Dall'Italia alla Francia, la rete dell'accoglienza ai rifugiati ucraini

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Rifugiati ucraini, tante storie di famiglie divise: donne e bambini al sicuro, uomini a casa

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La pace per 21 donne ucraine e i loro bambini è una parentesi, ritagliata all'orrore della guerra, alle porte di Roma, sul lago di Castel Gandolfo, dove sorge il monastero di San Teodoro.

Prima della crisi ucraina, tra le mura vista lago vivevano solo cinque persone. Tra loro c'è padre Orest Kozak, a capo della piccola comunità religiosa.

"Abbiamo delle situazioni in cui i bambini non sono ancora pronti per andare a scuola, hanno difficoltà ad adattarsi ad una situazione di serenità, ad una nuova società, una nuova lingua, un nuovo ambiente - dice padre Kozak, riferendosi soprattutto alle difficoltà dei minori - Hanno bisogno di trovare un po' di calma prima, di adattarsi alle nuove circostanze".

Le storie di chi è in salvo e di chi è rimasto

Le donne - alcune di loro riparate a Villa Andrea - mostrano foto e video degli attacchi, scambiati al telefono.

"Vogliamo andare in Polonia e in Italia per vedere i Paesi - dice Victoria Mykhailina, rifugiata ucraina di Kiev - per vedere Roma, la sua cultura, ma vogliamo tornare a casa e vivere nel nostro Paese".

Victoria ricorda le ore concitate della fuga da Kiev, con sua figlia Dasha e sua nipote Alysa, per salire su un treno affollato diretto a Varsavia. Hanno poi preso un autobus per l'Italia, dove la nonna aveva dei conoscenti.

Il marito di Dasha, Dimitrij, è un anestesista pediatrico che è rimasto in Ucraina dove è "di guardia", come dice Dasha, in attesa di aiutare i civili feriti. Alla domanda sul futuro di sua figlia e se la metterà in una scuola italiana, scoppia in lacrime: "Io e mia figlia vogliamo tanto tornare a casa. A mia figlia mancano i suoi amici, manca suo padre. Non vogliamo stare qui, mia figlia non vuole andare a scuola qui, vogliamo solo andare a casa", dice.

L'accoglienza dei rifugiati

L'Italia è sede di una vasta comunità ucraina, in particolare donne che lavorano nell'assistenza. Qundi, i rifugiati tendono ad andare lì.

Sono 34.851 i profughi entrati in Italia dall'inizio del conflitto fino a oggi: 17.685 donne, 3.040 uomini e 14.126 minori. Il dato lo comunica il Viminale. 

Ma la rete di accoglienza si è allargata a tutti i Paesi. Karina, ad esempio, è rifugiata in Francia: "Mi sento bene, e sicura, ma la mia famiglia è ancora lì, molti amici e parenti stretti. Sono preoccupata per loro. Lì non hanno le stesse possibilità che abbiamo noi qui. Sono davvero preoccupata".

Andre Cloet, presidente dell'associazione 'SIMIA Enfants d'Ukraine', sottolinea la necessità di aiutare i rifugiati: "Credo che sia importante dedicare la propria vita agli altri, perché abbiamo la fortuna di essere in un Paese libero che garantisce supporto. Le persone che non hanno i mezzi vengono comunque aiutate molto in Francia. Qualunque cosa si dica, viene dato loro molto aiuto. Io credo che dobbiamo aiutare tutte queste persone".

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