Intervista alla dottoressa Matshidiso Moeti, prima donna a guidare l'ufficio regionale africano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ha affrontato l'evola, sta affrontando il Covid, ora sfida le troppe violenze subite dalle donne in Africa, causate anche dalla pandemia
Tutti si alzano in piedi quando la dottoressa Matshidiso Moeti entra in una stanza della sede africana dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, a Brazzaville, nella Repubblica del Congo.
Nata in Sudafrica, la dottoressa Moeti è la prima donna a guidare l'ufficio regionale africano dell'OMS, il coronamento della sua carriera, nella quale ha superato la discriminazione, nel Sudafrica dell'apartheid, per diventare uno dei migliori amministratori sanitari del mondo.
Come capo dell'OMS Africa, la dottoressa Moeti si occupa di emergenze e crisi sanitarie in 47 dei 54 paesi del Continente e raccomanda politiche adeguate per rafforzare i loro sistemi sanitari.
Ebola, pandemia e violenza sulle donne
Dalla sua nomina nel 2015, la dottoressa Moeti ha affrontato l'epidemia di ebola più letale del mondo, in Africa occidentale, e ora sta affrontando la sua sfida più difficile: aiutare l'Africa ad uscire dalla pandemia di Covid, nonostante il ritardo nei test e, soprattutto, nelle vaccinazioni.
Ma si sta occupando anche dell'aumento delle violenze sulle donne africane, causato proprio dalla pandemia.
"Sappiamo che la violenza di genere è aumentata enormemente in alcuni paesi", spiega la dottoressa Moeti.
"Lo stupro e l'abuso sessuale delle donne e delle ragazze sono aumentati molto, perché tutti erano chiusi in casa, i bambini non andavano a scuola e così via. Quindi, dal punto di vista della salute, credo che sia stato difficile per tutti, ma particolarmente difficile per le donne. E se si guarda ai ruoli delle donne nelle famiglie, in Africa certo, ma anche in Europa, tutto dipende da loro: prendersi cura delle persone malate in famiglia, prendersi cura dei bambini... Tutto grava sulle donne".
La dottoressa Moeti si augura presto un cambiamento culturale, in Africa, ma sa bene che non sarà per niente facile.
"Un senso di privilegio e orgoglio"
"Sono molto felice di essere la prima donna ad occupare questa posizione", continua la dottoressa Moeti, "e allo stesso tempo sento il bisogno di dimostrare ciò che ho raggiunto. Alla fine della giornata non vedo l'ora che arrivi il giorno in cui non si noterà più che c'è una donna a capo di un'organizzazione... Vorrà dire che sarà diventato normale che sia una donna che un uomo possano guidare un'organizzazione come l'OMS. Quindi provo un enorme senso di privilegio e di orgoglio".