiuto del "colpo di Stato" di Saied. La campagna elettorale è stata debole, con pochi slogan elettorali e candidati per lo più sconosciuti. Per mobilitare l'opinione pubblica, in particolare i giovani che nel 2019 avevano votato in modo schiacciante per Saied, allora alle prime armi in politica, l'autorità elettorale ha organizzato dibattiti televisivi in prima serata. Ma in strada l'attenzione è altrove. La popolazione ha visto crollare il proprio potere d'acquisto con un'inflazione superiore al 10% e sta sperimentando sporadiche ma periodiche carenze di prodotti come latte, olio o zucchero.
Un angusto panorama politico
L'opposizione, che ha chiesto le dimissioni del presidente, dopo il fallimento del primo turno, resta divisa in tre blocchi inconciliabili: il Fronte di salvezza nazionale unito attorno al partito islamico Ennahdha - il nemico giurato di Saied -, il Pdl di Abir Moussi, che rivendica l'eredità di Ben Ali e dei partiti di sinistra. Altra impasse: le cruciali trattative del Paese,molto indebitato, con il Fmi per un prestito da quasi 2 miliardi di dollari sono ferme da mesi.