Italia-Francia, dopo i migranti lo spazio: il prossimo conflitto tra i due big europei

Solar Orbiter pronto per il lancio
Solar Orbiter pronto per il lancio Diritti d'autore Stephane Corvaja/ESA-Stephane Corvaja
Diritti d'autore Stephane Corvaja/ESA-Stephane Corvaja
Di Diego Malcangi
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Le tensioni di questi giorni tra Roma e Parigi sul caso dell'Ocean Viking rischiano di pesare anche sugli investimenti per lo spazio: il 22 novembre si terrà a Parigi il vertice ministeriale dell'ESA, l'Ente spaziale europeo. In agenda soprattutto il rifinanziamento dell'agenzia e le sue priorità.

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Nota d'aggiornamento

successivamente alla pubblicazione di questo articolo l'ASAS, associazione confindustriale delle PMI italiane dello spazio, che veniva qui invitata a una presa di posizione, ha pubblicato un comunicato stampa nel quale conferma "la erronea destinazione, fatta dai precedenti titolari del Ministero dello Sviluppo Economico, di risorse che ora il nuovo governo dovrà ricalibrare, con un forte segnale di discontinuità rispetto a quanto fatto finora".

Il comunicato parla di "soldi del contribuente italiano dedicati a progetti in crisi come l'Ariane 6, il lanciatore pesante, già molte volte rimandato dal 2020. Il tema, reso attuale dalla riunione ministeriale ESA a Parigi del prossimo 22 novembre, agita la piccola e media impresa nazionale che vede grandi risorse decollare verso aziende competitors d'oltralpe, proprio nel momento in cui più pesante si fa l'azione di inflazione e crisi energetica"

"ASAS - precisa ancora il comunicato - sta di fatto costruendo un ponte tra il livello istituzionale e le industrie del settore, i media più qualificati hanno già dato atto di questo ruolo e in tal senso Euronews ha auspicato che le associazioni specialistiche confindustriali partecipino ai tavoli dove vengono calibrate, decise e programmate le ricadute degli investimenti strategici". 

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Le tensioni sui migranti tra Italia e Francia preparano di fatto lo scenario per il prossimo vertice ministeriale dell'ESA, con Parigi che, presidente di turno dell'UE fino al luglio scorso (e oggi comunque parte del trio di presidenze), ha ampiamente preparato i dossier che intende far approvare, quasi che si trattasse di una semplice ratifica.

Progetti che hanno valenza industriale, strategica e politica. Fondi il cui dirottamento verso l'uno o l'altro dei capitoli può avere un cascame di conseguenze sull'industria di uno o l'altro dei paesi sì "alleati" nell'Agenzia Spaziale Europea ma anche concorrenti su un mercato sempre più caratterizzato anche dall'attività privata.

Il 22 novembre a Parigi i ministri troveranno sul tavolo i "programmi di interesse" preparati e discussi in tre precedenti incontri voluti proprio dalla Francia, tra febbraio ed aprile a Tolosa e Parigi.

Dossier che lasciano presagire una notevole concentrazione dei fondi ESA sull'industria francese, accompagnata da alcuni colossi dell'aerospazio europeo (e tra questi anche alcuni gruppi italiani o a maggioranza italiana) a discapito di progetti che avrebbero invece ricadute più favorevoli all'Italia, piccole e medie industrie comprese.

Movimenti preparatori

Se la Francia ha voluto concentrare il calendario dei menzionati vertici in territorio francese nella prima parte dell'anno (a parte il ministeriale, che si tiene ogni tre anni in novembre) non era solo per sfruttare il suo semestre di presidenza dell'UE, ma probabilmente anche per avere una controparte italiana per certi aspetti più malleabile rispetto a quella che tutti i sondaggi e le previsioni lasciavano presagire per il seguito.

Per l'Italia c'era Vittorio Colao, che era Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Con lui Giorgio Saccoccia, un ingegnere dalla lunga carriera nell'ESA, nominato a capo dell'ASI (Agenzia Spaziale Italiana) dal precedente governo, nel 2019. Saccoccia prese il testimone da Piero Benvenuti, presente per l'Italia all'ultimo vertice ministeriale ESA, quello di Siviglia nel novembre 2019.

Ora la delega allo spazio è stata affidata ad Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy (ex Ministero dello Sviluppo Economico, e c'è da supporre che la nuova denominazione del dicastero incida anche sulla delega spaziale). Con lui al tavolo di Parigi dovrebbe quindi andare l'ing. Saccoccia, che nella sua carriera nell'ESA ha ricoperto diversi incarichi non propriamente di rappresentanza del Paese d'origine e di formazione iniziale. Il che non è necessariamente un difetto.

Il Direttore Generale dell'ESA a Roma con Urso - 11/11/2022

Se Vittorio Colao aveva un profilo in apparenza piuttosto gestionale Urso ha invece caratteristiche decisamente più politiche, date dalla lunga militanza nella destra italiana, di cui è uno dei volti moderati, ma anche dalla presidenza dal 2021 del Copasir, o COmitato PArlamentare per la SIcurezza della Repubblica, che esercita la vigilanza sui servizi segreti ma che elabora anche dossier e alert strategici, a volte con valenza politica non indifferente: ricordiamo per esempio nel 2020 quello sulle mire cinesi sul porto di Taranto, con alla presidenza il leghista Volpi e Conte al Governo, e ora quello dello stesso Urso, uno degli ultimi atti della legislatura, proprio sullo spazio. Quel Copasir dettava le sue ricette, alle quali certamente ora Urso si atterrà. Interessante però anche una frase pronunciata poche settimane dopo: "Spazio e Cyber sono nuovi domini che saranno elementi importanti della futura difesa europea, che deve essere costruita con la consapevolezza che su questo si gioca un determinante ruolo di egemonia fra i paesi europei, che non dobbiamo perdere di vista".

E sappiamo quanto, anche nell'ambito del progetto di difesa europea, fatichino a volte a convergere i punti di vista francese e italiano.

La politica spaziale italiana tra Roma e Parigi

Un anno fa, il 26 novembre del 2021, veniva firmato il Trattato del Quirinale, applaudito da molti come l'inizio di una nuova fase tra Italia e Francia tanto da rivaleggiare con quello franco-tedesco di Aquisgrana; guardato invece con malcelato sospetto da altri. Un intero articolo, il 7, era dedicato allo spazio. Lo riportiamo qui:

"1. Le Parti riconoscono l’importanza della loro cooperazione bilaterale nella costruzione dell’Europa dello spazio, che costituisce una dimensione chiave dell’autonomia strategica europea e dello sviluppo economico dell’Europa. Esse favoriscono il coordinamento e l’armonizzazione delle loro strategie ed attività nel campo dell’esplorazione e dell’utilizzo dello spazio extra-atmosferico a fini pacifici e dell’accesso autonomo allo spazio da parte dell’Europa.

2. Al fine di migliorare le loro capacità di operare congiuntamente nello spazio, le Parti sviluppano e promuovono la cooperazione bilaterale a livello industriale, scientifico e tecnologico, in particolare nel quadro dell’Unione Europea e dell’Agenzia Spaziale Europea.

3. Attraverso la loro cooperazione, le Parti mirano a rafforzare la strategia spaziale europea e a consolidare la competitività e l’integrazione dell’industria spaziale dei due Paesi. Nel settore dell’accesso allo spazio, esse sostengono il principio di una preferenza europea attraverso lo sviluppo, l’evoluzione e l’utilizzo coordinato, equilibrato e sostenibile dei lanciatori istituzionali Ariane e Vega. Le Parti riaffermano il loro sostegno alla base europea di lancio di Kourou, rafforzando la sua competitività e la sua apertura. Nel settore dei sistemi orbitali, esse intendono incoraggiare e sviluppare la cooperazione industriale nel settore dell’esplorazione, dell’osservazione della terra e delle telecomunicazioni, della navigazione e dei relativi segmenti terrestri".

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Pochi giorni dopo la firma del Trattato, il 1 dicembre, si riuniva il Comitato Interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca spaziale, guidato da Colao, e decideva di implementare immediatamente i precetti del Trattato: affidando all'ESA la gestione di 1,3 miliardi del PNRR italiano destinati allo spazio. Sicché un Ente in cui i dominus sono francesi e tedeschi ha di colpo ottenuto la gestione - e quindi implicitamente il controllo - dei programmi spaziali italiani, o di una parte di questi. Su Start Magazine Francis Walsingham ricordava che “I non pochi critici 'del giorno dopo' stanno anche sollevando dubbi sul controllo dei dati che verranno prodotti dalle attività finanziate dal programma, sulla riservatezza degli stessi e sul fatto che, gestendo Esa i contratti industriali, le nostre aziende saranno sotto le forche caudine di un controllo francese e tedesco che lederebbe i nostri diritti e la privacy delle nostre proposte”.

Colao aveva giustificato quella decisione lasciando intendere che questo avrebbe permesso di evitare un intasamento dell'ASI, l'Agenzia italiana. C'è chi ipotizza che vi fosse anche uno scontro tra Colao e Saccoccia, il presidente dell'Agenzia italiana cui veniva sottratto il controllo dei fondi. Colao non sembrava apprezzarne molto l'attività, e ne lamentava ritardi sui principali dossier. Conflitto esploso poi a fine legislatura quando Colao voleva procedere alla nomina di due nuovi consiglieri dell'ASI e Saccoccia sembrava bloccare la procedura - al momento il CDA dell'ASI ha ancora quattro consiglieri, invece dei sei che si prevedevano -.

Convergenze e divergenze

Dalla delega conferita al ministro Urso pare di capire che il governo Meloni intenda avere una politica spaziale non solo volta a negoziare nell'ottica degli interessi industriali italiani, ma anche a tutela degli interessi strategici, che sono solo in parte europei. L'Italia è una delle grandi potenze in campo spaziale, e una delle pochissime ad avere un ciclo completo delle attività spaziali. Negli anni, si è specializzata - tanto da divenire per alcuni leader mondiale - nel campo dell'osservazione della terra dallo spazio. Non è un caso che si trovi a in Italia, a Frascati, formalmente diretto da un'Italiana, il direttorato Esa per le Osservazioni della Terra (ESRIN).

Campo però nel quale si è poi inserita di forza anche la Francia, che ha sviluppato una leadership nei sistemi ottici satellitari. L'Italia ha invece seguito soprattutto la pista dell'osservazione con radar, che hanno il vantaggio di vedere anche a cielo coperto.

Ora però, con il progetto Iride, l'Italia punta a dotarsi di una cinquantina di nuovi satelliti con strumenti di osservazione misti, sia radar sia ottici, essendo al momento in ritardo rispetto ai francesi nel campo dell'ottica, e benché il futuristico progetto di osservazione e analisi spettrografica sia stato lanciato e pubblicizzato con tutti i crismi, puntando soprattutto sulle applicazioni di monitoraggio ambientale e protezione civile,il suo finanziamento sembra essere considerato secondario dall'ESA rispetto a quello del principale vettore spaziale europeo: Ariane 6.

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Ricordiamo che proprio Iride e il lanciatore Vega (nato su spinta italiana e centralizzato in Italia) sono finanziati in buona parte con i fondi del PNRR italiano di cui Colao aveva affidato la gestione all'ESA. Quindi il timore è che i progetti italiani stiano per subire una sotto-valutazione da parte dell'ESA rispetto al principale progetto a guida francese e con indotto in larga parte francese, e nello stesso tempo i fondi rimanenti, quelli del PNRR italiano, resterebbero gestiti dall'ESA.

Ricordiamo anche che un altro problema per il progetto italiano deriva dal ruolo della Francia come gestore dell'accesso europeo allo Spazio. L'Italia può costruire i suoi satelliti, ma il fatto che la tempistica della messa in orbita dipenda dai francesi potrebbe rivelarsi problematico.

Risale già al 2019 (sempre nel mese di novembre) la raccomandazione da parte di un gruppo di lavoro francese (costituito da rappresentanti delle commissioni difesa, affari esteri ed economia, oltre a rappresentanti delle Forze Armate), che chiedeva di concentrare le risorse sullo sviluppo di Ariane 6, a detrimento del programma di sviluppo del Vega -E. In pratica, si diceva, l'incremento delle prestazioni del Vega lo avrebbe posto sul mercato in concorrenza con l'Ariane. Meglio lasciarlo così com'è: un vettore con minor capacità di carico e in grado di raggiungere orbite più prossime. Nonostante l'approccio del governo francese, però, al vertice ministeriale di Siviglia furono sottoscritti e finanziati i programmi di sviluppo sia per il Vega - E che per il Vega -L.

La posizione di Parigi non è cambiata e il rischio è che questa volta, considerando le pressioni date sia dal conflitto in Ucraina sia dalla crescente presenza di operatori privati, si decida davvero di concentrare le risorse sul progetto caldeggiato dai francesi, progetto che ha ricadute più o meno dirette anche su grandi aziende italiane ma non sull'indotto fatto anche dalle tante PMI largamente coinvolte invece nel progetto Vega ed altri dossier spaziali di non minore rilevanza, come per esempio il citato Iride.

Ricordiamo che ArianeGroup fu nominata nel 2015 - l'anno della fondazione - dall'ESA come principale appaltatore per lo sviluppo del lanciatore Ariane 6 (incarico che ha anche per l'Ariane 5, di cui la filiale Ariane Espace detiene i diritti commerciali). Con sede centrale alle porte di Parigi e base di lancio a Kourou, nella Guyana francese, è frutto della joint venture tra Airbus (gruppo franco-tedesco con partecipazione spagnola) e la francese Safran. Sviluppa il vettore spaziale, gestisce i lanci dalla base di Kourou, ma nel 2016 ha anche siglato un contratto con la Marina militare francese per l'upgrade di un missile balistico.

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Nella sede di Lampoldshausen, in Germania, vengono realizzati i propulsori orbitali installati sulla gran parte ei satelliti dell'ESA e anche sui velivoli spaziali.

I motori dei Vega sono invece prodotti in Italia, dalla Avio (controllata da Leonardo). Avio fornisce anche un motore booster per l'Ariane 6. E il rischio sta soprattutto qui: nel fatto che l'Italia, una tra le prime potenze mondiali in ambito spaziale, possa ritrovarsi ad essere non tanto una potenza industriale in sé ma piuttosto un prezioso fornitore di asset spaziali, in quanto bacino di competenze industriali che coprono quasi tutte le attività dei servizi spaziali.

Nello stesso tempo, le convergenze industriali italo-francesi in diversi campi (e in diverse regioni del mondo) sono tali e tante che un dialogo utile a entrambi i Paesi (non in senso compensativo ma volto all'ottenimento di una più corretta distribuzione dell'investimento spaziale utile anche a evitare possibili tensioni in altri campi d'investimento e in altre aree della gestione politica) potrebbe essere favorito dall'azione 'politica' di associazioni di rappresentanza delle imprese, come per esempio ASAS, branca confindustriale vicina agli interessi delle PMI spaziali italiane, trattandosi in particolare di rappresentanza dei servizi ICT nel settore spaziale.

Un intervento 'diplomatico' ma in qualche modo anche di indirizzo da parte dell'ASAS potrebbe forse dare un contributo utile per gli interessi imprenditoriali italiani ma anche, in prospettiva, per stemperare le crescenti tensioni tra due Paesi che, per quanto sembrino entrare relativamente spesso in conflitti di matrice piuttosto politica, sono in realtà costretti per loro natura non solo a coesistere, ma anche a collaborare.

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