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Tentò di uccidere l'ex e uccise il figlio, aperto processo

Revocato anche il sequestro della discarica di fanghi rossi
Revocato anche il sequestro della discarica di fanghi rossi
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Di ANSA
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(ANSA) - CAGLIARI, 14 SET - Si è aperto oggi davanti alla Corte d'assise di Cagliari il processo nei confronti di Masih Shahid, il 30enne pakistano accusato del tentato omicidio della sua ex compagna, Paola Piras, di 52 anni, e dell'uccisione del figlio di lei, Mirko Farci, di 19, che aveva tentato strenuamente di difenderla dall'aggressione dell'uomo avvenuta l'11 maggio 2021 nella loro casa a Tortolì, in Ogliastra. La donna, rimasta in coma per mesi a seguito delle 17 coltellate inferte da Shahid non era presente in aula, c'era invece l'imputato. La Corte presieduta dal giudice Giovanni Massidda ha respinto le questioni di illegittimità costituzionale e la richiesta di rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica avanzata dal difensore dell'imputato, Federico Delitala. Le stesse richieste erano già state rigettate dal gup di Lanusei in udienza preliminare. Paola Piras e i familiari della giovane vittima si sono costituiti parte civile con gli avvocati Marcello Caddori e Paolo Pilia. Essendo contestato un reato punito con la pena massima dell'ergastolo, la norma obbliga il dibattimento in Assise. Prossime udienze il 5 ottobre e il 9 novembre. Il difensore ha fatto sapere che intende chiamare in aula come teste il proprio consulente psichiatrico: l'obiettivo è quello di dimostrare la fragilità e gli squilibri mentali di cui soffrirebbe da tempo l'imputato. Secondo il legale, la stessa Paola Piras avrebbe riferito agli inquirenti che l'uomo soffriva di "manie maniacali e suicide" e che di sua iniziativa si sarebbe affidato a un centro di salute mentale. In un processo parallelo celebrato a Lanusei con rito abbreviato, Shahid è già stato condannato dal gup il 7 giugno scorso a 3 anni per stalking e maltrattamenti nei confronti dell'allora compagna. Stando alla sentenza, l'uomo avrebbe isolato la donna costringendola a rinunciare alla sua vita, insultandola e minacciandola di morte. (ANSA).

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