Il vertice SCO voluto da Cina e Russia ha sugellato la partnership tra Pechino e Mosca anche al fine di contrastare l'influenza degli Stati Uniti
In cerca di alleati contro le sanzioni. Al termine di un vertice sulla sicurezza dei paesi dell'Asia centrale in Uzbekistan, Vladimir Putin ha teso la mano ai paesi amici per far fronte alle pesanti restrizioni imposte a Mosca dall’Occidente dopo l'invasione dell'Ucraina, misure decise per colpire l’economia russa.
Nella dichiarazione finale Putin ha esortato i delegati presenti al summit dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai a sostenere gli sforzi del suo Paese per resistere alle sanzioni.
"La nostra politica è priva di qualsiasi egoismo, ha sottolineato Putin. Ci auguriamo che altri partecipanti alla cooperazione economica costruiscano le loro politiche sugli stessi principi. Bisogna smettere di utilizzare gli strumenti del protezionismo, delle sanzioni illegali e dell'egoismo economico per i propri scopi”.
Il messaggio di Putin
Putin ha quindi proseguito facendo notare che la SCO, ovvero l’associazione di Shanghai, è di natura non allineata. “Stiamo assistendo nella risoluzione dei crescenti problemi energetici e alimentari nel mondo”, derivanti da “una serie di errori sistemici nelle principali economie mondiali nei settori della finanza e dell’energia”, ha affermato Putin.
Il vertice voluto da Cina e Russia ha sugellato la partnership tra Pechino e Mosca anche al fine di contrastare l'influenza degli Stati Uniti. In un incontro bilaterale il leader del Cremlino e il presidente cinese Xi Jinping hanno ribadito il sostegno reciproco, pur tra qualche nodo ancora da scogliere a partire dal conflitto in Ucraina.
Intanto il leader del Cremlino ha promesso di consegnare gratuitamente 300 mila tonnellate di fertilizzanti ai Paesi in via di sviluppo. “Nei porti marittimi dell’Ue si sono accumulate 300 mila tonnellate di fertilizzanti russi, siamo pronti a fornirli gratuitamente ai Paesi in via di sviluppo”. Infine un messaggio al vicesegretario generale dell’Unione europea per cercare di convincere la Commissione europea, a rimuovere le restrizioni che sono, a suo parere, “chiaramente discriminatorie”.