Il bombardamento russo, avvenuto nelle prime ora della mattina, mirava a obiettivi militari per colpire l' infrastruttura che rifornisce di armi le regioni orientali del Paese
Diversi missili dell'artiglieria russa hanno colpito nella mattina di lunedì 18 aprile la città di Leopoli, situata nell'Ucraina occidentale a soli 80 chilometri dal confine con la Polonia.
Il bombardamento ha provocato sette morti e almeno 11 feriti, tra cui un bambino, secondo quanto hanno riferito il governatore regionale Maksym Kozytsky e il sindaco della città Andriy Sadovyi. Le sirene che avvisano la popolazione hqnno continuato a risuonare nel corso della mattinata, mentre grosse colonne di fumo si alzavano da vari punti di Leopoli.
Accuse di genocidio
Obiettivo dell'attacco missilistico era probabilmente l'infrastruttura ferroviaria di Leopoli, utilizzata dal governo ucraino per rifornire di armi la parte orientale del Paese, che sta affrontando l' assedio delle forze di terra di Mosca. Alcuni depositi sono stati distrutti e circa 40 veicoli sono stati danneggiati,
“Quanto accaduto oggi dimostra che tutto il Paese continua a essere a rischio“, sostiene un consulente del ministero della Difesa ucraino, nonostante l'esercito russo stia concentrando i suoi sforzi militari nella parte orientale dell'Ucraina.
Il sindaco di Leopoli ha accusato i militari russi di “genocidio contro il popolo ucraino“, affermando che per loro “non esiste nulla di sacro“, compresa la vita umana. Secondo Andriy Sadovyi, non ci sarebbero siti militari a Leopoli e gli attacchi dei russi sono quindi da considerarsi diretti contro i civili.
“Come un terremoto”
“È stato come un terremoto”, hanno riferito alcuni residenti di Leopoli alla Bbc. Porte e finestre di alucni edifici sono rimaste distrutte per le conseguenze delle esplosioni.
La città dell'Ucraina occidentale aveva subito altri bombardamenti nei primi giorni del conflitto, ma è stata finora toccata in maniera meno incisiva dalle offensive russe, al punto di diventare zona di rifugio per migliaia di ucraini in fuga da altre regioni del Paese.